Venezia, 22 July, 2019 / 4:00 PM
Venezia ha vissuto in questi giorni la grande festa religiosa e cittadina del Redentore, sempre particolarmente sentita e attesa: da quasi quattro secoli e mezzo, in tale circostanza, migliaia di fedeli attraversano il canale della Giudecca in pellegrinaggio per sciogliere l’antico voto, che risale al XVI secolo, quando la città lagunare fu colpita da una terribile peste.
Domenica 21 luglio - nella Basilica del SS. Redentore - si è tenuta la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal Patriarca di Venezia Francesco Moraglia alla presenza delle congregazioni del clero, dei parroci e delle autorità cittadine; al termine, poi, la processione eucaristica e la benedizione alla città dall’esterno del tempio. "Celebrare oggi la festa del Santissimo Redentore, secondo la sua intenzione originaria, significa avvertire un bisogno di salvezza e percepire nella vita personale, familiare e sociale tutta la propria fragilità e impotenza", commenta il Patriarca nell'omelia.
Nel triennio 1575 - 1577 la Serenissima fu scossa dal flagello della peste. Favorito dall’altissima concentrazione di abitanti, il morbo serpeggiò a lungo e causò moltissime vittime: quasi 50.000, più di un terzo della popolazione. Il Senato, il 4 settembre 1576, deliberò che il Doge dovesse pronunciare il voto di erigere una chiesa dedicata al Redentore, affinché intercedesse per far finire la pestilenza. Ogni anno la città avrebbe reso onore alla basilica, nel giorno in cui fosse stata dichiarata libera dal contagio. Il 13 luglio 1577 la pestilenza fu dichiarata definitivamente debellata e si decise di festeggiare la liberazione dalla peste la terza domenica del mese di luglio, con una celebrazione religiosa e una festa popolare.
"La rivelazione cristiana ci indica una strada che, se per un verso, ribadisce che il tempo non si ferma, dall’altro ci ricorda che tutto rimane, perché la nostra vita è scritta in cielo dove tutto è vivo e attuale", continua il Patriarca di Venezia.
"In questa chiesa retta dalla Fraternità Cappuccina e dedicata al Santissimo Redentore, tanto cara ai veneziani - conclude il Patriarca Moraglia - impegniamoci allora a vivere di più secondo la spiritualità del Cantico delle Creature, accettando la nostra vita così com’è, con le sue stagioni, la sua primavera e il suo autunno, in modo da gioire della creaturalità. Questo vuol dire apprezzare il piano di Dio, che riguarda anche il nostro corpo, e che ci salva nel Figlio suo Gesù oggi invocato da noi col bel titolo di Santissimo Redentore".
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