Città del Vaticano , 25 January, 2021 / 6:00 PM
Per molti di noi oggi quando si parla di Catechismo della Chiesa Cattolica si pensa al volume del 1992, nato da un lungo lavoro di confronto e studio non senza difficoltà e pubblicato ma anche criticato. I nostri nonni ricordano il Catechismo di San Pio X, mnemonico, ma funzionale.
Ma come era il catechismo nell’800, e nello specifico nell’epoca di Leone XII?.
Nella seconda tappa del nostro viaggio nella “religiosità” del Pontificato di Papa della Genga parliamo proprio di catechesi grazie al saggio di Giuseppe Biancardi studioso della pastorale e della catechesi nell’ 800, inserito nel volume: “La religione dei nuovi tempi. Il riformismo spirituale nell’età di Leone XII” a cura di Roberto Regoli e Ilaria Fiumi Sermattei edito dal Consiglio regionale delle Marche.
“Sotto il pontificato di Leone XII - scrive Biancardi - il testo catechistico ha ormai una sua configurazione precisa, sviluppatasi soprattutto con il secolo XVI sulla base di abbozzi rintracciabili in epoche precedenti.
La sua finalità continua anche nell’Ottocento a essere quella che ne ha motivato la lontana origine: vincere l’ignoranza religiosa radicata nel popolo cristiano, fonte di immoralità e dunque causa di dannazione eterna”.
Quali erano questi testi? Dopo lo sviluppo iniziato con il Concilio di Trento, ad inizio ‘800 erano ancora in vigore i “grandi e “classici” formulari elaborati nel secolo XVI che, strutturati in quattro parti, hanno attraversato tutta l’epoca moderna diffondendosi in aree vastissime della Chiesa”. Primo fra tutti il Parvus catechismus catholicorum di Pietro Canisio, gesuita olandese, santo e per volontà di Pio XI Dottore della Chiesa. La prima pubblicazione di questo catechismo era del 1559 e si diffonde velocemente in nord Europa. Ovviamente molto usato è il tridentino Catechismus ad parochos del 1566. Molti altri anche i testi di stampo gesuita come quelli del Bellarmino.
A Roma fino al 1905 è in voga la “dottrinella” nome popolare per uno dei due testi del gesuita: La dottrina cristiana breve (1597). C’è poi la Dichiarazione più copiosa della dottrina cristiana, ma la forma breve diventa la più usata fino al mitico catechismo di San Pio X.
Rimane un’altra questione, sono molti anche i catechismi diocesani che sotto il pontificato di Leone XII pone il problema della loro unificazione.
Una vera babele di catechismo che mette in pericolo l’ortodossia e diventa un problema anche per i regnanti europei che scelgono la via del catechismo di stato. Cosi nel 1777 era stato imposto l’Einheitskatechismus, il formulario da Maria Teresa d’Austria e circa 30 anni dopo sarà Napoleone a rendere obbligatorio il suo Catéchisme.
La Chiesa agirà più lentamente e per i ben noto fatti storici l’idea di catechismo unificato approvata nel Concilio Vaticano I non vide mai la luce.
Chi sono i catechisti nella prima metà dell’ 800? Ovviamente i chierici e i religiosi. Anche perché l’alfabetizzazione è molto bassa. Ma ci sono anche i laici preparati. E proprio loro “sulla base della Bulla reformationis curiae promulgata nella IX sessione del concilio Lateranense V (1512-1517), vera e propria magna charta di tutta la pedagogia della Controriforma, sono individuati anzitutto tra i «magistri scholarium» e i «praeceptores». Ma è sempre più presente, nei sinodi celebrati tra Sei e Novecento, il canone che prevede l’istituzione in ogni parrocchia della Confraternita o Congregazione della dottrina cristiana” scrive Biancardi.
Nella Roma di Leone XII questa è una esperienza fondamentale, nasce a Milano a metà del 1500 e ha la benedizione di Carlo Borromeo “che la organizza con sistematicità a livello parrocchiale e diocesano, regolandola con le Constitutioni et Regole della Compagnia et Scuole della Dottrina Christiana (1585), che saranno riprese con adattamenti e semplificazioni da innumerevoli vescovi fino alla prima metà del Novecento”.
Particolare il fatto che a Roma, ma anche altrove, i laici di ambo i sessi e di tutte le classi sociali sono coinvolti nel progetto.
A catechismo si va la domenica mattina o nei giorni festivi anche per la preparazione alla prima confessione, tranne nelle grandi solennità e in estate. In Quaresima catechesi anche feriale e gli adulti hanno i quaresimali.
C’è poi la catechesi scolastica, anche “pubblica”: “nell’istituzione scolastica il catechismo è la disciplina più importante, integrata dal corso di storia sacra, considerato materia a sé. - ricorda Biancardi- Una impostazione e un convincimento che risultano decisamente rafforzati ovunque negli anni della Restaurazione, come è dato costatare in tutta evidenza nella Roma di Leone XII, città che si vuole sacra e modello del vivere cristiano”.
Nel 1824 Leone XII rivede tutti i programmi scolastici con la Quod divina sapientia e mette al centro della istruzione “la cognizione e l’esercizio della nostra Cattolica religione”. Cresce quindi l’insegnamento delle catechesi a scuola oltre che in parrocchia.
In parrocchia ragazzi e ragazze fanno catechesi separatamente, si impara un formulario a memoria, scelta obbligata per chi è analfabeta che si estende anche agli scolarizzati. Spiegazioni essenziali per evitare il pericolo di errori. Ci sono le “dispute” delle vere e proprie gare ( che del resto ci saranno almeno fino agli anni prima del Vaticano II) e poi premi e punizioni secondo la didattica del tempo.
Ultima nota per le pie unioni, “congregazioni”, confraternite, corsi di esercizi spirituali e altro ancora che sostengono una formazione “integrale” offrendo “una proposta formativa più approfondita e di élite” scrive Biancardi ovviamente in senso ecclesiale.
Una di queste esperienze nasce già sotto Benedetto XIV: la Congregazione de’ giovanetti “raccoglie un numero ristretto di adolescenti e giovani, scelti tra i migliori frequentanti dell’Arciconfraternita della dottrina cristiana”. E’ l’indice di un futuro superamento dell’ insegnamento mnemonico, per arrivare ad “un’attività catechistica capace di suscitare atteggiamenti di fede che coinvolgono tutta la personalità del credente nelle sue diverse componenti: la cognitiva, certo, ma anche l’emotiva e la comportamentale” ci spiega Biancardi.
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