Milano, 07 December, 2019 / 10:00 AM
E’ iniziata con il tradizionale discorso alla Città dell’arcivescovo la festa del Patrono di Milano, Sant’Ambrogio. Nella Basilica dedicata al Santo ieri sera, infatti, l’arcivescovo Mario Delpini ha rivolto il tradizionale discorso alla Città e alla diocesi davanti alle autorità, ai rappresentanti istituzionali e ai sindaci dei Comuni del territorio diocesano. “Io non sono ottimista, io sono fiducioso”, ha detto l’arcivescovo: “non mi esercito per una retorica di auspici velleitari e ingenui.
Intendo dar voce piuttosto a una visione dell’uomo e della storia che si è configurata
nell’umanesimo cristiano. Credo nella libertà della persona e quindi alla sua responsabilità nei confronti di Dio, degli altri, del pianeta. E credo nella imprescindibile dimensione sociale della vita umana, perciò credo in una vocazione alla fraternità”.
Nel discorso, dal titolo “Benvenuto, futuro!” afferma di “non coltivare aspettative fondate su calcoli e proiezioni” ma si dice “uomo di speranza, perché mi affido alla promessa di Dio e ho buone ragioni per aver stima degli uomini e delle donne che abitano questa terra”. “Anche se è diffusa la tentazione di rinchiudere il proprio orizzonte nel presente e nell’immediato, per la preoccupazione di assicurarsi consensi e vincere in confronti che sono piuttosto battibecchi che dialoghi che condividono la ricerca del bene comune, io do il benvenuto al futuro, perché so che molti amministratori, politici, funzionari dello Stato, ricercatori, intellettuali sono alla ricerca di una visione di orizzonti e non solo di interventi miopi. Molti servitori onesti e tenaci del bene comune si interrogano su quale mondo lasceranno ai nipoti e si dedicano generosamente a renderlo migliore rispetto a quello che hanno ricevuto”, ha detto ancora il presule ambrosiano.
nell’umanesimo cristiano. Credo nella libertà della persona e quindi alla sua responsabilità nei confronti di Dio, degli altri, del pianeta. E credo nella imprescindibile dimensione sociale della vita umana, perciò credo in una vocazione alla fraternità”.
Nel discorso, dal titolo “Benvenuto, futuro!” afferma di “non coltivare aspettative fondate su calcoli e proiezioni” ma si dice “uomo di speranza, perché mi affido alla promessa di Dio e ho buone ragioni per aver stima degli uomini e delle donne che abitano questa terra”. “Anche se è diffusa la tentazione di rinchiudere il proprio orizzonte nel presente e nell’immediato, per la preoccupazione di assicurarsi consensi e vincere in confronti che sono piuttosto battibecchi che dialoghi che condividono la ricerca del bene comune, io do il benvenuto al futuro, perché so che molti amministratori, politici, funzionari dello Stato, ricercatori, intellettuali sono alla ricerca di una visione di orizzonti e non solo di interventi miopi. Molti servitori onesti e tenaci del bene comune si interrogano su quale mondo lasceranno ai nipoti e si dedicano generosamente a renderlo migliore rispetto a quello che hanno ricevuto”, ha detto ancora il presule ambrosiano.
Uno dei temi del discorso è stato quello dell’educazione soprattutto dei giovani evidenziano che il futuro sono i ragazzi e i giovani che oggi “vivono, crescono, studiano, sognano”. Gli adolescenti attraversano “una stagione burrascosa, entusiasmante ed esasperante della vita. L’adolescenza è tempo di scelte, di responsabilità iniziali, di definizione della personalità di ciascuno”, ha detto il presule sottolineando che gli adulti hanno il compito di accompagnare questa età con “sapienza e pazienza, promuovendo lo sviluppo della libertà che si decida di fronte a proposte promettenti. Gli adulti si sentono talora inadeguati e smarriti quando hanno responsabilità educative in famiglia, a scuola, nell’ambito sportivo, ecclesiale, sociale”.
Delpini ha espresso “gratitudine” e “ammirazione” a genitori, nonni, insegnanti, educatori che “continuano ad accompagnare gli adolescenti”, ed ha ringraziato tutti coloro che si dedicano all’istruzione, alla formazione, all’educazione nelle scuole: “dovremmo essere fieri sostenitori di un sistema pubblico di istruzione così capillare e così importante, offerto da scuole statali e paritarie, cattoliche e di ispirazione cristiana. Tutto il personale che si dedica con generosità, professionalità, spirito di servizio e di collaborazione alla scuola ha una motivata e profonda fiducia che la verità della parola, la bontà della proposta, la personalità serena dell’adulto rendano anche gli anni dell’adolescenza propizi per seminare promesse: benvenuto, futuro!”. L’impegno educativo deve essere “apprezzato da tutta la comunità, sempre: attentamente condiviso tra tutte le istituzioni che operano nella società, che sono chiamate a sostenerlo adeguatamente”, ha aggiunto il presule ambrosiano evidenziando che la comunità cristiana per lunga tradizione ha “investito molte energie nell’ambito educativo e ha offerto il suo servizio negli oratori, nelle scuole cattoliche e di ispirazione cristiana, nei movimenti e in molte iniziative e proposte di percorsi educativi”.
