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Un servizio di EWTN News

La Lettonia è “Terra di Maria”. E lo conferma nel 30esimo della sua indipendenza

L'immagine di Maria nel santuario di Nostra Signora di Aglona

La Lettonia era parte di quel territorio nel Baltico che era stato nominato, a seguito delle “crociate del Nord”, come “Regno di Maria”. E c’è, in Lettonia, una devozione incredibilmente ecumenica verso il santuario di Nostra Signora di Aglona, che a Ferragosto accoglie pellegrini cattolici, certo, ma anche luterani. Ed è proprio a Nostra Signora di Aglona che le quattro denominazioni cristiane di Lettonia hanno di nuovo posto la nazione sotto la protezione della Vergine Maria.

C’erano l’arcivescovo cattolico di Riga Zbignevs Stankevics; l’arcivescovo luterano Janis Vanags; il vescovo della chiesa battista Kaspars sterns; e il vescovo Janis Sicevskis.

L’arcivescovo Stankevics ha affermato che “è importante ripensare l’identità della Lettonia”, specialmente in un momento in cui si vive una “emergenza che è allo stesso tempo una opportunità per comprendere in modo concreto cosa significa attuare questa chiamata lettone alla maternità”, che in questo contesto è “sinonimo di preoccupazione il bene comune”.

L’arcivescovo Stankevics ha sottolineato che l’appello della Lettonia per la maternità si può prendere da alcuni simboli nazionali, come il monumento della Libertà e il cimitero della Madre Lettonia.

L’arcivescovo Stankevics ha ricordato che la Livonia nel 1215 “ottenne il privilegio di essere chiamata “Terra Mariana”, e questo fatto ha anche una dimensione spirituale perché “nelle guerre, nelle epidemie o nei disastri naturali, le persone hanno sempre rivolto gli occhi al cielo, chiedendo l’aiuto di Dio”.

L’indipendenza della Lettonia venne raggiunta dopo anni di dominio sovietico il 4 maggio 1990, quando 134 deputati del Consiglio Supremo su 201 votarono la dichiarazione sul “Ripristino dell’Indipendenza della Repubblica Lettonia, stabilendo un primo periodo di transizione che avrebbe portata alla convocazione del Parlamento.

Il 4 maggio, dunque, si è tenuta la dedicazione della Lettonia a Nostra Signora, Regina della Terra di Maria, con una preghiera in cui veniva chiesto di aiutare a “superare il male che è così facilmente radicato nel cuore dell’uomo moderno”.

È stata una festa a ranghi ridotti. Festa a cui si sarebbe aggiunta la gioia per l’apertura del mosaico di Nostra Signora di Aglona nella Basilica dell’Annunciazione a Nazareth in Terrasanta, mosaico che sarebbe stato installato nella galleria all’aperto della Basilica, dove già ci sono diverse raffigurazioni della Madonna da tutto il mondo.

La decisione è solo rinviata, probabilmente – ha detto Janis Smenters, capo del ramo lettone dell’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro a Gerusalemme – al prossimo novembre.

Nel frattempo, proseguono i lavori di restauro della Cattedrale di Riga, dedicata a San Giacomo. Nella guglia della cattedrale di Riga c’è una capsula, aperta negli scorsi giorni dall’arcivescovo di Riga. C’erano all’interno due messaggi del 1982, uno dalla parrocchia della cattedrale di San Giacomo e l’altro dal Ministero della Cultura della Repubblica Socialista di Lettonia e dall’Ispettorato per la protezione di monumenti architettonici a Riga.

Parte della storia della cattedrale è scomparsa. Come tradizione, nella capsula della cattedrale era stata inserita la storia della costruzione, e la prima capsula fu posta il 2 giugno 1756. Ma, quando la capsula fu riaperta nel 1982, si notò che i documenti erano danneggiati dal tempo, il testo era sfocato e illeggibile, e il testo della precedente capsula non è mai stato letto.

Secondo il ministero della Cultura della Repubblica Socialista di Lettonia trovato nella capsula, si sa che la pergamena di fondazione è stato depositato presso il Museo di Storia e Navigazione di Riga, in cui si spiega anche come il gallo precedentemente posto sulla sommità della cattedrale fosse stato sostituito dopo che negli anni Settanta del XX secolo fu abbattuto da delle folate di vento.

un peccato che non conosciamo il nome del produttore del nuovo gallo tridimensionale, che purtroppo sembra essere perso nella storia, perché né i messaggi trovati né altri documenti ufficiali contengono queste informazioni, nonostante siano passati solo 38 anni", ha detto Dāvis Priede, il direttore dei lavori di restauro della Cattedrale di Jacob, sottolineando che tali informazioni sarebbero sicuramente interessanti non solo per gli storici, ma anche per i suoi colleghi - maestri che stanno lavorando al restauro della chiesa oggi.

I documenti ritrovati sono comunque altrettanto interessanti. Vi si legge che nel 1982 c’erano almeno 179 congregazioni cattoliche in Lettonia, sebbene il numero dei cattolici era stimato in 250 mila persone. Quasi tutte le congregazioni avevano la propria chiesa o casa di preghiera, ad eccezione di alcune che tenevano servizi nelle chiese luterane.
“Sono fatti importanti – afferma l’arcivescovo Stankevics – perché mostrano come la fede abbia unito congregazioni cristiane di diverse confessioni in Lettonia e come abbiano collaborato tra loro durante gli anni sovietici".

Altri dati: il seminario di Lettonia opera quasi senza interruzione dal 1920, e secondo il messaggio nell’estate del 1982 c’erano 29 studenti nel seminario, che provenivano anche da altre repubbliche sovietiche. Nel 1982, c’erano in Lettonia 145 sacerdoti, e 116 di loro lavorano in Lettonia e altri 29 in altre Repubbliche dell’Unione Sovietica: 16 in Ucraina, 5 in Bielorussia, 2 in Georgia, 1 in Estonia, 3 in Kazakhstan, 1 in Moldavia e 1 in Russia.

Nel Messaggio del Ministero della Cultura, si legge che “durante questo periodo, i monumenti culturali sono protetti sulla base della legge sovietica della Repubblica socialista del 29 ottobre 1976 sulla protezione e l'uso dei monumenti storici e culturali. Legge della Repubblica socialista sovietica del 23 dicembre 1977 sulla protezione e l'uso dei monumenti storici e culturali. Tutti i monumenti storici e culturali situati nel territorio della SSR lettone sono protetti dallo stato”.

Si tratta, però, probabilmente di una manipolazione. Il Cardinale Janis Pujats, al tempo decano della cattedrale e cancelliere della Curia, ha detto di non ricordare che lo Stato sovietico abbia aiutato in alcun modo a ripristinare la cattedrale o il suo gallo, ma piuttosto che le chiese furono espropriate e lo Stato chiese ingenti tasse solo per la possibilità di preservarle. Furono i fedeli a preservare le chiese, pagando le tasse e mantenendo le chiese in ordine, senza alcuna assistenza da parte dell'Ispettorato per la protezione dei monumenti architettonici dello Stato o di Riga. Tutte le riparazioni, compresa la fabbricazione del gallo, furono eseguite esclusivamente a spese della congregazione.

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