Città del Vaticano , 05 October, 2019 / 4:00 PM
Non sono state ancora rese note le destinazioni dei tre nuovi nunzi che Papa Francesco ha ordinato in San Pietro lo scorso 4 ottobre, ma solo perché non c’è stato il gradimento dei governi. Tutto è già deciso, mentre sembra ci vorrà tempo per la nomina di un nuovo sottosegretario per i Rapporti con gli Stati.
Nella settimana, la visita in Vaticano del Segretario di Stato USA Mike Pompeo è stata anche occasione di una celebrazione di un simposio organizzato dall’ambasciata USA presso la Santa Sede, che ha visto la partecipazione del Cardinale Pietro Parolin, dell’arcivescovo Gallagher e di monsignor Joseph Murphy, capo del protocollo vaticano.
DALLE NUNZIATURE
Destinazione Africa per i tre nuovi nunzi?
Sono stati ordinati arcivescovi il 4 ottobre da Papa Francesco, insieme al prossimo Cardinale Michael Czerny. Dopo la loro nomina a nunzi, tuttavia, non era ancora stata resa nota la loro prossima destinazione, e ancora non lo è stata. Ad ogni modo, fonti diplomatiche sottolineano che per i monsignori Camilleri, Borgiai e Rudelli, la destinazione sarà l’Africa, una volta che i governi dove dovranno essere accreditati daranno il gradimento.
Monsignor Antoine Camilleri, che ha servito come “viceministro degli Esteri” vaticano dal 2013, dovrebbe essere nominato nunzio in Etiopia. Dal 2004, il nunzio d'Etiopia assume anche la carica di delegato apostolico della Somalia e di rappresentante speciale della Santa Sede presso l'Unione Africana
Nei suoi anni in Segreteria di Stato, monsignor Camilleri ha lavorato sul fronte Cina, e ha firmato per la Santa Sede l’accordo provvisorio per la nomina dei vescovi ha portato avanti i colloqui con il Vietnam, nazione che presto avrà un rappresentante della Santa Sede residente e che dovrebbe vedere presto un viaggio del Segretario di Stato, il Cardinale Pietro Parolin.
Monsignor Paolo Borgia dovrebbe essere destinato alla nunziatura in Costa d’Avorio. Lì era stato destinato Ante Jozic, dopo anni spesi alla missione di studio della Santa Sede per la Cina stabilita ad Hong Kong. Ma monsignor Jozic è rimasto vittima di un incidente stradale un mese prima della sua ordinazione, ed è ancora in ospedale in gravi condizioni.
Dovrebbe andare invece in Burkina Faso monsignor Paolo Rudelli. Prende il posto dell’arcivescovo Piergiorgio Bertoldi, che lo scorso 19 marzo è stato nominato nunzio apostolico in Mozambico. Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo di Ouagodougou, la capitale, è stato creato cardinale da Papa Francesco nel 2014, a testimoniare la particolare attenzione del Papa per quella Chiesa particolare.
Resta vacante il posto di nunzio in Sudan, che include anche l’Eritrea, luogo dove la Chiesa sta vivendo una vera e propria persecuzione.
L’arcivescovo Bernardito Auza nunzio in Spagna
Resterà a New York fino a fine novembre, e poi l’arcivescovo Bernardito Auza, dal 2014 osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York, partirà per Madrid, per prendere l’incarico di nunzio in Spagna. La nomina per il suo nuovo incarico è stata resa nota lo scorso 1 ottobre. Oltre alla Spagna, Auza rappresenterà il Papa anche ad Andorra.
Resta così vacante il ruolo di osservatore permanente alle Nazioni Unite, cruciale in vista del maggiore impegno della Santa Sede nel multilaterale certificato dall’idea, prevista dalla riforma della Curia, di includere un sottosegretario per il multilaterale nella Seconda Sezione della Segreteria di Stato vaticana.
Nei suoi cinque anni di servizio alle Nazioni Unite, l’arcivescovo Auza ha accolto Papa Francesco alle Nazioni Unite il 25 settembre 2015, e ha partecipato ai negoziati che hanno portato all’adozione di molti documenti internazionali, come l’agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, l’Agenda di Addis Abeba per il finanziamento dello Sviluppo, l’Accordo di Parigi sul Clima, il Trattato sull’eliminazione delle Armi Nucleari, gli “accordi globali” (global compacts) su migrazioni e rifugiati.
Sotto la guida dell’arcivescovo Auza, la missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite ha organizzato una media di circa 20 conferenze per anno, su temi come lo scandalo del traffico di esseri umani, la persecuzione dei cristiani e delle minoranze religiose nel Medio Oriente e in altri posti, il diritto alla libertà religiosa, l’importanza di padri e madri, la difesa dei diritti di persone indigene in Amazzonia, la protezione dei migranti e dei rifugiati, il processo di pace in Colombia, il dialogo interreligioso come componente essenziale di società pacifiche e inclusive, il diritto alla vita, e molti altri.
L’arcivescovo Auza comincerà il suo servizio a Madrid il prossimo 1 dicembre. Fino alla nomina di un nuovo Rappresentante Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, sarà monsignor Fredrik Hansen, il diplomatico più anziano in servizio nella Missione, a svolgere il ruolo di chargé d’affaires ad interim.
L’arcivescovo Auza ha descritto i suoi anni al servizio della Santa Sede alle Nazioni Unite come “anni intensi di maggiore apprendimento e comprensione delle grandi questioni internazionali del nostro tempo”, ma anche anni di comprensione su come lavorare “con la Chiesa cattolica nell’area dei tre Stati (New York / New Jersey / Connecticut)”, in particolare amministrando i sacramenti ai filippini e ad altre comunità migranti”. L’arcivescovo Auza si è detto anche profondamente grato al Cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, e a tutti i vescovi e preti con cui ha lavorato, aggiungendo di attendere con entusiasmo l’inizio del suo lavoro in Spagna e Andorra.
