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Un servizio di EWTN News

L'anno di Giovanni Paolo II, l'università come luogo di incontro tra fede e ragione

“In che senso voi, universitari, siete invitati a lavorare nella vigna personale della vostra vita, in questo periodo per voi così importante e decisivo? (…)

L’umanità ha bisogno di personalità equilibrate, mature, generose, comprensive, superiori ad ogni egoismo. E questo è proprio il tempo prezioso della vostra formazione intellettuale, morale, affettiva, per i compiti che vi attendono nella società e per quelli che assumerete un giorno nella famiglia che sarete chiamati a formare e che fin da oggi deve polarizzare le vostre energie morali, al fine di essere domani quei padri e quelle madri che Dio vuole, che la Chiesa attende.

Impegnatevi nell’approfondimento della vostra fede cristiana. L’odierno vivo contrasto delle varie mentalità derivate da diverse filosofie e il pluralismo ideologico esigono una più profonda e chiara conoscenza della propria fede per poterla vivere e testimoniare con più serena convinzione. Al di là delle tensioni e delle crisi, provocate dalle ideologie anti o acristiane, c’è oggi tanto bisogno di studio serio e metodico della Rivelazione, per comprendere che non c’è contrasto tra fede e scienza, e come la scienza nelle sue applicazioni deve anche essere illuminata dalla fede. Questo deve essere anche il vostro gioioso impegno di Universitari! Impegnatevi, infine, a vivere in “grazia”!”

Era il 18 dicembre 1979, Giovanni Paolo II inaugurava una tradizione che lo ha accompagnato per tutto il pontificato ed è proseguita anche nel pontificato di Benedetto XVI: l’incontro con gli universitari romani prima di Natale.

La attenzione al mondo universitario è stata fondamentale nel pontificato di Giovanni Paolo II che da giovane del resto aveva insegnato all’università e nella pastorale giovanile aveva investito molto tempo nel suo periodo come vescovo di Cracovia.

Nei suoi viaggi c’era sempre almeno una tappa in ogni paese in una struttura universitaria, e a Roma  oltre all’appuntamento di Natale c’era anche la messa per l’inizio dell’anno accademico delle Università pontificie.

C’erano poi visite ed udienza durante tutto l’anno e l’appuntamento di Pasqua con i ragazzi UNIV  gli universitari di tutto il mondo legati all’ Opus Dei.

Con loro il Papa tornava spensierato come quando era a Cracovia. I ragazzi spesso organizzavano dei piccoli spettacoli nel cortile di San Damaso per il Papa. O anche a Castelgandolfo che d’estate diventava un vero punto di incontro per giovani. Il Papa apriva il giardino per ricevere ragazzi di tutto il mondo con serate davanti al fuoco e canti.

Erano i primi anni ’80 e il mondo era ottimista, ma Giovanni Paolo II sapeva benissimo che lo yuppismo non avrebbe portato la felicità.

Nel 1993 dopo la Giornata Mondiale della Gioventù celebrata a Denver in Colorado il Papa propone una riflessione agli studenti romani: “I giovani allora avanzano verso il futuro con la forza della loro fresca energia e lo sguardo fisso su Cristo. I loro volti sono “raggianti”, i loro volti “non sono confusi” e la “vergogna di essere uomo”, instillata purtroppo da diversi “maestri del sospetto” della nostra epoca, cede il campo alla luce che è Cristo. La falsità emergente non di rado anche nei mass media cede il campo alla verità! I fallaci sentieri dell’esistenza si tramutano in vie maestre convergenti in Cristo, “via, verità e vita””.

Nel 2000 nel discorso per il Giubileo degli universitari il Papa mette in luce la necessità della ragionevolezza della fede: “Radicato nella prospettiva della verità, l’umanesimo cristiano implica innanzitutto l’apertura al Trascendente. E’ qui la verità e la grandezza dell’uomo, l’unica creatura del mondo visibile capace di prendere coscienza di sé, riconoscendosi avvolta da quel Mistero supremo a cui la ragione e la fede insieme danno il nome di Dio. Occorre un umanesimo in cui l’orizzonte della scienza e quello della fede non appaiano più in conflitto.

Non ci si può tuttavia accontentare di un riavvicinamento ambiguo, come quello favorito da una cultura che dubiti delle stesse capacità veritative della ragione. Si rischia, per questa strada, l’equivoco di una fede ridotta al sentimento, all’emozione, all’arte, una fede insomma privata di ogni fondamento critico. Ma non sarebbe, questa, la fede cristiana, che esige invece una ragionevole e responsabile adesione a quanto Dio ha rivelato in Cristo. La fede non germoglia sulle ceneri della ragione! Esorto vivamente tutti voi, uomini dell’Università, a fare ogni sforzo perché sia ricostruito un orizzonte del sapere aperto alla Verità e all’Assoluto”.

Per rileggere i testi di Giovanni Paolo II dedicati all’università basta visitare il sito della Congregazione della Educazione Cattolica. Molti sono testi profetici.

E molte università conservano foto e testi delle visite di Giovanni Paolo II. Da Ca'Foscari, alla Università di Pisa o alla Lumsa in Italia, ma anche in Polonia e Stati Uniti.  

 

 

 

 

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