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Un servizio di EWTN News

Lorenzo Lotto e il suo "angelo disubbidiente" al Museo della Santa Casa

Un volo a precipizio verso l’abisso, fatto di nuvole scure, fitte. L’angelo disobbediente, Lucifero, cade verso il basso, sarà presto inghiottito dalla terra nera, negli inferi, e da lì uscirà per tormentare gli uomini. Non sarà un’impresa difficile, gli uomini si tormentano già abbastanza da soli. L’angelo caduto lo sa, sarà così, l’angoscia che prova la sentiranno perennemente sorgere dentro l’anima.

Chissà quale reazioni deve avere  suscitato questa tela di grandi dimensioni che oggi campeggia nel Museo Pontificio della Santa Casa di Loreto. Dinanzi a questa visione, l’arcangelo Gabriele che scaraventa Lucifero giù dal cielo, in cui quello che diventerà il tentatore per eccellenza viene rappresentato come un efebo bello e disperato, in quanti avranno pensato che si tratta di una interpretazione poco ortodossa. Lorenzo Lotto non è mai stato semplice da interpretare, un pittore che sfugge costantemente alle definizioni. Nessun diavolo con le corna, il forcone, il ghigno stampato sul volto, nessuna forma mostruosa: un giovane bello e dannato diventerà il seminatore di divisioni, tracciando lui per primo quella strada che porta nel regno delle ombre, della disperazione senza fine.

Pensieri vertiginosi vorticano nella mente di chi contempla le opere di Lotto. E in questo quadro la vertigine si moltiplica, lo sguardo si rifrange come un’onda tra l’angelo vittorioso e quello sconfitto, negli abissi di nuvole che diventano abissi dell’anima. Vale la pena di fermarsi a contemplarlo, a tentare di decifrarne il linguaggio segreto. 

Un motivo in più per raggiungere Loreto, o per tornarvi, appena si potrà, in questo paese dell’anima, in questa  casa dello spirito. E diventa ancora più significativo, questo pellegrinaggio, in occasione dell’Anno lauretano indetto nel 2020 che il Papa ha voluto si “allungasse” anche al 2021, visto quel che è successo l’anno scorso. Tornare a Loreto sarà ancora più emozionante, dunque, per la coincidenza di questo tempo di grazia e di tempo ritrovato, sarà come colmare un periodo di nostalgia e di lontananza. E scoprire, o riscoprire, i tesori di fede e di bellezza che si ritroveranno intatti ad attenderci. Ecco allora che nel Museo Pontificio della Santa Casa potremo contemplare, tra le molte meraviglie, il quadro che ritrae lo scontro di Michele arcangelo e di Lucifero, così diverso, capace di creare prospettive sorprendenti. Fa parte del gruppo di  nove tele dell’artista qui conservate, dipinte nel periodo in cui  Lotto si stabilisce a Loreto, nel settembre del 1554, in età avanzata, collaborando come oblato con il Santuario, restandovi fino alla morte. Le opere sono quelle donate alla Santa Casa.

Va ricordato che  il Giubileo lauretano, iniziato ufficialmente con l’apertura della Porta Santa l’8 dicembre 2019, alla presenza del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, ma “purtroppo non celebrato in tutta la sua estensione per l’epidemia di Covid19” - come si legge nel Decreto emanato dalla Penitenzieria Apostolica - rinnova così per altri dodici mesi l’esperienza di grazia e perdono per tutti i fedeli che visiteranno il Santuario Pontificio. Il  Giubileo è stato concesso in occasione del centesimo anniversario della proclamazione, da parte di Benedetto XV, della Madonna di Loreto Patrona di tutti gli aeronauti.

Vito Punzi, direttore del Museo, in una scheda preparata per la mostra di Macerata del 2018-2019 dedicata al grande pittore e alla sua opera legata proprio alle terre marchigiane, sottolinea proprio come  “San Michele, pur con la spada sollevata e intento a spezzare il bastone del decaduto, in realtà sembra impegnarsi in un gesto estremo di carità: la sua mano sinistra sembra voler trarre a sé Lucifero. Quest’ultimo tuttavia, che così tanto, a parte la nudità, è simile all’arcangelo, pare voler compiere con il diniego l’ultimo atto d’orgoglio e d’insubordinazione a chi si è fatto messaggero della volontà di Dio”. Un gesto estremo persino di compassione persino per il tentatore per eccellenza; in fondo è un vinto. E Lotto ha sempre uno sguardo di comprensione per i vinti, per i perdenti. Come probabilmente spesso si è sentito anche lui.

Forse nella tela è però allestita anche un’allegoria, o meglio una metafora della battaglia che la Chiesa cattolica stava combattendo, nel tempo in cui l’artista crea quest’opera,  contro i protestanti.

Un vero unicum, il Lucifero lottesco. E, come spiega ancora Punzi, quello che viene rappresentato intorno alla lotta tra i due angeli, così simili, così speculari, è un paesaggio concreto, fatto di luce, nuvole, rocce, fronde, ma insieme un paesaggio interiore”, un “cielo interiore”, in cui viene configurato un tempo preciso: “l’istante della scelta, della libertà. Luce o tenebra. Bene o male”. 

Lotto, dunque, fissa la coesistenza di bene e male, legati insieme ed eternamente in lotta, dentro lo spazio interiore della coscienza, in quel campo di battaglia che è il cuore dell’uomo. Una lotta che il pittore ha conosciuto bene e per l’intero corso della propria esistenza ha visto consumarsi tutt’intorno e dentro se stesso. Rendendola forma e colori della sua ricerca della bellezza in ogni angolo di realtà, dal più umile fiore di campo all’azzurro ultraterreno dei cieli e del manto della Madonna tra le cui pieghe sorride il Bambino.   

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