Mosca, 08 October, 2020 / 10:00 AM
Non è il primo vescovo nato in territorio russo, ma è il primo vescovo russo della storia: Nikolaj Dubinin, francescano conventuale, è stato ordinato vescovo lo scorso 4 ottobre come ausiliare dell’arcidiocesi della Gran Madre di Dio, che comprende un vasto territorio intorno a Mosca e include anche la “capitale del Nord” San Pietroburgo e l’exclave baltica di Kaliningrad. È anche la prima volta che l’arcidiocesi della Gran Madre di Dio ha un vescovo ausiliare.
La gerarchia cattolica nel Paese fu ricostituita nel 1991, e Giovanni Paolo II istituì quattro diocesi, intitolate alle loro cattedrali e non al territorio per evitare anche conflitti di attribuzione territoriale con il mondo ortodosso. Non è un caso che il vescovo Dubinin, in una delle sue prime interviste concesse all’agenzia Ria Novosti, ha voluto spiegare che l’obiettivo della Chiesa non è quello di cattolicizzare il Paese.
Certo, la nomina del primo ausiliare per una arcidiocesi importante come quella che fa capo alla capitale Mosca segnala anche rapporti più distesi con il mondo ortodosso, anche grazie alla diplomazia delle reliquie, con la traslazione delle reliquie di San Nicola a Mosca e San Pietroburgo, e alla diplomazia tout court, che ha visto un viaggio in Russia del Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, nel 2017.
L’ordinazione di Dubinin, cui è stato dato il titolo della diocesi delle Acque di Bizacena, è avvenuta lo scorso 4 ottobre, e primo celebrante era l’arcivescovo Paolo Pezzi, che guida l’arcidiocesi della Gran Madre di Dio, insieme al vescovo Josif Werth della Trasfigurazione a Novosibirsk e al vescovo Cyril Klimwicz di San Giuseppe a Irkutsk. Concelebranti, circa cinquanta sacerdoti provenienti dalle quattro diocesi in cui si divide lo sterminato territorio russo.
Il vescovo Dubinin risiederà a San Pietroburgo, con il compito di seguire la zona nord-occidentale e nord dell’arcidiocesi. Un aiuto necessario per l’arcivescovo italiano, che lo scorso anno aveva dovuto anche prendere un periodo di riposo per ragioni di salute.
L’arcivescovo Pezzi ha salutato il nuovo vescovo augurandogli che “la benedizione, l’annuncio del Vangelo e l’opera dell’evangelizzazione, la testimonianza di Cristo siano le principali preoccupazioni del tuo nuovo ministero”.
Se Dubinin è il primo vescovo di etnia russa della zona moderna, lo stesso Dubinin ha dichiarato a Ria Novosti che “diversi vescovi nella storia russa prerivoluzionaria erano cittadini della Russia, anche se non erano di etnia russa, ma principalmente polacca, come la maggioranza dei fedeli”.
Al momento, solo il 10 per cento dei sacerdoti in Russia è di origine russa, mentre gli altri provengono tutti da comunità straniere. Un dato basta a far comprendere la varietà linguistica dei cattolici in Russia: a Mosca, ogni domenica, si celebra Messa in 11 lingue differenti.
Lo stesso vescovo Dubinin si è occupato, in un articolo sulla rivista Luce del Vangelo di qualche tempo fa, della presenza di sacerdoti russi. Prima del 1917 c’erano diversi sacerdoti russi, ma se si parla dell’era post-sovietica e non si includono quelli che erano cittadini dell’URSS, allora il vescovo Dubinin è da considerare un pioniere. Il fatto è che ci sono voluti trenta anni, dopo la ricostituzione della gerarchia ecclesiastica, perché fossero formati sacerdoti in Russia che poi potessero diventare vescovi.
Parlando con i giornalisti russi, Dubinin ha spiegato che “la sfida della Chiesa cattolica in Russia è l’annuncio al mondo della gioia del Vangelo”, e che i cattolici sono parte “integrante della vita della società russa”.
Il neo-vescovo ha scelto come motto “Affrettatevi a fare il bene”, frase presa dalle lettere di San Paolo che era anche il programma di Friedrich Haas, il santo medico che operava a Mosca agli inizi del XIX secolo.
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