Città del Vaticano , 14 April, 2020 / 3:00 PM
Martedì di Pasqua si arriva alla stazione di San Paolo Fuori le Mura. Di nuovo in pellegrinaggio alla tomba dell’ Apostolo delle Genti.
Della Grande Basilica paleocristiana rimane essenzialmente la tomba e il transetto. Il resto venne completamente distrutto da un vilendo incendio.
E’ una notta estiva del 1823, il 15 luglio, quella che porta distruzione a Roma. La Basilica di San Paolo all’ Ostiense brucia in un rogo che la distrugge. Roma ne viene violentemente segnata. San Paolo era rimasta sostanzialmente la stessa da quando era stata costruita, le sue colonne, una selva di magnifiche colonne sono spolia dei monumenti dell’antica Roma, e saldavano la memoria della città pagana con l’anima della capitale del cattolicesimo.
Ad affrontare la rinascita di San Paolo viene chiamato Leone XII eletto Papa circa due mesi dopo l’incendio. Con decisione assume l’impegno della ricostruzione come prioritario del suo pontificato. Un argomento che viene illustrato da laria Fiumi Sermattei nel volume “Antico, conservazione e restauro a Roma nell’età di leone XII” edito tra i Quaderni regionali delle Marche.
La storica ripercorre il dibattito che infiammò Roma e che portò alla scelta della ricostruzione piuttosto che alle proposte innovative di Giuseppe Valadier: l’edificio sarebbe risorto dove e come era.
A volere il ripristino della basilica come era prima era anche i principi cattolici chiamati a contribuirvi come racconta Carlo Fea.
La fabbrica sarà un modello esemplare per l’architettura sacra europea del XIX secolo. Uno dei personaggi centrali per le decisioni del Papa è Angelo Uggeri segretario della Commissione per la riedificazione della basilica ostiense.
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