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Un servizio di EWTN News

Letture, la Festa della Madonna della salute celebrata durante una pandemia

Il 21 novembre a Venezia si celebra la tradizionale festa della Madonna della Salute. Una festa molto sentita, molto amata dai veneziani e  da migliaia di pellegrini. La festa possiede radici antiche, che rimandano al terrore della malattia che semina morte e sofferenza.

Qualcosa che accomuna quei tempi lontani e i nostri giorni tanto segnati dalla pandemia. Intanto un cambiamento vistoso questa situazione lo ha lasciato  nella celebrazione stessa della festa. Per rispettare le esigenze di sicurezza e di salute pubblica, dunque, non ci sarà il tradizionale ponte votivo e saranno regolamentati i flussi verso la basilica della Salute.

Cancellato anche il tradizionale mercatino della Salute dove acquistare le candele votive e i dolciumi; la tradizionale “castradina”, il piatto di carne che si mangia in questi giorni, sarà malinconicamente consumato in casa, quasi in solitudine. Chi vorrà comunque andare in chiesa sa che dovrà affrontare code e controlli, rischiando di rimanere comunque fuori, perché  l’accesso  avverrà con forti limitazioni e l’attento conteggio delle persone presenti.

Ci sarà la consolazione di poter pregare davanti ad una speciale immagine dell’icona della Madonna  esposta sul portone centrale della basilica per abbracciare simbolicamente tutti i territori segnati oggi come quattro secoli fa dalla pandemia. E a proposito di candele votive, non potranno essere accese  all’interno della basilica, ma ci vorrà comunque offrirle le potrà deporre nei cesti predisposti come dono votivo che diventerà un’opera di carità e sostegno alle famiglie in difficoltà.

La messa che il patriarca Francesco Moraglia presiederà  domani alle 11 sarà trasmessa in diretta televisiva e su Facebook. Al termine della liturgia il patriarca reciterà la preghiera dell’Angelus sul sagrato della basilica, rinnovando la consacrazione della città alla Madonna della Salute e impartendo la benedizione, mentre suoneranno a distesa tutte le campane delle chiese del Patriarcato. Rimarrà vivo, dunque, il senso profondamente religioso della celebrazione, ma quel senso di festa comune, di partecipazione di popolo sarà oscurato.

Possiamo tentare di recuperare, almeno in parte, quello spirito ripercorrendo le tappe di questa storia straordinaria di fede e di bellezza, anche attraverso le pagine di alcuni libri. Come quello scritto da Paolo Mameli, dedicato appunto alla basilica, ma soprattutto alla festa e ai suoi riti.

Tutto nasce dalla grande epidemia di peste bubbonica che colpisce tutto il nord Italia tra il 1630 e il 1631. Si tratta della stessa epidemia descritta anche da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi.

Il contagio si estende anche a Venezia in seguito all'arrivo di alcuni ambasciatori di Mantova, città già particolarmente colpita dall'epidemia – ironia della sorte - inviati a chiedere aiuto alla Serenissima Repubblica.  Gli ambasciatori vengono alloggiati in quarantena nell'isola di San Servolo ma nonostante questa precauzione alcune maestranze entrate in contatto con gli ospiti subiscono  il contagio e diffondono il morbo.

L’epidemia è particolarmente virulenta: nel giro di poche settimane l'intera città viene  colpita, con pesanti perdite tra gli abitanti e ne furono vittime lo stesso doge Nicolò Contarini e il patriarca Giovanni Tiepolo.

Nel momento culminante dell'epidemia il governo della Repubblica organizza una processione di preghiera alla Madonna, a cui partecipa per tre giorni e per tre notti tutta la popolazione. Il 22 ottobre 1630 il doge fa voto solenne di erigere un tempio votivo se la città sopravviverà al morbo. Le parole del doge sono accorate ed esprimono il sentimento di un intero popolo fermamente deciso a “strappare” la salvezza per intercessione di Maria.

Poche settimane dopo la processione, l'epidemia subisce prima un brusco rallentamento per poi lentamente regredire fino a estinguersi definitivamente nel novembre 1631. Il bilancio finale viene  stimato in quasi 47.000 morti nel solo territorio cittadino (oltre un quarto della popolazione totale).  Il governo decreta allora di ripetere ogni anno, in segno di ringraziamento, la processione in onore della Madonna denominata da allora della "Salute".

Si individua il luogo per erigere un nuovo tempio votivo, nell'area della Dogana de Mar, indicendo subito il concorso per la costruzione della nuova chiesa. Il primo pellegrinaggio di ringraziamento avviene il 28 novembre 1631, subito dopo la fine dell'epidemia.

Il concorso viene vinto da Baldassare Longhena con il progetto di un tempio barocco con la sua imponente cupola: la  basilica di Santa Maria della Salute prende così corpo, e lentamente diventa il grandioso tempio promesso,  consacrato il 21 novembre 1687. L’interno della basilica è totalmente dedicato alla Madonna della Salute, detta la Mesopanditissa. Sopra il coro si trova l’imponente organo recentemente restaurato, mentre nella sacrestia si apre una sorta di scrigno delle meraviglie, tra opere di Tiziano, Tintoretto e molti altri.

Un mondo di bellezza e di splendori, rievocati in tanti libri, come nell’ultimo, interessante e minuzioso saggio edito da Marsilio dal titolo “White Marble and the Black Death. Il marmo bianco e la peste nera” sulle opere dell’altare maggiore della basilica.  

La festa quest’anno sarà più silenziosa e solitaria, ma non per questo meno partecipata. E i viaggi virtuali all’interno della basilica possono far rivivere questa ennesima storia in cui fede, bellezza, speranza, si intrecciano e rinnovano il miracolo della vita.

Paolo Mameli, La Madonna della Salute - Un voto, un rito, una festa, Filippi Editore

 

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