Vienna, 10 March, 2020 / 9:00 AM
A un anno dalla costituzione della Chiesa ortodossa autocefala in Ucraina, il dibattito per lo “scisma” nel mondo ortodosso non si è placato, e continua, anzi, più acceso che mai. Ma c’è un dialogo ecumenico molto promettente, che punta direttamente alle Chiese ortodosse orientali, e che la Santa Sede sta perseguendo con forza.
Per intenderci, le Chiese ortodosse orientali sono quelle pre-calcedoniche, ovvero quelle con le quali lo scisma si era consumato prima del Concilio di Calcedonia. In realtà, buona parte dei problemi teologici si sono appianate, lo scisma riguardava soprattutto un errore nell’interpretazione dei documenti di Calcedonia. Un disguido per il quale queste Chiese sono state definite per secoli “monofisite”, cioè credenti in una sola natura di Gesù Cristo. Paolo V ha fatto ripartire il dialogo, che oggi è tra i più promettenti del mondo ortodosso.
Dal 24 al 26 febbraio, si è tenuta a Vienna la terza riunione della Commissione Pro Oriente per l’incontro ecumenico tra le Chiese ortodosse orientali e la Chiesa cattolica. Le Chiese ortodosse orientali sono, in particolare, la Chiesa Apostolica Armena nella sua sede di Etchmidazin, la Chiesa Copta ortodossa, la Chiesa ortodossa d’Etiopia Tewahedo, la Chiesa ortodossa sira-malankarese. Il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani era rappresentato da padre Hyacinthe Destivelle.
Si legge in una nota del Pontificio Consiglio che le discussioni “si sono concentrate sullo scambio di informazioni riguardanti i dialoghi ufficiali e non ufficiali tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali”, ma anche sulla preparazione della seconda consultazione della Commissione delle Chiese Orientali (CEE).
Istituita a Vienna nel 2015, la CEE è composta da rappresentanti della Chiesa cattolica e di ciascuna delle Chiese ortodosse orientali. Nel 2016, la prima consultazione della commissione ha discusso di “Segni di comunione e comunicazione dopo la divisione”.
Il 28 febbraio è stato invece presentato a Mosca il documento “Servire la comunione” nella sua traduzione in russo. Il documento è stato redatto e pubblicato lo scorso anno a cura del Gruppo Misto di lavoro ortodosso-cattolico Sant’Ireneo.
Il documento è stato presentato dal co-segretario del Gruppo Sant’Ireneo, Johannes Oeldemann, mentre le diverse parti del documento sono state presentate da padre Destivelle, padre Vladimir Khulap, vice-rettore dell’Accademia di Teologia di San Pietroburgo, e Evgeny Pilipenko, membro del comitato di redazione dell’Enciclopedia Ortodossa.
Il documento è stato poi commentato da Andrey Shishkov, Segretario della Commissione teologica sinodale della Chiesa ortodossa russa; dall’arciprete Vladimir Shmalij, Vice-Rettore della Scuola di dottorato; E. Selivestrova, docente presso la medesima Scuola.
Il gruppo è nato nel 2004, mentre si viveva uno stallo nel dialogo cattolico ortodosso che si centrava proprio sul problema dell’uniatismo. L’iniziativa di avviare il gruppo di lavoro era stata presa dall’Istituto Ecumenico Adam Moehler di Paderborn, con l’intento di riunire un gruppo di teologi cattolici e ortodossi per approfondire gli aspetti più problematici che ancora dividono le loro chiese. Il Gruppo Sant’Ireneo è composto da 26 teologi, 13 ortodossi e 13 cattolici, provenienti da diversi paesi dell’Europa, del Medio Oriente e delle Americhe.
Nel documento “Servire l’unità”, si definiva che “l’unità non si può trovare solo in criteri formali, perché c’è anche una unità di comunione. E accentuare le differenze tra scisma e unità non aiuta il dialogo ecumenico. Sono due dei punti conclusivi del comunicato del gruppo misto di lavoro cattolico ortodosso Sant’Ireneo.
Durante l’ultimo incontro di Trebinije, ol teologi del gruppo Sant’Ireneo hanno anche studiato l’esempio dei conflitti tra Greco Cattolici e Cattolici di rito latino in Polonia e Ucraina nel XX secolo, cosa che mostra “quanto forte le questioni di storia, politica e identità possano pesare sulle interrelazioni anche all’interno della stessa Chiesa”.
Come detto, si è parlato anche dello “scisma ortodosso” che si è consumato in Ucraina, sottolineando che “una risoluzione duratura della questione dipenderà in qualche modo dalla consultazione e il dialogo tra le Chiese di Costantinopoli e Mosca”, dialogo che dovrebbe coinvolgere “anche altre Chiese, non abbracciando solo le tensioni attuali, ma anche questioni teologiche fondamentali, come la natura dello scisma e dell’unità ortodossa.
Il prossimo incontro del gruppo Sant’Ireneo si terrà a Roma nel 2020.
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