DAL VATICANO
La diplomazia pontificia spiegata dal Cardinale Pietro Parolin al simposio USA sulla libertà religiosa
È una Santa Sede che “non ha interessi economici o politici”, ma “lavora per il bene comune” quella tratteggiata dal Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, al suo intervento conclusivo al Simposio “Percorsi per difendere la dignità umana: collaborare con le organizzazioni con ispirazione religiosa”, organizzato dall’ambasciata USA presso la Santa Sede per celebrare il 35esimo anniversario dell’apertura delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi.
Parlando a conclusione dei lavori lo scorso 3 novembre, il Cardinale Parolin ha sottolineato le priorità della diplomazia pontificia: l’impegno per la pace, per la dignità umana e per la giustizia sociale. Quest’ultimo impegno include, tra le altre cose, la lotta alla povertà e la promozione dello sviluppo umano integrale.
Il Cardinale Parolin ha anche ricordato che “la libertà religiosa è il fondamento dei diritti umani, promosso anche dall’articolo 18 della Carta dei Diritti Umani”, e che “gli abusi della libertà religiosa sono tra i grandi problemi del mondo di oggi”.
Il Cardinale ha aggiunto che la lotta alle violazioni della libertà religiosa deve essere accompagnata anche da un impegno a fermare il mercato delle armi e il rifornimento delle armi ai gruppi che la violano. I governi, ha poi sottolineato il Cardinale, “devono fare tutto ciò che possono per mostrare che non stanno collaborando con Stati o non-Stati che fomentano i conflitti”.
Il Segretario di Stato vaticano ha poi notato che i cristiani sono i più perseguitati, e spesso “vivono il rischio che venga loro portata via la libertà di coscienza”.
(La storia continua sotto)
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Per quanto riguarda la Santa Sede, il suo approccio è quello di non fare “dichiarazioni di natura politica”, ma di avere un piuttosto un approccio di dialogo con le autorità politiche e religiose”.
Il Cardinale ha anche messo in luce che “il dialogo interreligioso è al centro della diplomazia di Papa Francesco”, così come il traffico di esseri umani – un impegno sfociato negli Orientamenti Pastorali sul traffico di esseri umani proposto dalla Sezione Migranti e Rifugiati.
L’arcivescovo Gallagher al simposio organizzato dagli Stati Uniti
Il simposio in Vaticano è stato aperto dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” Vaticano, e si inserisce nel calendario degli eventi organizzati per celebrare il 35esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Stati Uniti.
L’arcivescovo Gallagher ha notato che il simposio “si focalizza in tre questioni importanti connesse con il nostri impegno condiviso per la promozione della dignità umana, vale a dire l’avanzamento del diritto fondamentale alla libertà religiosa, la lotta alla vergogna del traffico di esseri umani e l’assistenza umanitaria”.
L’arcivescovo Gallagher ha sottolineato che “la libertà religiosa è allo stesso tempo un principio fondamentale che viene dalla natura umana e una esistenza nella vita di ogni persona”, ma è sfortunatamente “è sotto minaccia sia come principio sia come principio vissuto per la vita delle persone”.
Il segretario vaticano per i rapporti con gli Stati ha poi ricordato la dichiarazione di Abu Dhabi, che, tra le altre cose, “pone una enfasi particolare sulla necessità indispensabile di sviluppare e rispettare il principio dell’uguale cittadinanza per tutti”, perché “nessuno di deve sentire trattato come cittadino di seconda classe a causa della sua affiliazione religiosa”.
Il “ministro degli Esteri” vaticano ha sottolineato che, nello sforzo per promuovere la libertà religiosa, è bene che le autorità politiche parlino con i leader religiosi, le organizzazioni religiose e le organizzazione della società civile. Non si deve smettere di denunciare le violazioni della libertà religiosa, ha detto l’arcivescovo Gallagher, ma allo stesso tempo sarebbe “di valore sviluppare un network internazionale di leader religiosi e persone di buona volontà per costruire tolleranza, fraternità e un sano pluralismo”.
È chiaro, per la Santa Sede, che la libertà religiosa, e le religione in sé, sono un beneficio per le persone in ogni area della vita, e per questo si è “dell’opinione che la principale enfasi riguardo la libertà religiosa non debba essere politica o ideologica”, ma piuttosto deve essere basata sulla preoccupazione di “proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali in maniera efficace”, promuovendo “coesistenza pacifica e società inclusive”.
L’arcivescovo Gallagher si è soffermato poi sulla lotta al traffico di esseri umani, e ha notato che “persone che non hanno niente da perdere sono molto vulnerabili”. In più, “i conflitti armati e la crisi di migranti e rifugiati hanno esacerbato il numero di persone vulnerabili che diventano prede per i trafficanti”.
La Santa Sede e la Chiesa Cattolica sono “profondamente impegnati per liberare, riabilitare e reintegrare le vittime di traffico di esseri umani”, ha affermato Gallagher, che ha posto come esempio il network delle religiose Talitha Kum, e sottolineato che “c’è bisogno di persone coraggiose come loro per cambiare le vite delle persone vulnerabili”.
