Zagabria, 11 February, 2021 / 4:00 PM
Non è ancora stato canonizzato, nonostante anche il miracolo attribuito alla sua intercessione sia stato riconosciuto, perché il Papa ha preferito prudentemente fermare il processo e chiedere a una commissione mista cattolica ortodossa di definire storicamente il suo ruolo – e la commissione non ha avuto posizioni univoche. Ma che il Cardinale Aloizije Stepinac, martire della storia, sia già considerato un santo è indubbio. E lo si nota dalla partecipazione alle celebrazioni che hanno avuto luogo nel giorno della sua memoria. Tre, in particolare, vanno ricordate, in luoghi simbolici: quella davanti alla cattedrale di Zagabria, colpita e resa inagibile da un terremoto, di fronte ad una torre campanaria assente; quella nella Cattedrale di Sarajevo; e quella a Krasic, nel luogo dove il Beato Stepinac è nato.
A Zagabria, è stato il Cardinale Josip Bozanic, arcivescovo dell’arcidiocesi della capitale, a presiedere la celebrazione.
Rivolgendosi ai fedeli, il Cardinale Bozanic ha ricordato che “questo spazio davanti alla nostra cattedrale, in questo giorno negli ultimi 61 anni, non è mai stato vuoto. Questo giorno ci ricorda la notizia della morte del Beato e la risposta del popolo di Dio al funerale che si tenne il 13 febbraio 1960. Da quel 1960 in poi, sono presenti le immagini dei fedeli qui riuniti. A quel tempo, molti non potevano nemmeno entrare nella cattedrale, e ad alcuni non era permesso. Ma la cosa interessante è che la maggior parte delle foto conservate delle persone davanti alla Cattedrale al funerale non sono state scattate da giornalisti cattolici, ma sono state scattate da membri dai vari servizi comunisti”.
Ci si deve chiedere, ha aggiunto il Cardinale, cosa avesse indirizzato così tanti fedeli a Krasic, sul luogo di nascita del Beato, e verso la cattedrale di Zagabria. E il Cardinale Bozanic la individua nel sensus fidelium che è più del sentimento e che riguarda la santità stessa del Cardinale Stepinac. Un senso che “non si è mai indebolito”, ha sottolineato l’attuale arcivescovo di Zagabria.
Il Cardinale Bozanic ha anche ricordato che l’esempio del Beato Stepinac, in questo tempo di pandemia, ci ricorda che “la santità è sempre vicina” anche quando sembra essere lontano. Lo era con il Cardinale Stepinac, che “dal momento dell’ingiusta condanna, era fisicamente distante dai suoi fedeli”, ma “non è mai stato più vicino alle persone a lui affidate”.
C’è di più. Davanti alla cattedrale è stato portato un reliquiario a forma di campanile della cattedrale, esposto in occasione della celebrazione della beatificazione del Cardinale Stepinac a Marija Bistrica nel 1998. È un reliquiario che serve per trovare forza, facendo il voto che “ricostruiremo con la stessa forza gli edifici distrutti e danneggiati”.
Cambio di scenario: a Sarajevo, capitale della Bosnia Erzegovina colpita da un esodo nascosto dei cristiani, è stato il Cardinale Vinko Puljic, arcivescovo dell’arcidiocesi che fa capo alla città, a ricordare la figura del Beato Stepinac.
Il Cardinale Puljic ha ricordato che molti film e libri si sono ispirati alla figura del Cardinale Stepinac, e che lui ha molto osservato il comportamento del beato al processo, sia nelle foto che nei film. “Ho visto – ha detto – il suo comportamento dignitoso. Lo prendono in giro, e lui con dignità dice che per Gesù è pronto a morire”. Una forza, sottolinea il Cardinale Puljic, che deriva anche dal fatto che sua madre, dopo averlo dato alla luce (era il quinto figlio) aveva posto il suo rosario nella culla, che poi il Cardinale Stepinac porterà per tutta la vita.
A Krasic, la Messa è stata celebrata dall’arcivescovo Giorgio Lingua, nunzio apostolico in Croazia. Il nunzio ha sottolineato che il Cardinale Stepinac ha vissuto il Vangelo “in modi diversi. Basta ricordare come ha vissuto la povertà, il perdono, l'amore per il prossimo, la pazienza, la preghiera… e in prigione, prima a Lepoglava, e poi qui, nella sua cara parrocchia natale, a Krašić”. E ha aggiunto: “La sua vita, soprattutto il suo lento sacrificio, è stata una testimonianza del Vangelo”.
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