venerdì, novembre 22, 2024 Donazioni
Un servizio di EWTN News

Diplomazia pontificia, Georgia, Taiwan, la libertà religiosa in Europa

Bandiere della Georgia e della Santa Sede

Ancora non si sa quando Papa Francesco riprenderà a ricevere visite che non siano le consuete visite di tabella degli officiali vaticani. Ci sono alcuni incontri previsti per il prossimo giugno, ma ancora non confermati, né smentiti. Intanto, Papa Francesco continua la sua “diplomazia al telefono”, e dopo aver sentito il Cancelliere di Germania Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente cipriota Nikos Anasiades e il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan, la scorsa settimana ha ricevuto una telefonata dalla presidente di Georgia Salome Zourabchivili e del premier greco Mistokatis. 

Per quanto riguarda il panorama europeo, si registra in questa settimana la presa di posizione della COMECE sul trattamento degli anziani in tempo di coronavirus e quella della FAFCE sul tema della maternità surrogata in Ucraina.

La telefonata tra Papa Francesco e la presidente di Georgia

Lo scorso 13 maggio, Papa Francesco ha ricevuto una telefonata da Salome Zourabichvili, presidente della Georgia. La telefonata è parte di una serie di telefonate con i vari leader internazionali della presidente che stanno avendo luogo in questi giorni. Papa Francesco è stato in Georgia nel 2016, e ha spesso citato di quel viaggio l’impressione che gli ha fatto il Patriarca ortodosso Ilia II.

Secondo la nunziatura apostolica di Georgia e Armenia, la conversazione tra i due è stata su “temi di comune interesse e preoccupazione”. Il Papa – prosegue la nota della nunziatura – “ha caldamente ricordato la sua visita in Georgia nel 2016 e confermato il suo supporto alla nazione”:

La Georgia ha anche visto la visita del Segretario di Stato vaticano, il Cardinale Pietro Parolin, alla fine di dicembre 2019. Il Cardinale Parolin ha celebrato vari anniversari per il mondo cattolico in Georgia, dai 25 anni dello stabilimento della Caritas nel Paese fino ai 30 anni di presenza stimmatina.

La telefonata tra Papa Francesco e il primo ministro di Grecia

Lo scorso 14 maggio, il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha avuto un colloquio telefonico con Papa Francesco. Temi del colloquio sono stati gli effetti della pandemia da Covid 19, tutela dei migranti e rispetto dell'ambiente. Secondo l'agenzia greca ANA-MPA e quando la situazione della pandemia lo consentirà, il premier ha invitato Papa Francesco a fare visita in Grecia e nei luoghi storici dove la tradizione celebra l'attività e il passaggio di San Paolo che nei pressi dell'Acropoli, esattamente all'Aeropago, tenne un famoso discorso agli ateniesi sul dio ignoto.

Il viaggio in Grecia seguirebbe il trend dei viaggi ecumenici. Nelle intenzioni, il viaggio dovrebbe avere delle tappe insieme al Patriarca Ecumenico Bartolomeo, e si dovrebbe unire ai viaggi che sono allo studio a Cipro, dove c’è l’ultimo muro d’Europa, e in Montenegro, dove tra l’altro c’è una querelle intraortodossa difficile da sbrogliare.

La COMECE ricorda: i vecchi hanno gli stessi diritti alla vita di chiunque altro

Nel tempo della pandemia, è successo anche che si sia pensato di considerare gli anziani come più difficilmente curabili, e quindi di lasciarli al loro destino. Il dicastero Laici, Famiglia e Vita aveva dato l’allarme, mentre i numeri del Belgio facevano pensare ad una “eutanasia nascosta”.

La Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea (COMECE), che ha sede a Bruxelles e monitora le attività delle autorità europee, ha lanciato di nuovo l’allarme anziani in una nota diffusa lo scorso 13 maggio.

La nota si basa sui dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, in cui si notava come più del 95 per cento dei morti per COVID 19 in Europa sono persone di più di sessanta anni di età.

La COMECE afferma che gli anziani “hanno lo stesso diritto alla vita e alla salute di chiunque altro”, ricorda che il diritto di tutti alla cure è stabilito dall’articolo 35 della Carta dell’Unione Europea, nota che, di fronte alle emergenze, in alcuni casi gli ospedali “sono stati forzati a dare priorità a dare precedenza a pazienti più giovani piuttosto che a quelli più vecchi”.

Padre Manuel Barrios Prieto, segretario generale della COMECE, ha sottolineato che “decisioni difficili riguardo cure mediche che possono salvare la vita saranno evitate in futuro solo se investiamo sostanzialmente nel nostro sistema sanitario e implementiamo politiche che supportino davvero le famiglie”.

La COMECE chiede che le famiglie “ricevano particolare attenzione dell’autorità politica”, e allo stesso tempo chiede al Commissario Europea di presentare il suo rapporto sulla demografia e il Libro Verde sull’invecchiamento che sia “inclusivo di un ampio focus sulla situazione degli anziani nell’attuale pandemia del COVID 19.

Per questo motivo, la COMECE ha stabilito un gruppo di lavoro ad hoc con la Federazione delle Associazioni delle Famiglie Cattoliche in Europa (FAFCE), per elaborare un documento di riflessione che si focalizzi sulla cura per gli anziani e che porti nel dibattito la necessità di mettere al centro gli interessi e i diritti degli anziani.