L’arcivescovo Gallagher ha dunque notato che la Santa Sede fornisce assistenza umanitaria a milioni di persone nel mondo grazie al suo network di agenzie caritative, senza fare alcuna distinzione riguardo l’identità religiosa ed etnica di quanti chiedono assistenza, a volte collaborando con i governi, ma più spesso attraverso una raccolta fondi personale. Anche perché, ha rimarcato l’arcivescovo Gallagher, “in alcuni casi i fondi governativi sono condizionati da considerazioni ideologiche, non sempre compatibili con principi e convinzioni religiose”.
La visita di Mike Pompeo in Italia
Mike Pompeo, segretario di Stato degli Stati Uniti, ha trascorso due intensi giorni in Vaticano, incontrando Papa Francesco, il Cardinale Pietro Parolin, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher e allo stesso modo partecipando al simposio organizzato dall’ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede, cui hanno partecipato i vertici della Segreteria di Stato vaticana.
Nel suo intervento del 2 ottobre al simposio, Mike Pompeo ha puntato il dito contro le violazioni della libertà religiosa della Cina, facendo menzione della situazione degli uiguri, musulmani, messi in campi di concentramento, e dei pastori cristiani messi in prigione. Sono temi che si trovano nel rapporto sulla libertà religiosa dell’USCIRF, la commissione degli Stati Uniti sulla libertà religiosa internazionale.
Pompeo ha detto che le nazioni del mondo dovrebbero seguire le parole di Gesù, che ha chiesto di “non avere paura”, nel difendere la libertà religiosa quando è sotto minaccia.
La questione della Cina è stata anche sollevata da Sam Brownback, ambasciatore speciale USA per la libertà religiosa internazionale.
Nel suo intervento, Pompeo ha anche menzionato le azioni anti-libertà religiosa dei governi di Iran, Myanmar e Siria, e ha denunciato che Cuba ha cancellato quest’anno la Giornata Nazionale della Gioventù Cattolica.
“Più dell’80 per cento della popolazione umana vive in posti dove la libertà religiosa è minacciata o persino negata”, mentre circa “71 milioni di persone nel mondo sono rifugiati, quasi 25 milioni di persone sono colti in situazioni di traffico di esseri umani”. Il Dipartimento di Stato USA ha lanciato quest’anno la “International Religious Freedom Alliance”, una organizzazione multilaterale che punta a portare avanti i temi della libertà religiosa in tutto il mondo.
Il 3 ottobre, il Segretario di Stato statunitense ha incontrato Papa Francesco in udienza. Secondo una dichiarazione del portavoce Morgan Ortagus, Papa Francesco e Pompeo hanno “riaffermato l’impegno degli Stati Uniti e della Santa Sede nel promuovere la libertà religiosa nel mondo, e in particolare nel proteggere le comunità cristiane negli Stati Uniti”. Tra i temi di discussione, anche lo sforzo degli Stati Uniti e della Santa Sede di promuovere la democrazia e i diritti umani a livello globale.
Il 2 ottobre, Pompeo si era incontrato con il Cardinale Parolin e con l’arcivescovo Gallagher. Pompeo – ha detto Ortagus – ha “ringraziato il Cardinale Parolin e l’arcivescovo Gallagehr per gli sforzi della Santa Sede di fornire assistenza umanitaria e porre fine alle sofferenze del popolo del Venezuela”.
Altri temi di discussione sono stati la prevenzione del traffico di esseri umani e di promuovere la libertà religiosa. Pompeo ha voluto far notare gli sforzi degli Stati Uniti nel supportare le minoranze cristiane, e sottolineato la comunanza di intenti di Stati Uniti e Santa Sede nel chiedere la fine delle ostilità in Siria.
Il Simposio USA: gli interventi della Sezione Migranti e Rifugiati e dell’AVSI
Tra gli attori chiamati ad intervenire al simposio USA, c’è stato anche Giampaolo Silvestri, segretario generale della Fondazione AVSI, legata a Comunione e Liberazione.
Nel suo intervento, Silvestri ha ripercorso la storia dell’organizzazione, nata nel 1972, e che oggi lavora in 32 Paesi, “in particolare nell’Africa sub-sahariana e la regione dei Grandi Laghi, in Medioriente e in America Latina, con 200 progetti e 3.700.000 beneficiari diretti, uno staff di oltre 1700 persone e un bilancio di 68 milioni di euro al 2018”.
L’attenzione preferenziale di AVSI è il campo dell’educazione, partendo dal valore della persona e considerando la persona sempre nel suo contesto famigliare e comunitario.
Tra i progetti, Silvestri ha citato SCORE (Sustainable Comprehensive Responses for Vulnerable Children and their Families) realizzato in Uganda in diversi distretti e conclusosi un anno fa dopo 7 anni di attività, progetto finanziato da USAID all’interno del programma PEPFAR (President's Emergency Plan for AIDS Relief) con un budget di quasi 38.000.000 di dollari. Il progetto si è sviluppato in modo da creare una indipendenza economica.
Quindi, Silvestri ha descritto il progetto “A virtuous production cycle to relaunch a city and its economic fabric for IDPs and returnees to the Nineveh Plain”, in Iraq, finanziato con fondi dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Bureau for Population, Refugees and Migration (PRM) pari a 3.000.000 di dollari.
“L’obiettivo principale del progetto – ha detto Silvestri - è di fornire opportunità di sostentamento per contribuire a ricreare le condizioni ideali per una ripresa economica e per il ritorno degli sfollati interni alla loro città d’origine con la ricostruzione di imprese agricole”. Partner fondamentale, il Church Supreme Board for Construction of Baghdeda (BfCB), gestito da padre George Jahola della Chiesa Caldea, che si occupa della ricostruzione di Qaraqosh.
