Città del Vaticano , 15 January, 2020 / 2:00 PM
Il 2017 è passato da ormai tre anni, ma si sa che certo anniversari movono dei movimenti di revisione storica che si sviluppano nel decenni. E’ il caso dei 500 anni della riforma protestante.
Nel 2017 sono stati molti gli atti accademici, le celebrazioni e gli eventi. Anche Papa Francesco ha deciso di andare a Lund in Svezia per rileggere quell’evento insieme alle Chiese della Riforma.
Ma davvero si è riusciti a dare una rilettura della Riforma luterana nel suo contesto storico ed ecclesiale?
Tra i vari convegni uno in particolare organizzato dal Pontificio comitato di scienze storiche ha arricchito il dibattito e la ricerca di vari contributi che solo recentemente sono stati raccolti e pubblicati in un importante volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana.
La storia non è una scienza esatta scrive nella introduzione del volume “Lutero 500 anni dopo” Benard Ardura Presidente del Comitato, “non si può pretendere un’assoluta neutralità, ma certamente si vuole fare una ricerca onesta”.
E un secondo volume arricchisce lo studio del contoesto ed è dedicato al V Concilio laeranense che si concluse proprio nel 1517 e venne considerato una occasione perduta per il recupero in seno alla Chiesa cattolico di Lutero. " Alla ricerca di soluzioni. Nuova luce sul Conclio lateranese V" raccoglie proprio una nuova lettura degli eventi. Una riforma auspicata da molti, combattuta da chi temava il concilarismo nato dopo il Concilio di Costanza. Il discorso di Egidio da Viterbo è significativo: "che la Chiesa sia purificata da tutte le macchie e riportata all'antico splendore".
In 500 anni dallo scontro si è passati all'ecumenismo, al pregare insieme, ma questo non risolve la questione storica come del resto non ha ancora risolto la ferita inferta all’ unità di cristiani.
Ma certamente una rilettura “ecumenica” apre la porta su una visione più ampia degli eventi.
Lutero è l’erede di una lunga tradizione e non si può capire la sua scelta senza, ad esempio, conoscere a fondo il contesto ecclesiale del suo tempo. E oltre le vicende ecclesiali ci sono ovviamente le vicende politiche che portarono Lutero ad una certa dottrina sul rapporto Stato Chiesa. “ E’ molto difficile - scrive Ardura- per l’uomo del XXI secolo immaginare il trambusto provocato da una scissione di questa importanza in una Europa che conosceva allora un unico modo di essere cristiano, quello della Chiesa cattolica”.
Tra i saggi de volume si parla anche della influenza di Bernardo Chiaravalle, e della recezione di Lutero in paese come la Spagna e la Francia, o l’ Italia dove Lutero attrae soprattutto coloro che avevano palesato sentimenti anti romani per motivi politici. Così il “monaco che aveva sfidato Roma” divenne un riferimento non tanto dottrinale quanto meramente politico e a volte sociale.
Un esempio riportato nel volume è quello di un tale Andrea Antonello Luci che dopo aver abbandonato l’ Italia e la Chiesa cattolica per andare in Germania a seguire le dottrine di Lutero, tornò in patria deluso. I seguaci di Lutero “avevano condotto alla rovina il popoloso una esistenza sregolata ed epicurea ed abolendo il valore delle buone opere, avevano sovvertito irreparabilmente l’ordine sociale”.
Su Lutero e il luteranesimo c’è ancora molto da studiare e da capire, anche e soprattuto per il cammino dell’ ecumenismo che si basa sui principi della dottrina, della fede e che dovrebbe essere scevro da inquinamenti politici e sociologici.
Benedetto XVI nel 2011 ad Erfurt nell’ex convento degli agostiniani dove Lutero studiò la teologia, spiegava che “per Lutero la teologia non era una questione accademica, ma la lotta interiore con se stesso, e questo, poi, era una lotta riguardo a Dio e con Dio”. Una lotta molto lontana dalle questioni sociali ? Al contrario.
““Come posso avere un Dio misericordioso?”.- prosegue Benedetto XVI- Che questa domanda sia stata la forza motrice di tutto il suo cammino mi colpisce sempre nuovamente nel cuore. Chi, infatti, si oggi si preoccupa ancora di questo, anche tra i cristiani?”(…) “La questione non ci preoccupa più. Ma sono veramente così piccole le nostre mancanze? Non viene forse devastato il mondo a causa della corruzione dei grandi, ma anche dei piccoli, che pensano soltanto al proprio tornaconto? Non viene forse devastato a causa del potere della droga, che vive, da una parte, della brama di vita e di denaro e, dall’altra, dell’avidità di piacere delle persone dedite ad essa? Non è forse minacciato dalla crescente disposizione alla violenza che, non di rado, si maschera con l’apparenza della religiosità? La fame e la povertà potrebbero devastare a tal punto intere parti del mondo se in noi l’amore di Dio e, a partire da Lui, l’amore per il prossimo, per le creature di Dio, gli uomini, fosse più vivo? E le domande in questo senso potrebbero continuare. No, il male non è un’inezia. Esso non potrebbe essere così potente se noi mettessimo Dio veramente al centro della nostra vita. La domanda: Qual è la posizione di Dio nei miei confronti, come mi trovo io davanti a Dio? – questa scottante domanda di Lutero deve diventare di nuovo, e certamente in forma nuova, anche la nostra domanda, non accademica, ma concreta. Penso che questo sia il primo appello che dovremmo sentire nell’incontro con Martin Lutero”.
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