Città del Vaticano , 21 December, 2019 / 11:03 AM
La Curia romana e il Governo della Chiesa cattolica devono tenere conto del cambiamento della società senza però perdere la Tradizione e l’identità.
Nel consueto incontro con la Curia Romana il Papa ripropone la chiave di lettura della riforma che sta conducendo. Cita Newman per parlare di conversione, Giovanni Paolo II per la necessità di una nuova evangelizzazione e Tomasi di Lampedusa per scongiurare che il cambiamento non sia solo apparente.
Quello che stiamo vivendo dice il Papa non è un’ epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento d’epoca.
“Affrontando oggi il tema del cambiamento che si fonda principalmente sulla fedeltà al
depositum fidei e alla Tradizione,- ha detto il Papa- desidero ritornare sull’attuazione della riforma della Curia romana, ribadendo che tale riforma non ha mai avuto la presunzione di fare come se prima niente fosse esistito; al contrario, si è puntato a valorizzare quanto di buono è stato fatto nella complessa storia della Curia.
È doveroso valorizzarne la storia per costruire un futuro che abbia basi solide, che abbia radici emperciò possa essere fecondo. Appellarsi alla memoria non vuol dire ancorarsi all’autoconservazione, ma richiamare la vita e la vitalità di un percorso in continuo sviluppo. La memoria non è statica, è dinamica. Implica per sua natura movimento”.
Il Papa ha riassunto i cambiamenti dell’anno sottolineando soprattuto la questione migratoria e comunicativa.
Un riferimento alla nuova Costituzione apostolica che dovrà essere ancora completata che ispirata al Magistero “dei Successori di Pietro dal Concilio Vaticano II fino ad oggi, si è pensato di proporre per l’instruenda nuova Costituzione Apostolica sulla riforma della Curia romana il titolo di Praedicate evangelium”, perché la Chiesa deve avere un maggiore atteggiamento missionario.
Del resto il Papa riprende i temi forti di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, la fede non è più formante, non è più il centro della cultura che invece, dice Francesco, viene prodotta altrove.
Conclude Francesco: “la Curia romana non è un corpo staccato dalla realtà, anche se il rischio è sempre presente, ma va concepita e vissuta nell’oggi del cammino percorso dagli uomini e dalle donne, nella logica del cambiamento d’epoca. La Curia romana non è un palazzo o un armadio pieno di vestiti da indossare per giustificare un cambiamento. La Curia romana è un corpo vivo, e lo è tanto più quanto più vive l’integralità del Vangelo”.
Un saluto al cardinale Angelo Sodano che finisce il suo incarico di Decano del Collegio Cardinalizio. Il Papa gli dice grazie con un riferimento alle comuni origini piemontesi.
E chiede a cardinali di eleggere presto un nuovo decano che sia, aggiunge, “a tempo pieno”.
Alla fine il Papa dona a tutto il suo libro intervista sulla missione e una raccolta di prediche di don Luigi Maria Epicoco.
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