Infine, il progetto Ospedali Aperti, promosso grazie all’iniziativa del Cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, che dà supporto tecnico a tre ospedali non profit cattolici: l’Ospedale Italiano e l’Ospedale Francese a Damasco, e l’Ospedale St. Louis ad Aleppo. “Questo progetto – ha sottolineato Silvestri - dal 2017 ha già assicurato più di 27.000 cure gratuite a siriani poveri”.
Al convegno è intervenuto anche padre Fabio Baggio, sottosegretario della sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
Padre Baggio ha tratteggiato la storia della sezione, che ha la missione di “supportare i vescovi della Chiesa Cattolica nel servire i gruppi vulnerabili di migranti e rifugiati”.
In particolare, per quanto riguarda il traffico di esseri umani, la sezione ha avuto due consultazioni nel 2018 con una serie di persone e organizzazioni impegnate sul tema, che ha portato agli “Orientamenti pastorali sul traffico di esseri umani” pubblicati a gennaio, e presentati la scorsa settimana al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.
Gli Orientamenti, ha detto padre Baggio, sono “profondamente radicati nella riflessione e insegnamento della Chiesa e nella sua esperienza pratica nel rispondere alle necessità di uomini, donne e ragazze vittime del traffico”. Gli orientamenti “rispondono al desiderio del Santo Padre di promuovere il coordinamento di varie iniziative pastorali, sia localmente che internazionalmente”.
Dal 9 all’11 aprile 2019, si è tenuta una conferenza internazionale a Sacrofano, con lo scopo di studiare e assimilare gli Orientamenti Pastorali e di metterli in pratica. Oltre 200 partecipanti internazionali hanno partecipato alla conferenza, organizzata dalla Sezione Migranti e Rifugiati n collaborazione con Caritas Internationalis, la Pontificia Accademia delle Scienze, la Commissione Cattolica Internazionale sulle migrazioni, Talitha Kum, il Santa Marta Group e l’Apostolato del Mare. Nel corso delle sette sezioni della conferenza, sono state generate 695 proposte, di cui 42 considerate come prioritarie.
Papa Francesco ha incontrato il principe giordano El Hassan bin Talal
Lo scorso 2 ottobre, prima dell’udienza generale, Papa Francesco ha incontrato il principe giordano El Hassan bin Talal, zio del re di Giordania Abdallah II. El Hassan bin Talal è in visita in Italia e l’8 ottobre prenderà parte a Firenze alla Giornata della Fraternità, organizzata dall’Opera di Santa Croce e dalla comunità dei Frati Minori Conventuali. Tema dell’incontro tra Papa Francesco e il principe giordano è stata, appunto, la questione della fraternità umana, e in particolare i rapporti con il mondo musulmano che si sono sviluppati dopo la dichiarazione di Abu Dhabi del 4 febbraio 2019, nonché l’ottocentesimo anniversario dell’incontro tra San Francesco e il Sultano.
El Hassan bin Talal è parte del Royal Institute for Interfaith Studies di Amman, che lanciò la “Dichiarazione comune tra noi e voi”, presa di posizione di 138 intellettuali islamici in favore del dialogo a seguito degli attacchi a Benedetto XVI per via della lezione di Ratisbona. La lettera ha portato a un tavolo comune cattolico – islamico, che ancora si riunisce.
MULTILATERALE
Il Cardinale Parolin alle Nazioni Unite, la spinta per il multilaterale
La settimana del Cardinale Parolin alle Nazioni Unite è terminata il 28 settembre, con un intervento al dibattito generale sul tema “Galvanizzare gli sforzi multilaterali per lo sradicamento della povertà, dell’educazione di qualità, dell’azione climatica e l’inclusione”.
Nel suo intervento, il Cardinale Parolin ha lodato il focus sul multilateralismo, che è utile per avere Nazioni Unite più unite, e ha ricordato che Papa Francesco ha proprio dedicato al multilateralismo il suo discorso di inizio anno ai diplomatici accreditati presso la Santa Sede.
Riprendendo il discorso di Papa Francesco, il cardinale Parolin ha applicato i principi delineati perché il multilateralismo fosse efficace alle situazioni in Medio Oriente, Venezuela e Nicaragua, nonché in Colombia, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, Eritrea ed Etiopia: tutti scenari in cui la Santa Sede è particolarmente attiva.
Per il cardinale Parolin, c’è bisogno di approccio multilaterale anche per proteggere le donne e i bambini dalla violenza sessuale, durante i conflitti armati, per combattere il commercio illecito di armi, per arrivare all’obiettivo di un mondo libero da armi nucleari, ma anche nello sradicare la povertà e nel promuovere sviluppo umano integrale, fornire educazione di qualità, prendersi cura della casa comune e non lasciare indietro in termini di sviluppo economico e nella protezione dei fondamentali diritti umani di migranti e rifugiati.
Il Cardinale Parolin ha infine ricordato che Paolo VI aveva auspicato che le Nazioni Unite fossero un ponte tra le nazioni, una rete di relazioni tra Stati e un mezzo per fare il mondo più fraterno.
La particolare attenzione della Santa Sede per il multilaterale sarà reso concreto con l’inclusione di un sottosegretario per il multilaterale all’interno della Seconda Sezione della Segreteria di Stato, che ha già un sottosegretario per i Rapporti con gli Stati. Sottosegretario per i rapporti con gli Stati è stato, fino a quest’anno, monsignor Antoine Camilleri, che ora è stato destinato all’incarico di nunzio in Etiopia.
