In quella tiepida serata romana del 1978, in piena “ottobrata” – mese magico per la Città Eterna – in molti accorrono in piazza San Pietro: e’ attesa la nuova “fumata” dal Conclave, per l’elezione del nuovo Pontefice. L’attesa è spasmodica, come sempre, ma forse ancora di più, perché questo è l’anno “dei tre Papi”.
La vita, il pensiero, l'eredità e le gesta di Giovanni Paolo II è un bene al presente e può essere una luce anche per le generazioni future. Prende l’avvio oggi una Conferenza Internazionale online di 3 giorni in occasione dei 100 anni della nascita di Giovanni Paolo II.
Uno degli appuntamenti di inizio anno che Giovanni Paolo II non ha mai mancato è quello con le autorità locali di Roma e del Lazio. L’udienza per gli “auguri di inizio anno “ era una occasione per il Pontefice di mettere a fuoco le problematiche della città e di farlo in pubblico. I discorsi non erano politici, ma erano sociali.
La giornata del 6 gennaio per Giovanni Paolo II fin dall’inizio del pontificato ha avuto un significato speciale. La celebrazione in San Pietro solenne e anche occasione per la ordinazione di nuovi vescovi. E poi la visita privatissima all’inizio al Presepe dei Netturbini fuori Porta Cavalleggeri.
Fin dall’inizio del suo pontificato Giovanni Paolo II ha avuto nel cuore una attenzione speciale alla famiglia. Nella messa del 31 dicembre del 1978 alla chiesa del Gesù dove si era recato per il Te Deum di fine anno il Papa eletto da pochi mesi mi se subito al centro la sfida che la Chiesa si trovava ad affrontare,
Per Giovanni Paolo II il Natale è sempre stato l’occasione di pensare a coloro che sono senza pace. Si perché in guerra sia perché in ricerca. Il
“La scena internazionale continua ad essere turbata da preoccupanti tensioni. Non possiamo non ricordare le pesanti sofferenze che hanno afflitto e che ancora affliggono tanti nostri fratelli e sorelle nel mondo: migliaia di vittime innocenti nei gravissimi attentati dell’11 settembre scorso; innumerevoli persone costrette ad abbandonare le loro abitazioni per affrontare l’ignoto e talvolta la morte cruenta; donne, vecchi e bambini esposti al rischio di morire di freddo e di fame”.
“Tutte le generazioni dei Romani; tutte le generazioni dei cristiani e tutto il Popolo di Dio. Essi sembrano dire: Va’! Onora il grande mistero nascosto fin dall’eternità, in Dio stesso. Va’, e da’ testimonianza a Cristo nostro Salvatore, figlio di Maria! Va’, e annuncia questo particolare momento; nella storia il momento di svolta della salvezza dell’uomo.
In un mondo frantumato c’è una nostalgia di riconciliazione. Da questo parte la riflessione della sesta assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Era il 29 settembre del 1983. Il 29 ottobre l’Assemblea si chiude con una Via Crucis di tutti i padri Sinodali che come ricorda Giovanni Paolo II nella messa finale fa si che “Mediante la meditazione della Passione di Cristo ci siamo inseriti nella corrente dell’Anno della Redenzione, che si va manifestando nelle singole Chiese. In Roma ci incontriamo con essa nelle parrocchie, nelle singole Basiliche della città, e in particolare in San Pietro”.
Per Giovanni Paolo II il Concistoro fu davvero uno strumento di governo della Chiesa. Gli appuntamenti per la creazione di nuovi cardinali erano sempre accompagnati da incontri di lavoro che rendevano quelle giornate non solo un festa per la Chiesa ma una vera occasione di sinodalità.
“Giovanni Paolo II modificò radicalmente la tradizionale “Ostpolitik” vaticana guidata dall’arcivescovo Agostino Casaroli e orientata al compromesso con i Governi comunisti. Dall’inizio del suo pontificato iniziò una linea più dura nei confronti dei governi comunisti”.
“Voi Romani! A quanti secoli risale questo saluto? Esso ci riconduce ai difficili inizi della fede e della Chiesa, la quale proprio qui, nella capitale dell’antico Impero, ha superato, durante tre secoli, la sua prova di fuoco: prova di vita. E ne è uscita vittoriosa. Gloria ai Martiri e ai Confessori! Gloria a Roma Santa! Gloria agli apostoli del Signore! Gloria alle catacombe, e alle basiliche della Città Eterna!”.
Il 25 ottobre del 1980 si chiudeva in Vaticano la Assemblea Sinodale dedicata alla famiglia cristiana.
A Roma, esiste uno spazio della memoria dedicato a Karol Wojtyła: è il “Centro di Documentazione e Studio del Pontificato di Giovanni Paolo II”. L’istituzione appartiene alla “Fondazione Vaticana Giovanni Paolo II”, istituita il 16 ottobre 1981. Raccogliere e custodire documenti, oggetti, memorie del suo lungo pontificato per farne materia di ricerca, studio, approfondimento: questo, l’obiettivo del Centro Studi.
“Gli eventi ecclesiali sono (…) più difficili a farsi cogliere per coloro che li guardano, lo dico col massimo rispetto per tutti, al di fuori di una visione di fede e ancor più a essere espressi per un largo pubblico che ne percepisce difficilmente il vero senso”.
Le celebrazioni per il centenario della nascita di Giovanni Paolo II continuano nonostante le difficoltà imposte dalla pnademia. In occasione dei cento anni dalla nascita di Karol Wojtyła l’Istituto Polacco di Vienna ha allestito una mostra fotografica dal titolo “Giovanni Paolo II, Apostolo della Pace”.
“Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità e nella sua profondità. In questa preghiera ripetiamo molte volte le parole che la Vergine Maria udì dall’Arcangelo e dalla sua parente Elisabetta. A queste parole si associa tutta la Chiesa”. Era il 29 ottobre del 1978 quando Giovanni Paolo II da poco eletto al Soglio di Pietro prima della preghiera dell’Angelus ricordava ai presenti questa sua predilezione.
C’è una vera urgenza nella Chiesa, quella della missione ad gentes: “ Sono necessari evangelizzatori dall’entusiasmo e dalla passione apostolica del Vescovo Daniele Comboni, apostolo di Cristo tra gli africani.
“Famiglia di nazioni”, così Giovanni Paolo II definì nel 1995 in un discorso storico, le Nazioni unite. Era una novità assoluta e proprio nel momento in cui l’Onu affrontava un periodo di crisi.
Anch’io ho avuto il privilegio nei miei anni giovani di approfittare di questa sua disponibilità di penitenza”. Il penitente è Giovanni Paolo II e il confessore Padre Pio. Non è certo un segreto che Giovanni Paolo II avesse una ammirazione particolare per Padre Pio. Il loro era stata un primo incontro speciale dal quale il giovane sacerdote polacco, era il 1948. Era uscito pensando che il frate fosse certo un santo, ma un po’ fuori di testa perché gli aveva predetto in qualche modo che sarebbe diventato Papa.