Città del Vaticano , 25 March, 2020 / 3:00 PM
In questo mercoledì in cui si celebra la Annunciazione a Maria il cammino penitenziale delle stazioni romane arriva alla tomba di S. Paolo, alla basilica fuori le mura.
Un edificio costruito nel IV secolo lungo la Via Ostiense, dove già alla fine del II secolo una lettera del prete Gaio affermava che si venerasse la tomba dell’Apostolo Paolo, così come si venerava la tomba di Pietro in Vaticano. La è stata quasi tutta ricostruita dopo un devastante incendio nel 1823. Della basilica del IV secolo rimane il transetto, mentre le cinque navate furono ricostruite.
La basilica a cinque navate costruita dagli imperatori Valentiniano II, Arcadio e Teodosio era quasi una copia della grande basilica di S. Pietro in Vaticano costruita sessant’anni prima da Costantino.
Ma rispetto a S. Pietro, l’antica basilica di S. Paolo si conosce molto meglio perché è sopravvissuta molto più a lungo. Mentre S. Pietro fu demolita nel Rinascimento, S. Paolo fu documentata nei più piccoli dettagli poco prima dell’incendio del 1823. S. Pietro e S. Paolo dovevano essere due chiese sorelle, perché il vanto della Chiesa antica di Roma era di avere non solo una tomba di Apostolo, come anche alcune altre Chiese, ma di averne due. Il pellegrinaggio a Roma era perciò nel medioevo il pellegrinaggio alle tombe dei due Apostoli, oltre che alle molte altre tombe di martiri romani.
La basilica oggi è arricchita da un’area archeologica dove sono custoditi i resti dell’antica via sacra che arrivava alla tomba dell’ Apostolo.
In questo periodo la basilica è chiusa e i monaci benedettini che ne curano le liturgie sono in rigida clausura.
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