Il Cardinale Parolin ha incontrato il Cancelliere designato di Juan Guaidò
A margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha incontrato Juan Borges, cancelliere nominato dell’autoproclamato governo ad interim di Juan Guaidò. Sebbene la Santa Sede non abbia mai chiuso le relazioni diplomatiche con il Venezuela, né delegittimato le relazioni diplomatiche con Nicolas Maduro (mandando, però, alla festa di installazione della nuova presidenza solo un incaricato di affari, e non il nunzio), la linea è quella di dialogare con tutti.
Da qui, l’incontro del Cardinale Parolin con Borges. Secondo una nota inviata da Borges alla stampa, questi ha spiegato al capo della diplomazia vaticana perché è stato chiuso il processo negoziale alle Barbados e ha chiesto alla Santa Sede di fare pressione sull’Europa perché adottino maggiori sanzioni contro Maduro.
Secondo Borges, è stato lo stesso Maduro a voler mettere da parte il processo negoziale delle Barbados, mentre l’opposizione aveva fatto una proposta molto concreta per portarla avanti.
Il cardinale Parolin, da parte sua, ha sottolineato la necessità del dialogo come un meccanismo per risolvere le differenze e la crisi che affronta il popolo venezuelano. Allo stesso tempo, ha affermato che si debba fare tutto il possibile per alleviare la sofferenza dei più vulnerabili.
La Santa Sede alle Nazioni Unite di New York: il tema dello sviluppo sociale
Lo scorso 1 ottobre, l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha discusso di sviluppo sociale. L’arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanete della Santa Sede presso l’ufficio ONU di New York, ha notato che le persone sono ancora escluse e rifiutate dalla società, e questo è in particolare il caso di anziani, disabili, giovani e le loro famiglie e altri che hanno bisogno di supporto e assistenza.
La Santa Sede sostiene che è necessario, per uno sviluppo sociale, che uomini e donne possano avere la possibilità di essere degni agenti del loro destino. “Questa dignità – ha detto – è essenziale per lo sviluppo della persona umana”. Secondo l’arcivescovo, è necessario creare opportunità per gli anziani, i disabili e giovani con educazione e occupazione, in modo che non cadano vittime di discriminazione o marginnalizzazione.
La santa Sede a Ginevra, gli interventi alle assemblee WIPO
Tra gli ambiti in cui la Santa Sede interviene nel multirale, c’è anche quello dei diritti d’autore. Ed è un lavoro fatto per i poveri. Da ricordare, in particolare, il lavoro fatto ai negoziati di Marrakech, nel 2012, quando la Santa Sede negoziò per un testo che favorisse le pubblicazioni per ipovedenti.
Lo scorso 1 ottobre, si è tenuta una delle sessioni plenarie della organizzazione che guarda alla proprietà intellettuale. È intervenuto all’Assemblea l’arcivescovo Ivan Jurkovic, che è l’Osservatore Permanente della Santa Sede a Ginevra.
L’arcivescovo Jurkovic ha sottolineato, nel suo intervento, il calo di impatto della crescita economica globale, e la produttività è bassa, mentre c’è una forte incertezza economica. Eppure, “L’innovazione va avanti in maniera accelerata”, ed è diventata un “elemento centrale nelle strategie economiche e industriali di numerose nazioni”.
Cresce l’importanza della proprietà intellettuale, grazie anche a questo cambio tecnologico che sta dando sempre “più grande valore sulla conoscenza della sua espressione economica e commerciale”.
Il WIPO – ha proseguito la Santa Sede – ha “sperimentato questa evoluzione nei sistemi di registrazione” dell’organizzazione, tanto che crescono forme di innovazione formale e informale, mentre la comunità internazionale sta “vivendo un’era di benefici dopo due secoli di enormi onde di cambiamento” che ha portato ad una nuova era digitale.
Ripercorrendo la Laudato Si, l’arcivescovo Jurkovic nota che comunque l’umanità ha preso la tecnologia solo da un punto di vista, quello che la esalta, ma sottolinea che “se l’avanzamento tecnologico è una causa di crescenti ed evidenti ineguaglianze, allora non può essere considerato progresso reale”.
Per la Santa Sede, lo sforzo per sviluppare “macchine intelligenti” deve essere sempre più diretto a un bene più grande, “riducendo il divario di povertà e affrontando bisogni generali per salute, educazione, felicità e sostenibilità”. Aggiunge la Santa Sede che “solo attraverso responsabilità umana e innovazione sarà possibile sviluppare nuove soluzioni che sradicheranno la povertà, miglioreranno la produttività agricolo, garantiranno la sicurezza alimentare e il buon nutrimento, accresceranno l’accesso all’energia, combatteranno le malattie, miglioreranno l’educazione e proteggeranno l’ambiente e accelereranno la transizione ad una economia a basso contenuto di carbone”.
L’arcivescovo Jurkovic ha affermato che “sviluppo sostenibile e costruzione di comunità sono un investimento a lungo termine nella pace, e nel rafforzare la nostra resistenza mondiale a crisi, disastri, conflitti e guerre, sul percorso di un mondo che sostiene i diritti umani fondamentali” e “porta avanti la solidarietà attraverso lo sviluppo”.
Il 2 ottobre, l’assemblea WIPO ha invece affrontato il tema del copyright e dei diritti correlati. La Santa Sede – ha spiegato l’arcivescovo Jurkovic – “continua a dare importanza al negoziato di un trattato sulla protezione delle organizzazioni di emittenza”. La Santa Sede ha anche sottolineato che il sistema dei diritti di autore “deve continuare a giocare il suo ruolo essenziale di incentivare e premiare la creatività e l’innovazione”, tenendo comunque in considerazione “gli interessi più ampi della società, specialmente nelle aree di ricerca, educazione, accesso all’informazione e contenuto creativo”.
