Tornando dall’Iraq, Papa Francesco ha fatto sapere che una delle motivazioni decisive per andare è venuto dalla conoscenza delle vicissitudini del popolo yazida, e in particolare del Premio Nobel Nadia Murad, la yazida resa schiava dell’ISIS che è poi scappata ed è diventata una delle voci più forti a denunciare la persecuzione e che ha incontrato il Papa in due occasioni e che gli ha regalato la sua autobiografia L’ultima ragazza. Quello che il Papa non aveva visto era la lista aggiornata con i prezzi degli schiavi che mostravano il traffico di esseri umani operato dall’ISIS. Il Papa però ha ricevuto in dono la lista che risaliva al 2014, l’anno in cui il sedicente Stato Islamico aveva invaso la Piana di Ninive.
In un telegramma al presidente Barham Salih, Papa Francesco ha ringraziato la popolazione dell’Iraq per il “caldo benvenuto e la generosa ospitalità che mi è stata data durante la mia permanenza” e augurato “ferventi auguri e preghiere per la pace, l’unità e la prosperità della nazione”.
Papa Francesco è arrivato alla Cattedrale dell’Immacolata Concezione di Qaraqosh per l'attesa visita alla Comunità di Qaraqosh. Nell‘agosto del 2014, la cattedrale è stata vandalizzata, profanata e bruciata dalle milizie del sedicente Stato Islamico.
L’incontro tra Papa Francesco il Grande Ayatollah al Sistani non ha portato alla firma di un nuovo documento della Fraternità Universale, come era successo ad Abu Dhabi. Ma ha portato di certo alla proclamazione di una “Giornata Nazionale della Tolleranza e della Coesistenza in Iraq”, annunciato da un tweet nella giornata di ieri dal Primo Ministro iracheno Mustafa al-Kadhimi. E c’è già un logo per la giornata, disegnato da Chocolate Sarayi, che sarà celebrata dal prossimo anno.
Erbil è considerata da alcuni la più antica città del mondo, con insediamenti riconosciuti già 23 secoli fa. Antica è la lingua che parla la comunità cristiana, l’aramaico parlato da Gesù. Antica la storia. Nuovi i problemi. Perché è nella capitale del Kurdistan, che doveva diventare la Dubai della Regione Autonoma, che sono arrivati in massa i cristiani scappati da Mosul e dalla Piana di Ninive. E la città, a soli 300 chilometri dal confine siriano, ha dato accoglienza a tutti.
Secondo giorno del viaggio apostolico di Francesco in Iraq e per la prima volta, un Papa, celebra una Messa in rito caldeo. Succede proprio oggi pomeriggio, nella cattedrale caldea di San Giuseppe a Baghdad, una delle 11 presenti nel Paese.
Si è trattato di un incontro a porte chiuse, un colloquio cui non erano ammessi media, immortalato solo nella foto ufficiale al termine della conversazione. Eppure, l’incontro tra Papa Francesco e il Grande Ayatollah Alì al Sistani a Najaf ha un peso storico molto importante, sia a due anni dalla Dichiarazione sulla Fraternità Umana firmata ad Abu Dhabi, sia perché, incontrando un leader che ha sempre sostenuto la separazione tra fede e Stato e negando l’idea di teocrazia si dà un segnale preciso al mondo musulmano. Un segnale che già il Papa ha dato al mondo diplomatico di Iraq, chiedendo alle istituzioni di dare a tutte le comunità religiose eguale trattamento ed eguale nazionalità.
Arrivato in un Iraq scosso dagli attacchi terroristici – e però almeno un gruppo sciita ha dichiarato che le operazioni saranno sospese durante il viaggio – e ancora in via di ricostruzione dopo anni di guerre intestine culminate con l’invasione dell’ISIS, Papa Francesco pronuncia il primo discorso del suo viaggio in Iraq a diplomatici e autorità civili, e chiede a tutti loro di costruire un Paese unito, nel nome della fraternità e della solidarietà. E fa un appello: “Tacciano le armi! Cessino gli interessi di parte! Si dia voce ai costruttori della pace!”
