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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco: “Prendere coscienza del dramma degli sfollati climatici”

Papa Francesco

Quello degli sfollati climatici è “un dramma dei nostri tempi” di cui la Chiesa si deve prendere cura, togliendo “uno per uno quei massi che bloccano il cammino degli sfollati, ciò che li reprime e li emargina, che impedisce loro di lavorare e di andare a scuola, ciò che li rende invisibili e nega loro la dignità”. Papa Francesco firma la prefazione dell’ultimo testo della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Un testo che mette in luce la difficile situazione di un particolare tipo di sfollati, quelli che vanno via a causa dei cambiamenti climatici che rendono inabitabile il loro territorio.

Dopo il testo del 2020 dedicato agli sfollati interni, la Sezione Migranti e Rifugiati mette in luce un’altra particolare categoria degli ultimi. Perché gli sfollati possono diventare rifugiati. Ma, a differenza dei rifugiati, spesso non entrano nelle statistiche. Sono gli ultimi tra gli ultimi. Gli sfollati climatici, tra l’altro, sono una categoria ancora poco considerata.

Eppure, il tema della “crisi del clima”, come adesso viene chiamata, sembra essere diventato centrale anche nei consessi internazionali, con moltissimi rapporti ONU dedicati non solo al clima, ma anche alla risposta della popolazione di fronte ai cambiamenti climatici. Sono testi che il documento della Sezione Migranti e Rifugiati non manca di citare, numeri che poi devono tramutarsi in orientamenti pastorali perché la Chiesa non opera con le statistiche, ma con le persone.

Il testo prefato da Papa Francesco si divide in dieci capitoli, che affrontano vari temi: dalla necessità di riconoscere il nesso tra crisi climatica e spostamento alla volontà di promuovere ricerca accademica sul tema, passando per la cura pastorale tout court, la preparazione delle persone allo sfollamento, ma anche le azioni sui governi, con azioni per promuovere l’inclusione e l’integrazione e altre che mirano ad influenzare i processi decisionali e cooperare nella pianificazione e nell’azione strategiche.

Ognuno dei capitoli presenta una introduzione, le sfide, delle risposte che sono in realtà buone pratiche e prospettive future. Tutto viene intervallato con brani del Magistero di Papa Francesco. È un lavoro molto tecnico, che usa dati delle organizzazioni internazionali, e che lascia molto alla creatività pastorale di ciascuno.

Sono Orientamenti, scrive il Papa, che “ci invitano ad ampliare il modo con cui guardiamo questo dramma dei nostri tempi”, ma anche “a prendere coscienza dell’indifferenza della società e dei governi di fronte a questa tragedia”. Ci chiedono – insomma – “di vedere e di preoccuparci. Invitano la Chiesa e tutti quanti ad agire insieme, e ci indicano come è possibile farlo”.

Papa Francesco spiega che gli sfollati climatici vengono “‘divorati’ da condizioni che rendono impossibile la sopravvivenza. Costretti ad abbandonare campi e coste, case e villaggi, fuggono in fretta portando con sé solo pochi ricordi e averi, frammenti della loro cultura e della loro tradizione”.

Sono sfollati che “partono pieni di speranza, con l’intenzione di ricominciare la propria vita in un luogo sicuro. Ma, per lo più, finiscono in bassifondi pericolosamente sovraffollati o in insediamenti improvvisati, aspettando il loro destino.  Coloro che sono costretti ad allontanarsi dalle proprie abitazioni a causa della crisi climatica hanno bisogno di essere accolti, protetti, promossi e integrati”.

Sono i quattro verbi che hanno fatto da linea guida per la Santa Sede anche nelle proposte fatte ai negoziati per il Global Compact delle Nazioni Unite sulle Migrazioni, discusso a Marrakech nel 2018.

Perché lo sfollamento avviene all’improvviso, per fenomeni imponderabili come inondazioni, tempeste, incendi, oppure in maniera lenta, perché magari c’è sempre meno acqua o si vive una desertificazione.

Gli orientamenti sottolineano che “la crisi climatica è già in corso, e si sta sviluppando rapidamente”. E snocciola cifre: più di 33 milioni di persone sfollate nel 2019, che hanno portato il numero di sfollati a 51 milioni. Quelli che si sono dovuti spostare per conflitti e violenze sono 8,5 milioni, mentre quelli sfollati per disastri naturali sono tre volte di più, 24,9 milioni.

E ancora: dei 14,6 milioni di nuovi spostamenti registrati nel 2020, 9,8 (più della metà) a causa di disastri ambientali. La stima è di 253,7 milioni di sfollati a causa di calamità naturale nel decennio 2008 – 2018.

Ed è un numero – spiegano gli orientamenti – destinato a salire, perché il riscaldamento climatico fa salire il livello del mare, e questo fatto mette a rischio le 145 milioni di persone che vivono “entro un metro sopra l’attuale livello del mare”, per un totale di 5 milioni di abitanti a rischio.

Eppure, “la protezione internazionale in materia di sfollamenti indotti dal clima è limitata, frammentaria e non sempre legalmente vincolante”, e gli sfollati climatici “non sono sempre definiti come una categoria da proteggere e non sono esplicitamente riconosciuti dalla Convenzione sui rifugiati del 1951”.

La risposta della Santa Sede si basa su una serie di proposte che mirano a far crescere la consapevolezza sul tema, con programmi educativi, diffusione dei documenti della Chiesa che parlano del tema, lavoro a fianco degli sfollati. Perché “nessuno dovrebbe trovarsi costretto a fuggire dalla propria patria”, ma se succede allora è meglio “promuovere e contribuire a coordinare sistemi di migrazione pianificata e deliberata per le popolazioni a rischio, in modo tale che la ricollocazione possa essere gestita efficacemente per un certo periodo di tempo”.

Gli orientamenti chiedono di preparare gli sfollati alla loro partenza, quando questa è inevitabile, ma affronta anche il tema dell’advocacy, attività da sviluppare in maniera professionale come professionale deve essere l’approccio per l’assistenza e il supporto.

E questo perché “le politiche e i programmi riguardanti lo sfollamento climatico sono spesso inadeguati, miopi e influenzati da preoccupazioni economiche”, e l’intervento umano, in molti casi, può danneggiare l’ambiente, così come la deregolamentazione basata sui principi del libero mercato”.

È un tema ampio, riconosce la Santa Sede. “La portata e la complessità della risposta – scrive la Sezione Migranti e Rifugiati - alle sfide poste dalla crisi climatica e lo sfollamento richiedono conoscenza e competenze professionali in materia. I coordinatori e gli operatori pastorali non possono semplicemente improvvisare, poiché ciò potrebbe portare al fallimento delle iniziative”.

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