La Santa Sede ha ricordato anche che quattro anni fa la comunità internazionale aveva deciso di assegnare le risorse finanziarie necessarie per opportunità di apprendimento per tutte le persone, e che i piani di azione riguardavano limitazioni e eccezioni per biblioteche, archivi, musei, istituzioni educative e creative e persone con altre disabilità.
La Santa Sede ha notato che una educazione completa ed inclusiva, solida e aperta, ha il potenziale di rompere i muri di esclusività, promuovere il fiorire di talenti individuali, estendere il perimetro di conoscenza ad ogni angolo dell’esperienza sociale.
Il 4 ottobre, le assemblee WIPO hanno affrontato il lavoro del Comitato Intergovernativo sulla Proprietà Intellettuale e le risorse genetiche, la conoscenza tradizionale e il folklore.
Nel suo intervento, l’arcivescovo Jurkovic ha affermato che la Santa Sede resta impegnata nelle attività del comitato, e sottolineato che “le manifestazioni intellettuali di tradizione e folklore meritano una particolare attenzione”, perché costituiscono un mezzo di costruzione e proiezione dell’identità dei membri della comunità e sono un “asset” della stessa comunità.
La Santa Sede ha sottolineato che i diritti della popolazione nativa sull’ambiente biologico “devono essere protetti”, mentre c’è bisogno di un cambio di prospettiva sulla protezione delle risorse genetiche. La Santa Sede ha anche notato che il Fondo Volontario WIPO per le Comunità Indigene e Locali accreditate è quasi terminato, per varie ragioni. La Santa Sede ha poi sottolineato che “il ruolo cruciale giocato dalle comunità indigene in relazione alle loro terre ancestrali chiede un differente modello di sviluppo che prenda in considerazione la connessione tra la persona umana e l’ambiente”.
Per la Santa Sede, c’è una sfida etica: “quella di riconciliare i vari diritti e interessi in gioco in un modo che il legittimo interesse economico non vada a compromettere valori più ampi, come la funzione sociale delle invenzioni e i diritti dei popoli da cui sono originati conoscenza e risorse.
La Santa Sede a Ginevra: l’intervento all’assemblea UNCTAD
Il “Consiglio commercio e sviluppo” dell’UNCTAD – il cui rapporto annuale è stato presentato in Vaticano la scorsa settimana - si è riunito a Ginevra lo scorso 2 ottobre. Il tema era quello del rapporto: “Finanziare un ‘new deal’ verde globale”.
La santa Sede ha notato che il debito globale “non è mai stato più alto ed è continuato a crescere”, lasciando poco spazio per iniziative di sviluppo sostenibile, perché questa hanno bisogno di accedere a mercati esteri e di relazioni commerciali fiorenti.
La Santa Sede ha messo in luce una stagnazione economica, in uno sviluppo difficile “esacerbato dagli effetti del cambio climatico, che già causano profondi danni in tutto il mondo”.
La Santa Sede ha notato che il rapporto “richiede urgentemente politiche coordinate e azioni di regolamentazione che privilegino una efficace e trasparente distribuzione dei beni pubblici”.
Il New Deal verde globale, secondo la Santa Sede, dovrebbe essere costruito su una agenda politica per la giustizia economica, da portare avanti con “onestà responsabilità e coraggio”.
FOCUS EUROPA
Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchkuk incontra William Taylor, incaricato di affari degli USA in Ucraina
Un incontro per parlare di pace religiosa e conflitto in Ucraina. L'arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, padre e capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, ha avuto durante la settimana un incontro di lavoro con William Taylor, incaricato di affari degli Stati Uniti in Ucraina.
Sua Beatitudine Shevchuk ha rimarcato durante l'incontro che la Chiesa Greco Cattolica Ucraina è pienamente aperta al dialogo, e notato che il "dialogo tra le Chiese è possibile quando entrambe le parti si riconoscono come soggetti di questo dialogo".
Il Capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina ha poi aggiunto che "il dialogo ecumenico non è semplice", non ce ne è uno ufficiale, ed è difficile anche intavolare un dialogo con la nuova Chiesa Ortodossa Ucraina autocefala, sebbene senza voler interferire in nessun modo nei rapporti inter-ortodossi.
Le parti hanno anche parlato della guerra in Donbass. Sono state analizzate le possibilità di prevenire o fermare questa guerra, e si è parlato di come curare in futuro le sue ferite.
"Da parte nostra, abbiamo constatato che non esiste alcuna soluzione militare a questa guerra. D'altra parte, la vera pace non può essere raggiunta quando l'integrità territoriale dell’Ucraina e il nostro Paese come soggetto del diritto internazionale, non sono rispettati da tutti”, ha sottolineato Sua Beatitudine Shevchuk.
Polonia, i vescovi inviano un messaggio per le elezioni
In vista delle elezioni politiche del prossimo 13 ottobre, i vescovi di Polonia hanno inviato un messaggio in cui delineano in “rettitudine morale, competenze nell’ambito della vita politica e civile, testimonianza di vita in famiglia” le principali caratteristiche del candidato alle elezioni politiche. L’arcivescovo Stanislaw Gadecki, di Poznan, presidente della Conferenza Episcopale di Polonia, ha anche sottolineato che, sebbene ci possa essere una “legittima diversità di opinioni” tra cattolici, questo pluralismo non va frainteso con il “relativismo morale” e per questo i cattolici “non possono sostenere dei programmi che favoriscano l’aborto, cerchino di ridefinire l’istituto del matrimonio, tentino di limitare i diritti dei genitori nell’ambito della responsabilità per l’educazione dei figli”.