La FAFCE contro la maternità surrogata

Ha suscitato una forte reazione dei vescovi ucraini, il video di una società intermediaria di maternità surrogata in Ucraina che mostra una cinquantina di bambini nati dall’utero in affitto in attesa dei “genitori” che hanno chiesto il servizio e che non possono varcare il confine per via della pandemia.

In un comunicato del 15 maggio, Vincenzo Bassi, presidente della FAFCE, ha sottolineato che “di fronte a queste immagini non si può rimanere in silenzio”, perché “questi bambini hanno bisogno di una famiglia e non possono essere trattati come oggetti di mercato”.

Il presidente della FAFCE ha sollecitato “tutte le autorità interessate fare i passi necessari affinché venga applicata l’istituzione della adozione internazionale”.

La FAFCE aveva già denunciato la diffusione della pratica della maternità surrogata in tutto il mondo in una risoluzione del board del 2016, dove si sottolinea che “questo piano inclinato verso il diritto al bambino, senza rispetto per la dignità umana e i fondamentali principi etici” rappresenta una minaccia alla dignità umana.

Il presidente Bassi ha anche “ribadito la chiamata ai decisori europei di prendere tutte le misure necessarie per bandire la pratica della maternità surrogata a livello internazionale”.

Libertà religiosa, una lettera aperta al presidente della Commissione EU

(La storia continua sotto)

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Fino a quest’anno, la Commissione UE ha avuto un inviato speciale per la libertà religiosa. La posizione era stata creata nel 2016, a seguito del conferimento del Premio Carlomagno a Papa Francesco, ed era stata occupata da Jan Figel. Questi aveva ottenuto anche alcuni buoni successi, come la liberazione di Asia Bibi, la donna pakistana cristiana che era stata condannata a morte per blasfemia.

Fino ad ora, la commissione presieduta da Ursula von der Leyen non ha ancora ristabilito l’inviato speciale per l’Unione Europea. Per questo, lo scorso 14 maggio, una serie di esperti sulla libertà religiosa internazionale hanno inviato all’Unione Europea una lettera aperta, chiedendo maggior impegno nella protezione del diritto fondamentale alla libertà religiosa a tutto il mondo.

La lettera è nata all’Interno della Tavola rotonda sulla libertà religiosa internazionale.

Nella lettera, gli esperti notano i crescenti attacchi alla libertà religiosa o credo in tutto il mondo, così come gli attacchi alla libertà di pensiero, coscienza e religione in tutto l’ultimo decennio e chiede all’Unione Europea di essere leader nel difendere questi diritti a livello internazionale.

Secondo i numeri, l’83 per cento della popolazione mondiale ha vissuto in nazioni livelli di restrizioni alti o molto alti e ostilità nel 2017. La percentuale era del 79 per cento nel 2015, del 74 per cento nel 2014 e del 68 per cento nel 2007.

C’è stata, dunque, una crescita esponenziale delle restrizioni religiose, che hanno diverse forme: dalle leggi della blasfemia in Pakistan alle leggi anti conversione in India, fino agli attacchi concreti a persone prese di mira a causa della loro religione, come i musulmani in Nuova Zelanda, i cristiani in Sri Lanka, gli ebrei a San Diego, la crisi dei Rohingya in Myanmar.

Taiwan sarà supportata dalla Santa Sede per diventare osservatore all’Organizzazione Mondiale della Sanità?

Taiwan è un esempio di successo nel gestire la pandemia. Da più di un mese, nell’isola non ci sono stati casi di contagi da coronavirus, mentre da poco più di una settimana non ci sono contagi arrivati dall’estero.

Taiwan ha subito affrontato il rischio pandemia, e ha anche avvertito l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nella quale però non ha status.

Così, dagli Stati Uniti è partita la richiesta, condotta da tre deputati del Congresso, di consentire a Taiwan di essere invitato a partecipare come osservatore alla Assemblea Mondiale della Salute di quest’anno”.

I parlamentari USA hanno sottolineato che “tra il 2009 e il 2019, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rifiuto 130 richieste di Taiwan su 187 e che la Repubblica Popolare Cinese ha fatto varie pressioni perché non invitasse il Paese – che Pechino considera “una provincia ribelle” –come osservatore agli ultimi tre incontri mondiali.

Il supporto degli Stati Uniti lascia pensare alla volontà di usare Taiwan in chiave anti-cinese, per aumentare le pressioni e portare a degli interventi. Taiwan, allo stesso modo, è in cerca di riconoscimento internazionale, e la Santa Sede è l’unico partner affidabile.

La Santa Sede è silente sulla questione, un po’ perché non vuole indispettire la Cina, e un po’ perché sta cercando di comprendere il modo migliore di affrontare la situazione. Di certo, nel momento in cui si sta delineando il rinnovo dell’accordo con la Cina sulla nomina dei vescovi, la Santa Sede non tenderà a prendere posizione per Taiwan o per nessun altro Stato.

Irlanda, il Primo Ministro si incontra con i vescovi

In vista della “fase 2” di contrasto al coronavirus, Leo Varadkar, Taoiseach (Primo Ministro) di Irlanda ha incontrato il 14 maggio gli arcivescovi Eamon Martin, Diarmuid Martin e Kieran O’Reilly nelle loro qualità di presidente, vice presidente e segretario della Conferenza Episcopale Irlandese.

L’incontro è avvenuto con lo scopo di scambiare opinioni sulla riapertura dei luoghi di culto durante l’estate. La Chiesa ha condiviso le informazioni sul lavoro che hanno fatto a tutti i livelli per sviluppare un piano nazionale per la riapertura sicura della Chiesa e ha detto che farà la sua parte nell’applicare pubbliche misure sanitarie.

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