Torino, 12 October, 2019 / 1:00 AM
Il vescovo Alfonso Badini Confalonieri di Susa aveva compiuto 75 anni lo scorso 1 agosto, e aveva consegnato a Papa Francesco le sue dimissioni per ingravescentem aetate. E Papa Francesco ha deciso di non inviare un nuovo vescovo nella diocesi, ma di nominare amministratore apostolico l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia. Confermando così una prassi che si è consolidata nel corso di quest’anno: quella di procedere alla riduzione del numero delle diocesi italiane accorpandole sotto lo stesso vescovo.
Quella del vescovo Alfonso Badini Confalonieri era stata una vocazione tardiva. Ordinato sacerdote nel 1978, fu chiamato nel 1981 a prestare servizio presso la Segreteria di Stato vaticana, mentre dal 1994 al 2000 è stato delegato della sezione ordinaria dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. Il 13 dicembre del 2000 è stato nominato vescovo di Susa. Fu ordinato vescovo il 31 gennaio 2001 dal Cardinale Angelo Sodano.
È stato, nella Conferenza Episcopale Italiana, presidente del Comitato per gli Interventi Caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo e membro della Commissione Episcopale per l’Evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese.
Ora, la diocesi verrà retta dall’arcivescovo Nosiglia come amministratore apostolico, una scelta che rispecchia le ultime decisioni di Papa Francesco per la riduzione delle 226 diocesi italiane (225 più l’ordinariato militare).
La riduzione era stata richiesta da Papa Francesco, ed è stato un argomento di studio nell’ambito degli incontri della Conferenza Episcopale Italiana. La svolta è stata recente.
Nel 2017, infatti, erano stati eletti nuovi vescovi per alcune diocesi con meno di centomila fedeli: Trivento e Sulmona-Valva, Melfi-Rapolla-Venosa e Teano-Calvi, Fidenza e Gubbio, Pinerolo e Casale Monferrato.
Nel 2018, anno in cui ci sono state poche nomine di nuovi vescovi italiane, era stato comunque scelto il vescovo di Camerino-San Severino Marche, diocesi il cui territorio non arriva a 60 mila persone.
Nel 2019, la svolta. A febbraio Palestrina è stata unita a Tivoli in persona episcopi (come avviene da anni con Cuneo e Fossano). Ad aprile il segretario generale della Cei ha lasciato Fabriano-Matelica senza che venisse nominato un successore, mentre la diocesi è stata presa in carico come amministratore dal vescovo Francesco Massara, che guidava appunto la diocesi di Camerino.
Sempre nel 2019, il vescovo Valentino Di Cerbo di Alife-Caiazzo si è dimesso per raggiunti limiti di età, ed è stato nominato il vicino (ma non confinante) vescovo di Sessa Aurunca come amministratore apostolico. A maggio il vescovo di Ales-Terralba, Roberto Carboni, è stato promosso nella sua sede metropolitana di Oristano, dove l’arcivescovo Ignazio Sanna aveva lasciato per ingravescentem Aetate. L’arcivescovo Sanna è stato poi nominato presidente della Pontificia Accademia di Teologia.
Ora, la diocesi di Susa, con popolazione di circa 71 abitanti e 61 parrocchie, viene amministrativamente accorpata con l’arcidiocesi di Torino.
Scrivendo alla arcidiocesi di Torino, l’arcivescovo Nosiglia sottolinea che il suo compito “sarà quello di favorire un percorso di comune impegno pastorale delle due diocesi – di Torino e di Susa”, che si tratta della seconda scelta di questo genere in Piemonte, dopo l’accorpamento di Cuneo e Fossano, e che questo “fa parte di una scelta, relativa alle piccole diocesi, su cui Papa Francesco è più volte intervenuto nelle assemblee della Conferenza episcopale del nostro Paese. Non si tratta di un accorpa-
mento, perché le due diocesi restano tali, ma di una unione di entrambe in persona episcopi (con lo stesso vescovo)”.
In una lettera inviata alla diocesi di Susa, poi, l’arcivescovo Nosiglia assicura ai fedeli che svolgerà il suo ministeor “ ponendomi in stretta continuità con quanto mons. Alfonso ha promosso e avviato in quasi diciannove anni di episcopato. Tutto quanto egli ha stabilito per l’attuale programma pastorale per l’anno 2019-2020 resta il punto di riferimento da porre in atto con impegno da parte mia e di voi tutti”.
L’arcivescovo Nosiglia ricorda anche che la diocesi di Susa ha “una lunga storia”, che dalla sua erezione nel 1772 ad oggi “ha segnato profondamente le tradizioni non solo religiose della popolazione, ma anche quelle civili. Mantenerle e rinnovarle e rappresenta dunque un compito da svolgere insieme, per accoglierne le scelte positive e permanenti nella coscienza e nella memoria della popolazione”.
L’arcivescovo Nosiglia stabilisce i traguardi della Chiesa nella “sinodalità e la missione”, come stabilito dalla Evangelii Gaudium, e afferma che è “su questi binari convergenti che siamo chiamati a muoverci come Chiesa, aiutandoci tutti – vescovo, presbiteri, diaconi, religiosi e religiose e laici –, perché nessuno si senta escluso da una responsabilità che riguarda e impegna ogni discepolo del Signore”.
Il nuovo amministratore di Susa rimarca che la sua convinzione che “la Chiesa di Susa, proprio per le sue radici cristiane così forti e tuttora vitali a cui può attingere, deve guardare avanti con fiducia e contribuire al vero progresso spirituale e sociale della gente, promuovendo quella stretta unità tra carità e giustizia”, cosa che sarà possibile solo “se contribuiremo a sostenere la pastorale vocazionale e a dare vita a una nuova stagione di laici credenti, adulti nella fede e testimoni competenti e coraggiosi del Vangelo anche negli ambiti impervi, ma pur necessari, della politica, della finanza, dell’economia, del mondo del lavoro e della salvaguardia dell’ambiente, che nella Valle di Susa ha una rilevanza particolare e di grande impegno da parte di tutti”.
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