L’arcivescovo Gadecki ha anche affermato che gli elettori cattolici “non possono scegliere il candidato che esprima opinioni suscettibili dal punto di vista morale e rischiose dal punto di vista politico”.
Le elezioni del 13 ottobre riguardano sia la Camera Bassa (Sejm) che il Senato, e vanno ad eleggere un totale di 560 membri del Parlamento.
Il nunzio a Kiev parla al Congresso Mondiale delle Famiglie
Lo scorso 22 settembre, si è tenuto il Congresso delle Famiglie di Ucraina a Kiev. Vi ha partecipato anche il nunzio apostolico, l’arcivescovo Claudio Gugerotti, che ha tenuto l’omelia della Messa conclusiva. Il nunzio ha sottolineato di essere venuto per “ringraziare e supplicare Dio per il dono meraviglioso della famiglia” a portare la benedizione di Papa Francesco, a pregare “di fronte all’icona dell’amore che siete voi, care famiglie”.
La famiglia, nella coppia aperta alla vita, è, per il nunzio, la testimonianza più alta di vita cristiana “Ci rivolgiamo a voi – afferma il nunzio - perché siete quanto di più sacro abbia l’umanità, anche quando si dimentica di averlo, o lo sfregia, negandolo o ferendolo”.
Ha detto il nunzio: “I vescovi che si sono riuniti nei due sinodi recenti sulla famiglia non rappresentano una sola cultura, né una sola comprensione del valore sociale della famiglia: i vari continenti in cui si riunisce la santa Chiesa di Dio hanno sensibilità diverse su come vivere ogni giorno usi e tradizioni riguardanti la famiglia”
Il nunzio ha notato che “quando si tenta di cancellare la famiglia stessa, come più volte nella storia dell’umanità, si finisce col distruggere la società, che è famiglia di famiglie; pensiamo a una dramma della nostra terra: quando vendiamo i figli per danaro, affittando l’utero che è la cosa più sacra, il segno della dignità della donna, il laboratorio di vita che Dio le ha affidato non come fabbrica di organi, ma come luogo dove l’Artista tesse, uno ad uno, quei bimbi che sono frutto dell’amore, che devono sentirsi voluti e amati anche nelle difficoltà, che sono la tenerezza dei nostri giorni e la speranza del nostro futuro”.
Partendo dall’esperienza in Ucraina, l’arcivescovo Gugerotti ha sottolinea che è prima di tutto è “fondamentale l’apertura reciproca, la trasparenza”, perché “decenni di sospetto, di violenza nascosta, di pericolo possibile ovunque, di spionaggio infiltrato persino in famiglia, ci hanno resi molto sospettosi e chiusi nei confronti dell’altro e alla fiducia reciproca”. E in fondo, “se vogliamo una società di persone libere, dobbiamo fare libera la scuola della società che è la famiglia, mostrando che possiamo fidarci l’uno dell’altro perché siamo insieme solo per la forza dell’amore”, perché è l’amore il “punto di partenza per guarire le nostre paure, per evitare l’illusione di superarle ingerendo sostanze che ci facciano dimenticare chi siamo, come alcool, droga o sostanze psicotrope in eccesso.
La famiglia ha anche “una bella funzione formativa e terapeutica” riguarda “la mancanza di autostima”, che “deriva da molte cause sociali”, a partire dalla “percezione che molti bambini hanno avuto ed hanno di non essere stati desiderati, di essere frutto di uno sbaglio di calcoli, o dell’ebbrezza alcolica”.
L’arcivescovo Gugerotti ha notato, infine, che “la comunità cristiana, per incoraggiare e sostenere un cammino di crescita matura della famiglia, deve sviluppare il gusto della diversità e il coraggio dell’onestà e dell’accoglienza”.
Per il nunzio, la Chiesa “non è prima di tutto regole”, e “la famiglia è chiamata a diventare la scuola della felicità”.
FOCUS ASIA
Il vicepresidente di Taiwan in Vaticano per la canonizzazione di Newman
Ci sarà anche Chen Chien-jen, vicepresidente di Taiwan, alla canonizzazione del Beato John Henry Newman e di altri quattro “santi della carità” il prossimo 13 ottobre. Sarà anche, per il vicepresidente, l’occasione di una serie di incontri in Vaticano.
Il vicepresidente Chen è stata nominato dalla presidente Tasi Ing-wen come suo inviato speciale per la canonizzazione. Chen partirà da Taiwan il 10 ottobre, e guiderà una delegazione di 11 persone. Nel programma, anche una visita a vari uffici della Santa Sede e un incontro con Papa Francesco, che avverrà prima o dopo la canonizzazione, come avviene di consuetudine con le delegazioni ufficiali per le canonizzazioni.
Chen inviterà anche Papa Francesco a visitare Taiwan, come è sempre stato fatto in questi ultimi anni, e passerà anche dall’ambasciata di Taiwan presso la Santa Sede, dove visiterà la mostra temporanea di artisti taiwanese “The light of the world”, incontrerà sacerdoti e suore che hanno servito a Taiwan e farà visita a un numero di luoghi santi nella città di Roma.
Per Taiwan, la Santa Sede è cruciale, in quanto è l’unico Stato europeo che ha mantenuto le relazioni diplomatiche con Taipei. Chen sarà in Vaticano per la terza volta da quando ha preso servizio come vicepresidente a maggio 2016. Era stato capo delegazione di Taiwan anche alla canonizzazione di Madre Teresa a settembre 2016 e di Paolo VI ad ottobre 2018.
