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Padre Antonio Maria Tannoia, redentorista e primo biografo di Sant'Alfonso de Liguori

La vita dei santi è tutta in Dio. Mai nessuna affermazione suona più vera, soprattutto, se riferita all'esistenza di Sant'Alfonso Maria de Liguori.

Nel corso del suo procedere, fu umilissimo e questa dote fu evidentissima quando si scoprì che, per evitare di esser lodato dai posteri, distruggeva ciò che riguardava la sua vita.

La sua storia si conosce, con particolare precisione, grazie all'opera di uno dei suoi figli: padre Antonio Maria Tannoia.

Redentorista, fu il primo e più grande biografo del santo. Conosciuto il fondatore della Congregazione nella quale scelse di entrare, ne riconobbe, da subito, le altissime doti spirituali e morali.

Nel 1748 ebbe il privilegio di parlare, per oltre un'ora, con donna Anna Cavalieri, madre del santo dalla quale apprese moltissime informazioni sulla vita di Alfonso.

A padre Tannoia si deve la raccolta delle fonti storiche sulla vita del de Liguori, e la redazione della grande biografia, in quattro volumi, ristampata solo alla fine del mille ed ottocento oltre al privilegio di aver ascoltato, dalla viva voce dei testimoni, la grandezza del vescovo.

Antonio Benedetto Tannoia nasce il 26 ottobre 1727 a Corato. I coniugi Tannoia-Tondi attesero ben  quindici anni, prima di veder la nascita del bimbo, tanto che all'anagrafe lo chiamarono con quei nomi che indicano l'avvenuta gioia.

Ancora adolescente, perde il padre e con la madre si trasferisce a Lacedonia: sono anni bui per il piccolo nucleo familiare, soprattutto appesantiti dalla perdita dell'amato genitore.

A diciotto, a seguito di una missione predicata dai Padri redentoristi, a Corato, il giovane conosce la spiritualità dell'Istituto, evidenziata come scriveva la Regola, nel seguitare le vestigia di nostro Signore Gesù Cristo nel predicare la Buona novella ai poveri.

Innamorato del carisma alfonsiano e del suo ideale di santità, il 16 ottobre 1746 è a Deliceto come novizio. In questa casa, vide per la prima volta sant'Alfonso. 

La descrizione che il giovane fa del santo ha dell'incredibile: in lui, cosi povero e dimesso, risplende la santità. Se il tempo passa, l'umiltà del santo resta, facendo eco a quella testimonianza che sempre ha illuminato il suo cammino di uomo, consacrato e pastore.

Ordinato sacerdote e di salute cagionevole il suo percorso esistenziale lo vide coadiutore alla guida del nascente istituto: maestro dei novizi (1752-1764), procuratore generale (1769-1780),consultore (1780-1787).

Il ruolo cardine del suo apostolato fu, soprattutto, come formatore delle giovani leve della  prima storia redentorista. In dodici anni, moltissimi passarono sotto la sua guida divenendo dei perfetti missionari.

Leggendo il Vero redentorista, tratto da una serie di scritti del fondatore, Alfonso voleva l'aspirante missionario: innamorato di Dio e distaccato da tutto ciò che non appartiene ai valori descritti nel vangelo. Questo fu il contenuto a cui ispirava il proprio lavoro padre  Tannoia.

Oltre alle doti di ottimo religioso ed eminente storico fu un profondo conoscitore del mondo della api, di cui scrisse anche un trattato.

Uomo pratico e profondo, morì il 12 marzo 1808, nella comunità di Deliceto anelando ai beni eterni del cielo.

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