Città del Vaticano , 23 March, 2015 / 2:43 PM
Giustizia e misericordia, un binomio inscindibile per Papa Francesco che nel commento alle letture della messa di oggi ha proposto una riflessione tratta dai padri della Chiesa. Nella omelia della messa celebrata nella Cappella dello Spirito Santo a Casa Santa Marta il Papa mette a confronto tre donne e tre giudici: una donna innocente, Susanna, una peccatrice, l’adultera, e una povera vedova bisognosa: “figure allegoriche della Chiesa: la Chiesa Santa, la Chiesa peccatrice e la Chiesa bisognosa”.
“I tre giudici sono cattivi” e “corrotti”. Si sentivano puri perché osservavano “la lettera della legge”, dice il Papa. Ma in effetti, secondo Papa Francesco “una rigidità del genere soltanto può andare avanti in una doppia vita e questi che condannavano queste donne poi andavano a cercarle da dietro, di nascosto, per divertirsi un po’. I rigidi sono - uso l’aggettivo che dava Gesù loro – ipocriti: hanno doppia vita. Quelli che giudicano, pensiamo nella Chiesa - tutte e tre le donne sono figure allegoriche della Chiesa - quelli che giudicano con rigidità la Chiesa hanno doppia vita. Con la rigidità neppure si può respirare”.
Ci sono poi i giudici corrotti e viziosi che cercano di corrompere Susanna e infine i giudici che non hanno timore di Dio come quello cui ricorre la povera vedova: “un corrotto di denaro, di prestigio”. Questi giudici, l’affarista, i viziosi e i rigidi, “non conoscevano una parola, non conoscevano cosa fosse misericordia”, perché la corruzione porta lontano dalla misericordia. Situazioni bibliche che si ritrovano anche oggi, spiega il Papa “quando il popolo di Dio si avvicina volontariamente per chiedere perdono, per essere giudicato, quante volte, quante volte, trova qualcuno di questi”: i viziosi che “sono capaci di tentare di sfruttarli”, e questo “è uno dei peccati più gravi”; “gli affaristi” che “non danno ossigeno a quell’anima, non danno speranza”; “i rigidi che puniscono nei penitenti quello che nascondono nella loro anima”. Francesco ha concluso la sua omelia ripentendo una frase “che a me commuove tanto: ‘Nessuno ti ha condannata?’ – ‘No, nessuno, Signore’ – ‘Neanch’io ti condanno’. Neanche io ti condanno: una delle parole più belle perché è piena di misericordia”.
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