Roma, 08 January, 2021 / 4:00 PM
Sembra a volte, nella vita di ciascuno come nella storia universale, che le tenebre siano invincibili, che nulla le possa diradare. Ci sono momenti in cui la sconfitta, l’umiliazione, il fallimento siano l’unico risultato. Quando sembra che il male abbia l’ultima parola. "Ma noi sappiamo che non sarà il male ad avere l’ultima parola". La vita e il pensiero di Joseph Ratzinger sono percorse da questa irriducibile, granitica convinzione, che oggi, in questo particolare periodo, getta una luce su queste giornate dall’orizzonte incerto.
Una vita, quella di Ratzinger, lunga, colma di avvenimenti, di incontri, di scelte, molte delle quali sofferte. Compresa l’accettazione di diventare Pontefice, con il nome di Benedetto XVI, e quella, otto anni dopo, di rinunciare al soglio pontificio. Una vita illuminata, sempre, dalla fede. Un’esistenza straordinaria ricostruita, con dovizia di particolari, in un’opera monumentale: "Benedetto XVI. Una vita", scritto da Peter Seewald, il giornalista e scrittore che ha già nel proprio curriculum diversi progetti editoriali portati avanti con la collaborazione dello stesso Ratzinger, libri che hanno suscitato molto interesse, qualche critiche e polemiche.
Anche di questo libro si è detto molto. Non poteva essere diversamente: 1300 pagine che raccontano chi è stato Ratzinger, in quali ambienti è nato, cresciuto, maturato, quali sono stati i grandi eventi che ha vissuto, ha attraversato o di cui è stato uno spettatore. C’è stata molta attenzione per i molti particolari, per i moltissimi “comprimari” che appaiono sulla scena allestita dall’autore. E, com’era prevedibile, l’attenzione generale, all’uscita del volume, si è concentrata soprattutto sulla ricostruzione della scelta, da parte del Pontefice, di dimettersi e sulle reali ragioni che l’hanno motivata. Insomma, ci si aspettava probabilmente dei clamorosi retroscena, forse anche delle nuove rivelazioni.
In realtà, l’autore affronta questa vicenda non come un avvenimento centrale, su cui concentrare tutta l’attenzione, ma come un capitolo, epocale certo, ma uno dei tanti che compongono l’ esistenza del protagonista, in coerenza con la sua vita e le sue lucide, profonde convinzioni. Immergersi in questo racconto equivale a immergersi nella storia di quasi un secolo, dall’avvento del nazismo, allo scoppio della seconda guerra mondiale, da quegli orrori a quelli perpetrati dal socialismo reale, dagli entusiasmi suscitati dal Concilio Vaticano II, ai Pontefici che hanno trasformato la Chiesa e influenzato il corso degli eventi. Ma non solo. Le chiavi di lettura, gli stimoli, le riflessioni che scaturiscono da queste pagine sono molteplici e si arricchiscono, quasi di pagina in pagina. L’autore, per esempio, mette bene in luce un fatto inequivocabile: molto spesso i discorsi, sia scritti che pronunciati, le dichiarazioni di Ratzinger sono state volutamente, scientificamente fraintese, distorte.
Senza neppure prendersi la briga di analizzare le parole e i testi, preventivamente sono stati – e continuano ad esserlo – già classificati, giudicati e conseguentemente bollati, fonte di polemiche furibonde, di campagne stampa ben orchestrate, mentre le smentite, i chiarimenti, le ricostruzioni puntuali, praticamente ignorate.
Papa Benedetto ha più e più volte avvertito dei reali pericoli che minacciano l’uomo contemporaneo e in particolare la Chiesa. Non tanto il ripetersi di scandali e di contrapposizioni, ma l’insorgere, e il consolidarsi di una autentica "dittatura mondiale di ideologie apparentemente umanistiche, contraddicendo le quali si resta esclusi dal consenso sociale di fondo". Il trionfo, dunque, di una ideologia relativista, che tende ad escludere chi ha una concezione diversa da quella dominante.
Avvertimento che risuona, cristallino, costantemente nel libro di Seewald e che sgorga dalle stesse parole del Papa raccolte dall’autore in un’intervista presentata nella sezione finale.
"Ancora cento anni fa, tutti avrebbero considerato assurdo parlare di matrimonio omosessuale". precisa il papa emerito. "Oggi chi vi si opponga viene scomunicato dalla società. Similmente stanno le cose per l’aborto e la produzione di esseri umani in laboratorio". E la sua considerazione si è puntualmente avverata, perché è bastato diffondere queste righe per scatenare un ennesimo polverone, con tanti di vip nostrani e internazionali pronti a insorgere. Eppure, questi stessi concetti sono stati espressi più e più volte dallo stesso papa Francesco, che non cessa di indicare i pericoli insisti nel “pensiero unico dominante”. Ma le reazione sono diverse, quando pure ci sono.
Ancora più precisa e inquietante è la descrizione di quel che accade oggi nei confronti di chi vuole seguire davvero la propria fede: "La società moderna sta formulando una fede anticristica, cui non ci si può opporre senza essere puniti con la scomunica sociale";. Benedetto XVI, insomma, ha sempre avuto di come i suoi messaggi sarebbero stati recepiti e la conseguente reazione di sdegno, di contrasto, in fondo, di messa al bando. Questi “lupi”, pronti ad azzannare, si aggirano non solo intorno alla Chiesa, ma anche dentro la Chiesa stessa.
Umanissimo, dunque, il senso di frustrazione, la tentazione di abbandonarsi all’idea di aver fallito, di non essere all’altezza, che anche un uomo dalla fede incrollabile, strutturata, in costante colloquio, per così dire, con la ragione, può sperimentare. Umanissimo e coinvolgente il modo in cui Seewald scandaglia le pieghe dell’animo del Pontefice.
Eppure, l’ultima parola non resta al dolore, al male, alla solitudine. Il messaggio è come sempre limpido e fiducioso, capace di suscitare serenità autentica. Altro che l’irritante tiritera recitata come un mantra “andrà tutto bene”! L’ultima parola è quella di Cristo e della sua vicinanza e condivisione, sé Lui a dare senso a ciò che accade, è Lui che realizza, dentro gli abissi della storia, la profezia pronunciata nei Vangeli: "le porte degli inferi non prevarranno".
Peter Seewald, Benedetto XVI, Una vita, Garzanti editore, pp.1996, euro 40
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