Sofia, 21 September, 2020 / 9:00 AM
La chiesa ortodossa di Santa Sofia è la seconda chiesa più antica della capitale bulgara Sofia, e ha dato il nome alla città stessa, che prima si chiamava Serdica. Ed è stato proprio nel giorno della festa di Santa Sofia che le reliquie di San Clemente e San Potito, donate da Papa Francesco, sono state traslate nella chiesa paleocristiana, con una celebrazione solenne che ha mostrato un segno di ecumenismo in cammino.
Le reliquie, infatti, sono particolarmente importanti per gli ortodossi, e il dono di Papa Francesco, un ricordo del viaggio che lo stesso Papa ha fatto a maggio 2019 in Bulgaria, è stato un ulteriore passo in direzione di relazioni di maggiore dialogo tra Chiesa ortodossa bulgara e Chiesa cattolica.
Un disgelo che, in fondo, era cominciato già con il viaggio di Papa Francesco, favorito anche dagli ottimi rapporti che il vescovo Hristo Proykov, eparca dell’eparchia di San Giovanni XXIII, intrattiene con il patriarca Neofit. Non sorprende, dunque, che ci fosse anche una delegazione cattolica in prima fila alla celebrazione, di cui faceva parte anche Rumen Stanev, nominato il 5 settembre vescovo ausiliare a Sofia con sede stabile nella capitale: è il primo ausiliare della capitale di Bulgaria.
Le reliquie sono state trasportate il 16 settembre in una processione solenne guidata dal vicario del patriarca ortodosso di Sofia Policarpo. La processione si è snodata dalla sede del Vicariato di Sofia alla basilica di Santa Sofia, con la partecipazione di tutto il clero ortodosso di Sofia e della regione – partecipazione tra le più grandi della storia recente della Chiesa Ortodossa Bulgara. Presente anche il sindaco di Sofia Yordanka Fandakova.
Per l’occasione, Papa Francesco ha inviato un messaggio, letto dal vescovo Proykov durante i Vespri. Il Papa si è in particolare soffermato sul tema dell’ecumenismo del sangue, e sottolineato che “il sangue da loro versato per testimoniare la fede nel Signore Gesù è come semen christianorum, seme di nuovi cristiani, e impegna tutti noi, che veneriamo le loro reliquie, a esprimere con uguale coraggio l’amore per Cristo e per i fratelli”.
Il 17 settembre, poi, le reliquie sono state accolte nella chiesa di Santa Sofia con una Divina Liturgia solenne presieduta dal patriarca Bulgaro Neofit, cui hanno partecipato anche il presidente Rumen Radev, il sindaco di Sofia Yordanka Fandakova, il presidente del Consiglio comunale Elen Gerdzikov, l’ambasciatore bulgaro presso la Santa Sede Bodgan Patashev.
C’erano anche rappresentanti del Patriarcato di Mosca e della Chiesa ortodossa romena, e una delegazione cattolica guidata dal vescovo Hristo Proykov.
Nel suo discorso, il Patriarca Neofit ha ricordato le vite di San Clemente e San Potito, i quali “hanno iniziato il loro viaggio terreno nell’antica città di Serdica, una delle prime città di libera professione di fede in Cristo, centro di unificazione delle antiche chiese di Cristo durante il concilio di Serdica dell’anno 343, custode dell’ortodossia e delle definizioni della Chiesa, e culla dei primi santi e martiri cristiani”.
Vale la pena ricordare che il concilio di Serdica del 343 si tenne proprio nell’edificio precedente alla chiesa di Santa Sofia.
Il patriarca ha affermato che “la testimonianza della fede dei santi e dei martiri di Cristo è una chiara prova delle nostre buone relazioni, che rimangono e continueranno ad esistere nella pace, nella comprensione e nel rispetto reciproco”.
Ma perché le reliquie donate da Papa Francesco sono importanti per la Bulgaria? Le reliquie di San Clemente arrivarono a Roma portate da Cirillo e Metodio, raccolte in Crimea dove si dice che il quarto Papa, che alcuni pensano fu anche un collaboratore di Paolo sia morto martire e in esilio; quelle di San Potito si trovavano invece a Tricarico, in Puglia, sebbene il santo fosse originario di Serdica, che altro non è che l’antico nome della capitale della Bulgaria Sofia.
“Come sono stati accolti solennemente a Roma da tutto il clero e dal popolo – afferma il diacono Ivan Ivanov, referente della nunziatura per i rapporti con la Chiesa ortodossa di Bulgaria – così sono stati accolti a Sofia da tutti i cristiani, indipendentemente dalla loro appartenenza confessionale, uniti dalla forza del martirio e dalla testimonianza della fede in Gesù Cristo, che si esprime attraverso la vita dei santi martiri Clemente e Potito”.
Il dono è un modo per ricordare il viaggio di Papa Francesco in Bulgaria il 5 e il 6 maggio, il dialogo forte stabilito con una delle Chiese ortodosse più “chiuse” (tanto che non ha mai partecipato alla commissione teologica internazionale congiunta cattolica ortodossa) e soprattutto portare avanti quella che sembra essere un vero e proprio “ecumenismo delle reliquie”.
Un ecumenismo delle reliquie rappresentato da molti gesti: nel 2017, ci fu la traslazione delle reliquie di San Nicola da Bari a Mosca e San Pietroburgo nel 2017. Sempre nel 2017, furono le reliquie di San Filippo ad essere inviate a Smirne, al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Al Patriarcato Ecumenico, Papa Francesco ha anche donato quelle che si ritengono essere le reliquie di San Pietro nel settembre 2019. Mentre la tunica insanguinata, di Thomas Beckett, il vescovo inglese ucciso a fil di spada nella Cattedrale di Canterbury, è stata prestata alla Chiesa anglicana e da Santa Maria Maggiore è tornata a Canterbury, dove resterà per tutto il 2020, anno in cui si ricorda l’850esimo anniversario del martirio.
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