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Un servizio di EWTN News

Intelligenza artificiale, la Santa Sede firma un appello per il suo sviluppo etico

Il palco del convegno RenAIssance, dove è stato lanciato l'appello per uno sviluppo etico dell'intelligenza artificiale

Il focus dell’Intelligenza Artificiale non deve essere sulla tecnologia, ma piuttosto “per il bene dell’umanità e delll’ambiente, per la nostra casa comune e i suoi abitanti, che sono inestricabilmente connessi”. Al culmine di incontro sul tema dell’intelligenza artificiale, la Pontificia Accademia per la Vita sigla un appello per una intelligenza artificiale etica insieme alla FAO e ad IBM e Microsoft.

Perché – si legge nella dichiarazione – ci vuole “una visione in cui esseri umani e natura sono al cuore di come viene sviluppata l’innovazione digitale, supportata piuttosto che gradualmente rimpiazzata da tecnologie che si comportano come attori razionali ma non sono umani”.

Il tema dell’intelligenza artificiale si è fatto largo tra i temi studiati nella Santa Sede, è stato oggetto di un plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura due anni fa, ma è stato anche parte del lavoro dell’Osservatore della Santa Sede all’UNESCO lo scorso anno, nonché sviluppato in molti documenti multilaterali quando si è arrivati a parlare anche di armi robot o di soldati ibridi, secondo la visione transumanistica.

La Pontificia Accademia per la Vita ha portato avanti questo tema con un convegno, RenAIssance, che punta a studiare il tema dell’intelligenza artificiale e a svilupare una riflessione etica sul tema. Lo studio va a completare lo sabilimento del “Center for Digital Culture” che sta per nascere su iniziativa del Pontificio Consiglio della Cultura, con il coinvolgimento di altre realtà come OPTIC (Ordine dei predicatori per la tecnologia, l’informazione e la comunicazione), e che ha l’obiettivo di essere un punto di riferimento sui temi etici nell’uso della tecnologia.

Il testo licenziato oggi è diviso in tre parti – etica, educazione e diritti – e chiede che le nuove tecnologie “devono essere ricercate e prodotte in accordo con criteri che assicurino che davvero servano l’intera famiglia umana”, come si legge nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

In particolare, la dichiarazione chiede di proteggere la libertà della persona umana – tema centrale, in un mondo in cui l’intelligenza artificiale è usata per controllare le persone. L’impegno deve puntare a creare “condizioni di vita che permettano a gruppi e individui di lavorare per esprimersi pienamente quando possibile”.

La dichiarazione chiede che la tecnologia dell’Intelligenza Artificiale “non deve mai essere usata per sfruttare le persone in alcun modo, soprattutto i più vulnerabili”.

Nella dichiarazione si chiede di sviluppare una educazione all’intelligenza artificiale che passi attraverso “principi di solidarietà e trasparenza”, e che deve essere garantita per gli anziani, cui deve essere fornita opportunità di avere servizi offline mentre si porta avanti la transizione tecnologica.

L’intelligenza artificiale deve essere anche utilizzata per supportare l’educazione, ma anche per seguire “forme di azione che sono socialmente orientate, creative, connettive, produttive, responsabili e capaci di avere un impatto positivo nella vita personale e sociale delle generazioni future”.

Sul lato dei diritti, la dichiarazione chiede “regolamenti e principi che proteggano le persone, in particolare i deboli e quelli meno privilegiati” e l’ambiente, mentre l’impegno etico è cruciale in partenza.

La dichiarazione chiede di mettere “la questione della protezione dei diritti umani nell’era digitale al cuore del dibattito pubblico”, perché è tempo di comprendere quali forme di automazione e attività algoritmica necessitano maggiori responsabilità.

È, questa, l’idea dell’algor-etica, da sviluppare come visione anche nelle agenzie ONU.

Sono sei, conclude la dichiarazione gli approcci che definiscono l’approccio etico dell’intelligenza artificiale: trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, affidabilità, sicurezza e privacy.

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