Città del Vaticano , 04 September, 2019 / 10:00 AM
"Il motu proprio di Papa Francesco Summa Familiae Cura è stato ricevuto lealmente da tutta la comunità del nostro Istituto fin dalla sua pubblicazione”.
E’ questa la premessa della lettera- appello che quattro professori dell’ Istituto Giovanni Paolo II A. Diriart J. Granados S. Kampowski J.J. Pérez Soba, hanno inviato a fine agosto al preside dell’ istituto ripensato nei pieni di studio dopo l’approvazione dei nuovi statuti.
Poche pagine per ricordare, scrivono i professori, la “sorpresa, quando abbiamo visto che, nell’approvazione dei nuovi statuti, l’effettiva interpretazione del motu proprio era contraria a quella che continuamente ci era stata offerta”.
Perché spiegano, il motu proprio “è stato usato come scusa legale per realizzare cambiamenti all’interno dell’Istituto senza rispettare il passaggio, normale in un’istituzione accademica, attraverso il dialogo con il corpo docente”.
Questo quindi scrivono i professori crea una “ferita contro la libertà di cattedra” che “provocherà nei professori e negli studenti dell’Istituto una grande tensione interna, e pregiudicherà gravemente la credibilità scientifica del lavoro di insegnamento e ricerca all'interno del nuovo istituto, che non sarà più preso sul serio dalle altre istituzioni accademiche”.
Da queste considerazioni nasce una proposta concreta per trovare un equilibrio, soprattutto per rispettare l’intento originario dell’Istituto che il motu proprio conferma. Anche perché si legge nella lettera “senza una riflessione sulla morale fondamentale è oggi impossibile, infatti, offrire una risposta ai problemi sollevati nei campi della morale dell’amore umano e della vita”.
L’idea è quella di mantenere due cattedre nell’Istituto affiancate, “una di morale fondamentale, quella che finora ha funzionato all’interno dell’Istituto, e poi un’altra cattedra di Teologia morale dell’accompagnamento, che potrebbe riflettere sulla proposta pastorale di Amoris Laetitia per poter condurre il soggetto odierno ad una vita secondo il Vangelo”.
La cattedra di morale fondamentale, affidata al professore Melina, avrebbe il compito di “continuare la ricerca di una morale centrata sull’incontro con Cristo, il quale ci ha rivelato la differenza radicale tra il bene e il male, e ci rende capaci di camminare nella verità dell’amore”.
E la nuova cattedra “in dialogo con la cattedra di morale fondamentale, avrebbe tutti gli elementi per proporre un’interpretazione della novità di Amoris Laetitia secondo le leggi cattoliche dello sviluppo del dogma”.
Per i professori la proposta permetterebbe “la novità nella continuità, secondo un vero sviluppo della dottrina, evitando “cambiamenti di paradigma” radicali contrari alla logica della fede”.
I professori chiedono anche che José Noriega perché a quattro mesi dalla sua scadenza come Superiore Generale e soprattutto “la sua mancata assunzione nel nuovo Istituto costituisce una ferita alla libertà di cattedra, che è doveroso correggere affinché l’Istituto ricuperi la sua dignità accademica".
Ovviamente si tratta di rivedere gli statuti, ma che resto, spiegano i firmatari, ci sono difficoltà oggettive dovute al fatto “che non c’è stato un vero processo di consultazione”.
In sintesi di professori chiedono in attesa delle revisione una soluzione di passaggio: “la riassunzione del prof. Noriega sotto la cattedra di Teologia morale del matrimonio e della famiglia (statuti, art.21, par.3) e l’assegnazione della cattedra di Bioetica (ibid.) al prof. Melina, ampiamente qualificato per tale compito”.
La lettera si conclude con la speranza che l’ Istituto Giovanni Paolo II posso “continuare a svolgere la sua missione con l’eccellenza che ha dimostrato finora”.
La proposta appare come un modo concreto di sanare le fratture che si sono create negli ultimi mesi dopo la approvazione degli Statuti che hanno cambiato sensibilmente il piano e l’ambiato di studi dell’ Istituto Giovanni Paolo II, e dello scontento di parecchi alunni.
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