Lo scorso 3 ottobre, l’ambasciata di Taiwan Presso la Santa Sede ha festeggiato il 108esimo anniversario della fondazione della Repubblica di Cina. L’ambasciatore Lee, nel suo saluto, ha voluto sottoleare che Taiwan è “la più antica democrazia dell’Asia” e “una nazione dove la libertà religiosa e il rispetto dei diritti umani fondamentali sono una realtà ben consolidata”.
La partnership con la Santa Sede, ha spiegato l’ambasciatore Lee, si è basata molto sull’aiuto ai più poveri, con progetti comuni, uno dei quali, promosso dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha incluso la distribuzione di 1000 radio solari a famiglie rurali di Uganda.
L’ambasciatore Lee ha notato che “Taiwan trova la sua strada tra le difficoltà” e denunciato che “negli ultimi anni, la Cina ha continuamente usato interferenza finanziaria, pressione politica e fake news per sopprimere lo spazio internazionale di Taiwan.
L’ambasciatore Lee poi ha commentato i fatti di Hong Kong, sottolineando che il metodo “uno Stato – due sistemi” è un fallimento.
L’ambasciatore Lee ha infine affermato che “l’ambasciata lavorerà, come sempre, con la Santa Sede per portare avanti concrete azioni che possano assicurare che il mondo in cui viviamo resti pacifico e sostenibile, guidato dalle nostre aspirazioni condivise di pace, libertà religiosa, dignità umana e rispetto per l’ambiente”. L’ambasciatore ha anche aperto al dialogo con la Cina, ma solo senza pre-condizioni politiche.
FOCUS AFRICA
Giubileo per i 175 anni dell’Evangelizzazione del Gabon, la soddisfazione del nunzio
L’arcivescovo Francisco Escalante Molina, nunzio apostolico in Gabon e Congo Brazzaville, si è detto soddisfatto della celebrazione che il 29 settembre scorso ha chiuso il Giubileo per i 175 anni dell’evangelizzazione del Gabon, cominciato nel settembre 2018.
Circa 5 mila persone hanno partecipato alla Messa conclusiva, che si è tenuta nel Palais des Sports di Libreville, per una celebrazione di circa 4 ore, che ha visto anche gli interventi dell’arcivescovo Giampietro Dal Toso, segretario aggiunto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e presidente delle Pontificie Opere Missionarie, e del Cardinale Nakellentuba Ouedraogo, arcivescovo di Ouagadougou, che rappresentava il Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar.
All’incontro hanno partecipato anche alcuni rappresentanti dell’Associazione delle Conferenze Episcopali della Regione dell’Africa Centrale (ACERAC) e alcuni vescovi europei”.
Alla celebrazione hanno partecipato anche i discendenti di monsignor Jean-Remi Bessieux, il padre spiritano che fondò la Chiesa in Gabon. L’arcivescovo Escalante ha sottolineato che l’Anno Giubilare ha portato a un “rinvigorimento della Chiesa in Gabon, con un approfondimento da parte dei fedeli del senso dell’evangelizzazione e della missione”.
In Camerun iniziato il dialogo nazionale sulla questione anglofona
È iniziato lo scorso 30 settembre a Yaoundé “il grande dialogo nazionale” convocato dal presidente Paul Biya per cercare una soluzione al conflitto che da tre anni colpisce le due regioni anglofone separatiste occidentali. Il conflitto ha provocato già 3 mila morti, quasi mezzo milioni di sfollati e 40 mila rifugiati.
Il meeting è durato cinque giorni, ma è stato portato avanti senza un mediatore neutrale. Il governo del Camerun, che lo ha organizzato, è infatti esso stesso parte del conflitto. Mancano, all’incontro, anche alcune personalità dell’opposizione.
Biya è presidente da 37 anni, ed ha sempre risposto in maniera repressiva alle istanze delle ragioni anglofone di North West e South West. Papa Francesco ha espresso vicinanza al popolo del Camerun al termine dell’Angelus del 29 settembre.
Il Cardinale Piat porta un dono di Papa Francesco alla Moschea di Maurizio
Lo scorso 24 settembre, il Cardinale Maurice E. Piat, di Port Saint Louis (Maurizio) ha portato alla moschea di Jummah due doni di Papa Francesco, per ricambiare il mazzo di fiori inviato dalla moschea al Papa durante il suo soggiorno. Il Papa ha afferto a Nissar Ramtoolah, la guida della Moschea, la medaglia del viaggio in Africa, una copia del documento per la Fratellanza Umana, firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di al Azhar.
CORPO DIPLOMATICO
Il 4 ottobre, Gilda María Bolt González ha consegnato a Papa Francesco le sue credenziali come ambasciatore di Nicaragua presso la Santa Sede.
Laureata in Scienze Sociali, è stata: incaricata di formulare piani di sviluppo nella Regione occidentale del Nicaragua, nei campi dell’educazione, della ricostruzione, del monitoraggio dell’efficienza delle amministrazioni e del controllo anticorruzione (1992 – 2000); Direttrice delle Relazioni Istituzionali nella Contraloría General de la República, (2000 – 2006); Capo di Gabinetto del Ministero degli Esteri (2006); Ambasciatore in El Salvador (2007 – 2014); Viceministro degli Affari Esteri, Ambasciatore non residente in Belize e Delegata presidenziale per l’integrazione centroamericana (2014 – 2018).
Il 5 ottobre, Jakob Stunf ha presentato le sue credenziali di ambasciatore di Slovenia presso la Santa Sede. Prende il posto di Tomasz Kunstelj, chiamato a rappresentare Lubiana presso il Quirinale. Precedentemente, Stunf ha lavorato nelle ambasciate slovene in Croazia e Repubblica Ceca, nonché in quella presso la Santa Sede. È il suo primo incarico da ambasciatore.
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