Quando Papa Francesco questa sera andrà a varcare la porta della cattedrale siro cattolica di Sayidat al-Nejat (Nostra Signora della Salvezza), entrerà per la prima volta in contatto con i nuovi martiri il cui sangue ha bagnato l’Iraq durante tutto il XXI secolo, e in particolare a partire dalla Seconda Guerra del Golfo. Perché la cattedrale fu oggetto di un sanguinoso attentato, che portò ala morte di 48 persone, e anche di un bambino non nato. Ma tutta la storia dell’Iraq moderno è costellata di nuovi martiri, dal sacerdote Ragheed Ganni che difese la sua chiesa per cinque anni e diede la vita per lei in cinque secondi, all’arcivescovo di Mosul Rahho, la cui diocesi è praticamente scomparsa per anni.
Il viaggio in Iraq è “emblematico” ed un “dovere verso una terra martoriata da tanti anni”. Lo ha spiegato Papa Francesco ai giornalisti nel volo papale, salutandoli durante il percorso che lo ha portato da Roma a Baghdad.
La tradizione vuole che l’Apostolo Tommaso andando verso Oriente evangelizzasse la zona che era sotto il dominio persiano. Già negli Atti degli Apostoli nel racconto della Pentecoste si parla di “ abitanti della Mesopotamia” tra i presenti.
“A volte dicono davvero che siete i fiori dell'Iraq, siete i migliori. Lo dicono con parole gentili. Di solito, poiché i cristiani hanno affrontato tutte queste sfide, penso che abbiamo bisogno di qualcosa di più del semplice queste belle parole in un certo senso”. L’arcivescovo caldeo di Erbil Bashar Matti Warda, C.SS.R. para così dei cristiani iracheni.
"Vengo come pellegrino penitente per implorare dal Signore perdono e riconciliazione dopo anni di guerra e di terrorismo, per chiedere a Dio la consolazione dei cuori e la guarigione delle ferite. E giungo tra voi come pellegrino di pace, in cerca di fraternità, animato dal desiderio di pregare insieme e di camminare insieme, anche con i fratelli e le sorelle di altre tradizioni religiose, nel segno del padre Abramo, che riunisce in un’unica famiglia musulmani, ebrei e cristiani". Così Papa Francesco nel videomessaggio diffuso alla vigilia della sua partenza in Iraq.
Quello di Papa Francesco in Iraq si prospetta come un viaggio difficile, non solo per via della pandemia. Ma è un viaggio che rappresenta anche “un messaggio per il futuro”, spiega il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, nella tradizionale intervista a Vatican News che precede i viaggi da papali.
Doppio appello per Papa Francesco durante i saluti in lingua italiana nell'Udienza Generale di oggi. Francesco rivolge il suo pensiero al caro popolo del Myanmar ed è pronto a partire il prossimo 5 marzo, per l'Iraq. Un viaggio "desiderato e atteso".
Per accompagnare Papa Francesco nel suo imminente viaggio apostolico in Iraq la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) annuncia un nuovo e ambizioso programma del valore di 1,5 milioni di euro. Scopo dell'iniziativa è sostenere la gioventù cristiana della nazione mediorientale attraverso l’offerta di borse di studio per 150 studenti dell’Università Cattolica di Erbil, capitale della regione autonoma del Kurdistan iracheno, per i prossimi quattro anni. Il progetto intende così promuovere la coesione sociale fra le diverse comunità religiose e assicurare agli studenti cristiani migliori prospettive di impiego.
Tutto pronto per il viaggio "storico" di Papa Francesco in Iraq dal 5 all'8 marzo. Previsti 4 discorsi, due omelie, un Angelus e una preghiera di suffragio per le vittime della guerra. Un intenso programma di eventi accompagnati dal logo e dal motto: " Siete tutti fratelli". Oggi, presentate ai giornalisti, dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede Matteo Bruni, le modalità e le novità di questo 33esimo viaggio apostolico.
Papa Francesco visiterà l'Iraq dal 5 all'8 marzo nel suo primo viaggio all'estero dall'inizio della pandemia di coronavirus.
"Non c'è un momento molto pacifico, il momento ideale per andarci. È un momento reale. Il Covid è ovunque. I problemi di sicurezza anche. Ricordo anche quando il Santo Padre è andato nella Repubblica Centrafricana e molte persone hanno detto:" Non andare, non andare, non andare. " Alla fine il popolo ha difeso il Santo Padre nella visita pastorale. Quindi è un buon momento. È un momento ideale? No".
“È stata una decisione difficile. Ma l’ho presa in piena coscienza, e credo di avere fatto bene.