La stessa comunità oggi “avverte la promessa e l’inadeguatezza di ogni proposta educativa e perciò desidera fare alleanza con tutte le istituzioni e iniziative che nel territorio si prendono cura degli adolescenti, per dire: benvenuto, futuro!”. E poi il distogliere lo sguardo dai “molti problemi drammatici che talora rendono l’adolescenza e la giovinezza un tempo di rischi e di trasgressioni pericolose, di avvio di dipendenze che possono compromettere la libertà e la serenità per tutta la vita. Il diffondersi delle droghe, dell’alcolismo, delle ludopatie, delle videodipendenze, dei disturbi alimentari (dalla bulimia all’anoressia) crea un problema sociale allarmante”.
Prima della funzione l’arcivescovo ha voluto incontrare privatamente i rappresentanti delle comunità cattoliche di lingua estera, accompagnati dai rispettivi cappellani. All’arcivescovo e ai cappellani sono stati consegnati due docufilm, dedicati rispettivamente alle figure di Sant’Ambrogio e del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster. Cortometraggi che hanno l’obiettivo di far conoscere, con un linguaggio semplice e un mezzo facilmente utilizzabile anche dai giovani, la storia della Chiesa di Milano, secondo la logica del Sinodo minore “Chiesa dalle genti” voluto da mons. Delpini e conclusosi lo scorso anno.
Festa grande anche a Bari dove ieri si è celebrato il San Nicola “dei baresi” . Una festa iniziata alle prime luci dell’alba e che ha avuto come momento centrale la celebrazione nella basilica intitolata al santo seguita dal rito della donazione dei maritaggi e la consegna delle chiavi della città a San Nicola da parte del sindaco Antonio Decaro. San Nicola è “un uomo che ha aiutato soprattutto gli ultimi, che ieri come oggi non hanno nessuno”, ha detto Francesco La Vecchia, priore provinciale della Provincia San Tommaso d’Aquino in Italia dell’Ordine dei Predicatori, durante la concelebrazione eucaristica spiegando che l’arcivescovo di Bari-Bitonto, Francesco
Cacucci non ha potuto presiedere come invece avviene abitualmente - a causa delle cattive condizioni del tempo incontrate nel viaggio di ritorno da Roma. “Cerchiamo la volontà di Dio come i santi, che sono stati tali perché ogni giorno hanno cercato l’amicizia di Dio”, ha spiegato nell’omelia.
Celebrazione del patrono San Nicola anche nell’eparchia di Lungro che alla vigilia ha ricevuto la visita del cardinale di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin, coincisa anche con la conclusione della primo centenario dell’Eparchia Un’istituzione – ha detto il porporato – che vive “in piena unione con la Chiesa cattolica” e che rimane “un ponte carico di vincoli ecclesiali e fa sperare passi ulteriori verso la piena unità visibile fra tutti i fratelli in Cristo”. L’Eparchia calabrese rappresenta il “simbolo dell’unità nella diversità che non può né deve mai essere causa di tensione”, ha quindi sottolineato nella cattedrale di San Nicola di Mira accolto dall’eparca Donato Oliverio che ha voluto donare al cardinale una croce.
Il centenario della diocesi di rito cattolico-bizantino ha ricevuto, in questo anno di celebrazioni, presenze significative: dal patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, al presidente della Cei, il card. Gualtiero Bassetti, al presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali europee, il card. Angelo Bagnasco e di altri porporati e poi la visita di una folta delegazione della diocesi da Papa Francesco. “Vi invito a vivere questo giubileo non tanto come un traguardo, ma piuttosto come un nuovo e gioioso slancio nel vostro impegno umano e nel vostro percorso cristiano”, ha etto loro il papa. Una eparchia all’interno della Chiesa italiana che apporta, ha detto l’eparca Oliverio, “la ricchezza del suo vissuto plurisecolare nello specifico della sua tradizione spirituale, liturgica, canonica, teologica, iconografica, per una più efficace predicazione dell’Evangelo nel nostro tempo e per un significativo contributo nell’interesse ecumenico in Italia”.
Festività del patrono San Nicola anche a Sassari. Ieri mattina la Conferenza sul tema “Le ripercussioni comunitarie e sociali dell’annuncio (kerygma). Rilettura del tema a margine del Messaggio pastorale alla città”, tenuta da Massimiliano Signifredi, membro della Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali. In serata celebrazione presieduta dal vescovo Gianfranco Saba che ha sottolineato come la “disponibilità all’ascolto profondo della realtà e dell’altro costituisce la via maestra per risvegliare l’attenzione nelle relazioni interpersonali e sociali e per progredire insieme ‘oltre l’indifferenza’”. Al termine della Celebrazione, secondo consuetudine, la consegna ad alcune coppie di nubendi della Dote di San Nicola, piccolo segno per chi, avviandosi al Matrimonio, necessita di un sostegno economico.
Siracusa festeggerà la propria patrona, Santa Lucia, il 13 dicembre alla presenza dell’arcivescovo di Perugia - Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il card. Gualtiero Bassetti che presiederà una celebrazione eucaristica nella cattedrale della città mentre nel pomeriggio la processione delle reliquie e del simulacro della patrona dalla cattedrale al Santuario di Santa Lucia al Sepolcro.
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