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L'Anno di Giovanni Paolo II, Rendenzione e Misericordia i limiti imposti da Dio al male

“L’uomo peccatore sa pure che Dio è misericordia e che tale misericordia è infinita: Dio è sempre pronto a perdonare e a rendere nuovamente giusto l’uomo peccatore”.

É una frase di Giovanni Paolo II, non tratta dalla sua bellissima enciclica Dives in misericordia del 1980 , ma dal suo ultimo libro Memoria e identità pubblicato a febbraio del 2005.

Una sorta di testamento di teologia politica che il Papa polacco aveva scritto come in molti altri casi con il sostegno del cardinale Ratzinger che fu quello che infatti lo presentò alla stampa mondiale.

“Non c’è sofferenza che Egli non sappia trasformare in strada che conduce a Lui”, dice Ratzinger, e aggiunge che la Dives in Misericordia va letta insieme alla Redemptor Homins scritta nel 1979.

L’allora Prefetto della Congregazione per la Fede spiega il percorso del libro che , dice, ci permette uno sguardo alla biografia interiore di Giovanni Paolo II grazie ad una serie di questioni che partono dalla questione del Male, partendo dalle esperienze in Polonia.

La guerra, le dittature. “ Nasce necessariamente la questione: perché questo potere del male ? Da dove viene il male, che cosa dobbiamo fare per vincerlo?”

E arriva alla conclusione attraverso il messaggio di Santa Faustina Kowalska della “ Divina Misericordia”. Per il Papa, dice Ratzinger, è la traduzione concreta della parola Redenzione. E’ una traduzione in termini esistenziali.

Prosegue il cardinale nel testo pubblicato come introduzione al volume Memoria e Identità nella edizione del 2006: “Per Giovanni Paolo II i concetti di redenzione e di misericordia divina formano un’unica verità”.

In Memoria e Identità Giovanni Paolo II scrive: “ Se la Redenzione costituisce il limite divino posto al male, ciò non avviene che per questo motivo: in essa il male viene radicalmente vinto con il bene, l’odio con l’amore, la morte con la risurrezione”.

Più avanti parlando del Mistero della Misericordia il Papa polacco parte dal testo del Miserere per arriva alla mistica di Suor Faustina: “ E’ significativo che suor Faustina abbia visto questo Figlio come Dio misericordioso, contemplandolo però non tanto sulla croce, quanto piuttosto nella successiva condizione di risorto nella gloria. Ella ha perciò collegato la mistica della misericordia con il mistero della Pasqua in cui Cristo si presenta vittorioso sul peccato e sulla morte”.

E’ chiaro quindi il legame con la II domenica di Pasqua, la domenica che Giovanni Paolo II ha voluto fosse dedicata alla Divina Misericordia.

Ma si va oltre. Giovanni Paolo II dice di citare suor Faustina  perché “appartiene al nostro tempo”. Scrisse il suo “Diario” le cui parole  ai sopravvissuti della II Guerra Mondiale “appaiono come un particolare Vangelo della Divina Misericordia, scritto secondo la prospettiva del XX secolo. I contemporanei hanno compreso questo messaggio. Lo hanno compreso attraverso il drammatico accumularsi del male durante la II Guerra Mondiale e attraverso la crudeltà dei sistemi totalitari.

Fu come se Cristo avesse voluto rivelare che il limite imposto al male, di cui l’uomo è artefice e vittima, è in definitiva la Divina Misericordia. Certo in essa vi è anche la giustizia, ma questa da sola non costituisce l’ultima parola dell’economia divina nella storia del mondo e nella storia dell’ uomo. Dio sa sempre trarre il bene dal male, Dio vuole che tutti siano salvi è possano raggiungere la conoscenza della verità: Dio è Amore. Cristo crocifisso e risorto, coì come apparve a suor Faustina, è la suprema rivelazione di questa verità”.  Giovanni Paolo II l’aveva canonizzata nel 2000.

Significativo ricordare che proprio mentre veniva pubblicato nel mondo in 10 lingue il libro Memoria e identità, Giovanni Paolo II tornava in ospedale e di fatto da allora non avremmo quasi sentito più la sua voce. Ma le sue parole rimangono vivissime anche grazie questo testo.

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