Bangkok, 22 November, 2019 / 9:58 AM
Il primo capo non cristiano ricevuto da un Papa fu un re thailandese, Chulanongkorn, che nel 1897 andò in visita da Leone XIII. Nell’università più antica e prestigiosa della Thailandia, che prende il nome da quel re, noto per la tolleranza e per aver abolito la schiavitù, Papa Francesco lancia un appello ad assumere “un protagonismo deciso sulla via del dialogo e della mutua comprensione.
Secondo giorno del viaggio di Papa Francesco in Thailandia, settimo appuntamento. Alle 15.20 ora locale (9.20 ora italiana), il Papa, dopo aver incontrato il clero locale e i vescovi della Federazione delle Conferenze Episcopali Asiatiche, e la consueta sessione di domande e risposte con i gesuiti della Thailandia e del Sud Est asiatico, si incontra con i leader cristiani e di altre religioni, per rilanciare il tema del dialogo che già aveva mostrato donando al Patriarca Supremo del buddismo thailandese la dichiarazione della Fraternità Umana che Papa Francesco ha firmato ad Abu Dhabi lo scorso 4 febbraio con il Grande Imam di al Azhar.
Nel suo discorso, Papa Francesco sottolinea che “la necessità di riconoscimento e di stima reciproca, così come la cooperazione tra le religioni, è ancora più urgente per l’umanità contemporanea”, che vive le conseguenze di “problematiche complesse”. Tra queste, Papa Francesco cita “la globalizzazione economico finanziaria”, il “degrado e la distruzione della casa comune”, e poi la convivenza di rapidi progressi e conflitti civili, che sono conflitti “sui migranti, sui rifugiati, per le carestie e per conflitti bellici”.
Sono situazioni che ricordano come ogni cosa sia interdipendente. Papa Francesco afferma che “sono finiti i tempi in cui la logica dell’insularità poteva predominare come concezione del tempo e dello spazio e imporsi come strumento valido per la risoluzione dei conflitti”.
Per Papa Francesco, si tratta ora di “immaginare, con coraggio, la logica dell’incontro e del dialogo vicendevole come via, la collaborazione comune come condotta e la conoscenza reciproca come metodo e criterio; e, in questa maniera, offrire un nuovo paradigma per la risoluzione dei conflitti, contribuire all’intesa tra le persone e alla salvaguardia del creato”.
Il Papa sottolinea che in questo campo “le religioni, così come le università, senza bisogno di rinunciare alle proprie caratteristiche peculiari e ai propri doni particolari, hanno molto da apportare e da offrire”.
Per Papa Francesco, tutto ciò che fanno le religioni “è un passo significativo per garantire alle generazioni più giovani il loro diritto al futuro, e sarà anche un servizio alla giustizia e alla pace”, ed un modo di fornire ai giovani gli strumenti “perché siano essi i protagonisti nel modo di generare stili di vita sostenibili e inclusivi”.
Ci vogliono, però, “basi solide, ancorate sul rispetto e sul riconoscimento della dignità delle persone, sulla promozione di un umanesimo integrale capace di riconoscere e pretendere la difesa della nostra casa comune; su un’amministrazione responsabile che tuteli la bellezza e l’esuberanza della natura come un diritto fondamentale all’esistenza”.
Il patrimonio spirituale delle grandi religioni, aggiunge Papa Francesco, può “offrire solidi contributi in tal senso, se siamo capaci di arrischiarci ad incontrarci senza paura”.
Papa Francesco sottolinea che tutti i leaders religiosi sono chiamati “non solo a fare attenzione alla voce dei poveri intorno a noi", ovvero "gli emarginati, gli oppressi, i popoli indigeni e le minoranze religiose", ma anche a non aver paura di “generare istanze, come già timidamente iniziano a svilupparsi, dove poterci unire e lavorare insieme”.
Il Papa sottolinea che è richiesto agli uomini di Chiesa “il dovere di difendere la dignità umana e di rispettare i diritti di coscienza e di libertà religiosa, di creare spazi dove offrire un po’ di aria fresca”.
Papa Francesco parla quindi della Thailandia, sottolinea di apprezzare che nel Paese si ha cura degli anziani, una attitudine lodata dal Papa di fronte “alla tendenza crescente a screditare i valori e le culture locali, per imposizione di un modello unico” che porta la tendenza ad "omogeneizzare i giovani" e trasformarli in "oggetti manipolabili fatti in serie".
Per questo, Papa Francesco chiede di continuare “a far scoprire ai più giovani il bagaglio culturale della società in cui vivono. Aiutare i giovani a scoprire la ricchezza viva del passato, a incontrarsi con le proprie radici facendo memoria è un vero atto di amore verso di loro, in vista della loro crescita e delle decisioni che dovranno prendere".
È una prospettiva che coinvolge il ruolo delle istituzioni educative. Papa Francesco conclude sottolineando che “tutti siamo membri della famiglia umana e ognuno, nel posto che occupa, è chiamato ad essere attore e corresponsabile diretto nella costruzione di una cultura basata sui valori condivisi, che conducano all’unità, al mutuo rispetto e alla convivenza armoniosa”.
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