Dopo il viaggio di Papa Francesco in Egitto nel 2017, la dichiarazione congiunta, e l’iscrizione dei martiri copti uccisi Libia nel Martirologio Romano con tanto di celebrazione in Vaticano lo scorso 15 febbraio, il dialogo ecumenico con la Chiesa copta ortodossa sembrava andare a gonfie vele. Eppure, con una decisione improvvisa, la Chiesa Copta ha deciso di sospendere il dialogo con la Chiesa Cattolica, e la causa - mai formalmente menzionata, ma cui si fa accenno in maniera che non lascia adito a dubbi – è la dichiarazione Fiducia Supplicans sulle benedizioni non rituali, che apre alla benedizione individuale di persone in una coppia cosiddetta “irregolare”.
Voi “svolgete, a nome di tutta la Chiesa cattolica, un servizio concreto e disinteressato a favore delle Chiese sorelle di Oriente, contribuendo alla preparazione di chierici e di laici che, grazie ai loro studi, potranno servire la missione dell’unico Corpo di Cristo”. Lo ha detto il Papa, stamane, incontrando il Comitato Cattolico per la Collaborazione Culturale con le Chiese Ortodosse e le Chiese Ortodosse Orientali in occasione del 60° anniversario dell’istituzione.
C’è, in India, una Chiesa di rito siro malankarese che è una Chiesa orientale riformata, in piena comunione con la Comunione Anglicana, la Chiesa dell’India del Sud, la Chiesa dell’India del Nord e la Conferenza Internazionale Vetero Cattolica dell’Unione di Utrech. Si chiama Chiesa siro-malankarese Mar Thoma, ed è l’ultima frontiera ecumenica. Il dialogo bilaterale con la Chiesa cattolica si è aperto lo scorso 14 dicembre, in India, ma le relazioni sono di vecchia data, se si pensa che Sua Grazia Philipose Mar Chrysostom, al tempo primate della Chiesa siro-malankarese Mar Thoma, ha partecipato al Concilio Vaticano II come osservatore.
Ci sono già due documenti congiunti, e un terzo sarà probabilmente pronto il prossimo anno, quando Chiesa Cattolica e Chiesa Assira d’Oriente celebreranno i trenta anni di dialogo. Intanto, però, il dialogo ecumenico tra i cattolici e la Chiesa pre-efesina, una realtà principalmente presente nel territorio dell’antica Mesopotamia, continua, e dal 22 al 24 novembre si è tenuta a Roma
Un piano per “affrontare l’attuale conflitto tra Russia e Ucraina e la minaccia di uno scisma nel corpo della Chiesa ortodossa” è stato delineato dal Patriarca greco-ortodosso Teofilo di Gerusalemme, che ha parlato dell’iniziativa anche a Papa Francesco nell’udienza privata avuta con lui lo scorso 29 settembre.
Oggi incontrerà l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, a cementare una sorta di collegamento tra l’arcidiocesi di Milano e l’Egitto, scandito da pellegrinaggi, incontri e anche pastorale negli ultimi anni. Ma il viaggio di Papa Tawadros a Milano prende le mosse da un viaggio che ha avuto un peso ancora maggiore, la settimana trascorsa a Roma per commemorare, insieme a Papa Francesco, i cinquanta anni dal primo incontro tra un Papa di Roma e un Papa della Chiesa ortodossa Copta, Paolo VI e Shenouda.
Si era pensato persino ad un viaggio del Papa in Serbia, che sarebbe stato anche un primo passo verso Mosca, con cui Belgrado ha da sempre ottimi rapporti. E ora c’è la possibilità che un incontro tra Papa Francesco e il Patriarca della Chiesa Ortodossa Serba Porfirije possa invece avere luogo a Koper (Capodistria) dove il 18 e 19 giugno si terrà il Forum per il Dialogo e la Pace nei Balcani. Di certo, a Koper ci dovrebbe essere Porfirije, e potrebbe esserci il Cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Che, intanto, lo scorso 26 aprile ha ricevuto in dicastero il vescovo Andrej (Ćilerdžić) della Chiesa Ortodossa Serba.
L'incontro annuale dei membri dello staff del Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC) e del Dicastero per il Dialogo Interreligioso (DID), in Vaticano, si è svolto presso l'Istituto Ecumenico di Bossey il 26-27 aprile 2023.
