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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco in Iraq, alla scoperta dei nuovi martiri

La cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora del Soccorso a Baghdad pronta per la Messa di Papa Francesco

Quando Papa Francesco questa sera andrà a varcare la porta della cattedrale siro cattolica di Sayidat al-Nejat (Nostra Signora della Salvezza), entrerà per la prima volta in contatto con i nuovi martiri il cui sangue ha bagnato l’Iraq durante tutto il XXI secolo, e in particolare a partire dalla Seconda Guerra del Golfo. Perché la cattedrale fu oggetto di un sanguinoso attentato, che portò ala morte di 48 persone, e anche di un bambino non nato. Ma tutta la storia dell’Iraq moderno è costellata di nuovi martiri, dal sacerdote Ragheed Ganni che difese la sua chiesa per cinque anni e diede la vita per lei in cinque secondi, all’arcivescovo di Mosul Rahho, la cui diocesi è praticamente scomparsa per anni.

E il viaggio non può che cominciare dalla cattedrale di Nostra Signora della Salvezza. Lì, il 31 ottobre 2010, un attacco terroristico aveva provocato 48 vittime, tra cui due sacerdoti, e 70 ferite. Le loro storie sono raccontate in una causa di beatificazione la cui fase diocesana si è chiusa nel 2019. E sono storie che fanno accapponare la pelle.

Tra i nuovi martiri, c’era un bambino non nato, ma anche un bambino di tre mesi, e un bambino di tre anni che, al rumore di mitra e bombe, si limitò a dire “Basta, basta, basta”, senza scomporsi, prima di essere raggiunto da una pallottola al cuore.

Ma c’era anche una ragazzina di 12 anni, che aveva detto tempo prima: “Mi piace questa chiesa, vorrei tanto morire qui”. Prima di morire disse alla mamma di non preoccuparsi, perché era incinta: la bambina morì, la mamma e la bambina che portava in grembo si salvarono miracolosamente.

Il gruppo dei nuovi martiri prende il nome dai sacerdoti Thaer Abdal e Wassim Kas Boutros, i primi ad essere uccisi dal commando che fece irruzione nella chiesa, dopo che una bomba ne aveva distratto dalla sicurezza.

Altre cause di beatificazione note sono quelle di padre Ragheed Ganni e di tre diaconi della Chiesa caldea cucciso e trucidati da un gruppo di terroristi e Mosul nel 2007, e di suor Cecilia Moshi Hanna, uccisa a Baghdad nel 2002. E poi ci sarebbe anche l’arcivescovo Paul Faraj Rahho, di Mosul, Iraq, trovato morto il 13 marzo 2008, dopo che era stato rapito il 29 febbraio 2008. Non si sa nulla della sua morte, ma è certo che sia stato un martire, ucciso perché cristiano. Forse è il primo vescovo martire del Terzo Millennio, anche se questo non si può definire con certezza, perché non si sa se sia morto perché gli abbiano sparato, o per mancanza di medicine o per paura. C’è, di certo, un dossier per la causa di beatificazione dell’arcivescovo, che però ancora non è stata aperta. E, ha detto il Cardinale Louis Raffael Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, “per la Chiesa irachena, è considerato veramente un martire”. L’arcivescovo Rahho celebrava ogni giorno, insieme ai suoi sacerdoti, senza curarsi delle persecuzioni.

Un anno prima di lui, il 3 giugno 2007, un suo sacerdote, padre Ragheed Ganni, era stato ucciso insieme ai tre diaconi Basman Yousef Daud, Wahid Hanna Isho e Gassan Isam Bidawid, da un commando di uomini armati a Mosul, vicino la Chiesa dedicata allo Spirito Santo, da uomini che gli contestavano il fatto che non aveva voluto chiudere la sua chiesa. L’1 marzo 2018 è arrivato il nihil obstat ad aprire la causa di canonizzazione per martirio.

Nel 2007 ancora non si parlava di ISIS, ma era già in atto il piano per estirpare il cristianesimo dall’antica Mesopotamia: già dai dai momenti successivi alla destituzione di Saddham Hussein erano cominciati una serie di attentati e attacchi alle chiese e alle case dei cristiani e di “un esodo nascosto” dei cristiani si parlava già nell’esortazione post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente pubblicata nel 2012.

Nel corso degli ultimi 18 anni, in fondo, sono stati tantissimi i martiri. Si pensa all’Iraq, e si pensa all’assedio dello Stato Islamico e agli orrori del Califfato, che però è arrivato al culmine del processo. Così, si dimentica tutto quello che è successo dopo la fine della Seconda Guerra del Golfo del 2003. Perché è da allora che è cominciato l’esodo nascosto dei cristiani dal Medio Oriente. Perché è stato in quegli anni che sono cominciati gli attacchi alle chiese e ai cristiani.

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