Roma, 22 January, 2020 / 12:30 AM
San Vincenzo Pallotti (1795-1850) fu uno dei grandi santi della Roma dello Stato Pontificio. Vissuto in un momento storico di grandi mutamenti sociali, la sua azione si svolse, interamente, nella Città eterna e seguì molteplici direzioni pastorali.
Uomo poliedrico ed innamorato di Dio, nel corso della sua attività guardò alle necessità del suo tempo ponendo dei solidi rimedi.
Preghiera, penitenza, amore e null'altro furono i principi del suo lavoro. Creò diverse istituzioni per stimolare l'azione del laicato: una Lega Antidemoniaca, diversi ritiri per laici e delle forme di assistenza per i bisogni dei più poveri fra i poveri.
Fu confessore ricercato e guida spirituale per coloro che bussavano al suo cuore.
Terziario francescano, minimo, domenicano e trinitario conosceva benissimo le pratiche religiose che conducevano l'uomo a Dio, per portare questo al mondo.
Con questo spirito, dopo molti anni di intenso apostolato, fondò la Società dell'Apostolato Cattolico, rivolgendo la sua attenzione ai laici ed al laicato, affinché potessero condurre la realtà verso il Padre.
Padre Ansgario Faller, P.S.M, studioso dell'attività del santo, commentando la fondazione spirituale pallottina ed il suo spirito originario, scrisse che essa è: “imitazione di Cristo apostolo del Padre nostro soprattutto nell'amore”. E di questo parla la Regola che il santo scrisse per i suoi figli.
Storicamente, è bene osservare che San Vincenzo, all'inizio, non si concentrò sull'idea di fondare un'istituzione religiosa ne tanto meno di comporre un testo, per i suoi futuri figli.
Ma quando istituì la Società (dei preti) dell'Apostolato Cattolico, nel 1835, si avvertì l'esigenza di ideare uno schema generale per il loro procedere. Quando, nel 1838, i sacerdoti che vivevano con lui, gli chiesero di scrivere un testo di riferimento, il Pallotti rispose che già c'era il vangelo e questa doveva essere ed era, per il religioso della Società, tutta la legge fondamentale.
La Regola, composta fra il 1837 ed il 1850, anno della morte del santo, fu più volte rivisitata e aggiornata, in diverse edizioni: almeno in quella del 1839 e del 1846.
Il testo, in prima stesura, venne redatto, nel convento di San Francesco da Paola, dei Padri minimi,al Colle Oppio, durante un ritiro, che il terziario minimo don Vincenzo, stava compiendo per accingersi a fare ciò. In questo clima di preghiera e silenzio, prende vita il corpo originale dello scritto che illumina per contenuto e valore.
La Regola è contenuta in 33 brevi capitoli. Il numero richiama gli anni della vita di Cristo ed in questi è espressa la vita del pallottino, che altro non dev'essere che un coraggioso imitatore della vita del Redentore.
Nel primo articolo si conferma che questa dev'essere la vita di chi entra nell'istituto.
Seguono i vari capitoli che commentano l'esistenza del Cristo, esponendo la vita religiosa della recente fondazione. Modello pratico, fatto di amore alla vita del Maestro.
Lo scritto è, veramente, originale in quanto rappresenta un sublime commento delle pagine evangeliche, che evidenzia come è la sequela Christi il contenuto di quell'esperienza.
Il santo, mistico, fondatore e fervente apostolo sapeva benissimo che il modo migliore per portare frutto era ed è quello di seguire la vita che ha fatto il Signore, nel suo pellegrinaggio terreno. E da questa strada non si discosta.
Nelle varie parti che compongono l'elaborato, si mette in rilievo come questa via, seppur la più alta, può esser seminata da contraddizioni e prove, in quanto il Cristo stesso ha patito ciò ed il pallottino, anche in questo, è tenuto a seguirlo.
San Vincenzo Pallotti con questo documento ha lasciato un segno evidente del suo amore al Signore ed ha voluto tramandare ai suoi figli ed a coloro che ne seguono l'esempio il modo più semplice ed autentico per poter servire quel Regno dove l'amore e la speranza sono mete di un bellissimo progetto che ha il nome di Dio.
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