Il “cammino verso Emmaus può simboleggiare il percorso ecumenico dei cristiani verso la piena comunione”. Lo ha scritto il Papa nel discorso consegnato stamane ad una delegazione di giovani sacerdoti e monaci delle Chiese Ortodosse Orientali.
È il tema dell’acqua, quello che caratterizza l’incontro tra Papa Francesco e la delegazione ecumenica finlandese che gli fa visita in occasione della festa di Sant’Enrico. L’acqua che testimonia il comune battesimo, l’acqua che va protetta, come testimonia il ciottolo del Mar Baltico donato al Papa dalla vescova luterana, che incentra proprio su questo il suo discorso.
Come ogni anno il Papa ha ricevuto la Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli giunta a Roma in occasione della Solennità dei SS. Apostoli Pietro e Paolo.
L’ecumenismo per Papa Francesco deve essere “battesimale, pastorale e locale”. Lo spiega ai membri della Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse Orientali, che è alla vigilia della pubblicazione di un documento sui sacramenti e si è riunita di nuovo dopo l’incontro online dello scorso anno.
Tre viaggi dal carattere ecumenico, la preparazione di un incontro molto atteso, il lavoro verso due documenti ecumenici su pace e migrazioni, l’attenzione verso la cosiddetta “diplomazia delle religioni” che trova nell’ecumenismo un terreno particolarmente fertile. La Settimana di Preghiera per l’Unità dei cristiani arriva a marcare la fine di un anno denso di avvenimenti, guardando con speranza all’anno che è appena iniziato, e che potrebbe vedere un secondo, molto atteso, incontro di Papa Francesco con il Patriarca di Mosca Kirill.
Cinque anni dopo l’incontro tra Papa Francesco e Kirill, in attesa di un secondo incontro che alcuni pensano possa avvenire in Kazakhstan quest’anno, Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e Patriarcato di Mosca si incontrano per commemorare quell’evento. E quest’anno, il tema dell’incontro è quasi obbligato: la pandemia.
Tre iniziative de Comitato direttivo per il dialogo ortodosso-cattolico, due pubblicazioni del Gruppo Misto di Lavoro tra Chiesa Cattolica e Consiglio Ecumenico delle Chiese: sono questi i prossimi passi del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, puntando a trovare nuovi ponti di dialogo.
Ci sono voluti tre anni di lavoro e una commissione speciale per dare alla luce “Per la vita del mondo”, il primo compendio di dottrina sociale del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. È un documento importante, per due ragioni fondamentali. La prima è che l’idea di una “dottrina sociale” non viene mai accostata alla Chiesa ortodossa. E la seconda è che il documento può anche essere letto come una risposta a “Le basi del Concetto sociale”, il compendio di dottrina sociale che il Patriarcato di Mosca pubblicò nel 2000.
L’Eucarestia alla base del dialogo ecumenico. Lo spiega una ponderosa monografia “Eucarestia: mysterium fidei, mysterium vitae”, scritta dal diacono Ivan Ivanov, della Chiesa Ortodossa Bulgara. Pubblicato per i tipi della Casa editrice dell’Università Sv. Kliment Ohridiski, di Sofia, il libro è il frutto di un lavoro durato venti anni. Un lavoro anche di ponte tra due mondi, quello ortodosso e quello cattolico. ACI Stampa ne ha parlato con il diacono Ivanov.
A un anno dalla costituzione della Chiesa ortodossa autocefala in Ucraina, il dibattito per lo “scisma” nel mondo ortodosso non si è placato, e continua, anzi, più acceso che mai. Ma c’è un dialogo ecumenico molto promettente, che punta direttamente alle Chiese ortodosse orientali, e che la Santa Sede sta perseguendo con forza.
Le Chiese ortodosse orientali “hanno sigillato nel sangue la fede in Cristo e che continuano a essere semi di fede e di speranza anche in regioni spesso segnate, purtroppo, dalla violenza e dalla guerra”. Lo sottolinea Papa Francesco, incontrando una delegazione di Chiese ortodosse orientali in viaggio studio a Roma.
Da un “simbolo di divisione” a un “simbolo d’amore”: il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, spiega così lo storico gesto della reciproca revoca delle scomuniche tra Chiesa Cattolica e Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Un evento durante il quale “i più alti rappresentanti delle due Chiese hanno sollevato dalla memoria e dall’ambiente della Chiesa gli anatemi reciproci del 1054, perché non fosse un “ostacolo al riavvicinamento della carità”.