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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco: "Rispettare il dono della vita dall’inizio alla fine"

“Le prime comunità cristiane hanno spesso presentato il Signore Gesù come un medico. La sua missione consisteva prima di tutto nel farsi vicino alle persone malate o segnate da disabilità, specialmente a quelle che a causa di ciò erano disprezzate ed emarginate. In questo modo Gesù spezza il giudizio di condanna che spesso etichettava il malato come peccatore; con questa vicinanza compassionevole, Egli manifesta l’amore infinito di Dio Padre per i suoi figli più bisognosi”. Lo ha detto il Papa ricevendo stamane in Udienza i Membri della Federazione Internazionale delle Associazioni Mediche Cattoliche in occasione della Consacrazione della Federazione al Sacro Cuore di Gesù.

Tra i pilastri della missione di Cristo - ha ricordato Papa Francesco - vi era “la cura delle persone malate e per questo è rimasta tale anche in quella della Chiesa”.

“Per Gesù - ha aggiunto Francesco - curare vuol dire avvicinarsi alla persona, anche se a volte ci sono alcuni che vorrebbero impedirlo”. Gesù nella cura pone  al centro il dialogo e quindi “curare, per Gesù, significa entrare in dialogo per far emergere il desiderio dell’essere umano e la dolce potenza dell’Amore di Dio, operante nel suo Figlio. Perché curare vuol dire dare inizio a un cammino: un cammino di sollievo, di consolazione, di riconciliazione e di guarigione”.

Gesù cura nell’insieme: “non guarisce mai una parte - ha sottolineato il Papa - ma tutta la persona, integralmente. A volte partendo dal corpo, a volte dal cuore, ma sempre per risanare il tutto”.

“Gesù si avvicina, si prende cura, guarisce, riconcilia, chiama e invia: quella con le persone oppresse da malattie e infermità - ha detto ancora il Papa - è per Lui una relazione personale e ricca”.

I medici si mettono alla scuola di Gesù e sono “chiamati a dare le cure con delicatezza e rispetto della dignità e dell’integrità fisica e psichica delle persone. Chiamati ad ascoltare con attenzione, per rispondere con parole adeguate, che accompagnino i gesti di cura rendendoli più umani e quindi anche più efficaci”.

La speranza deve essere posta al centro perché “non si può curare ed essere curati senza speranza; in questo siamo tutti bisognosi e riconoscenti a Dio, che ci dona la speranza. Ma anche riconoscenti verso quanti lavorano nella ricerca medica”.

Così “possiamo e dobbiamo alleviare la sofferenza ed educare ciascuno a diventare più responsabile della propria salute e della salute di vicini e parenti. Dobbiamo anche ricordarci che curare vuol dire rispettare il dono della vita dall’inizio fino alla fine. Non siamo noi i proprietari: la vita ci viene affidata e i medici ne sono i servitori”.

Il medico - ha proseguito concludendo Papa Francesco - è testimone di umanità e ciò “esige da voi competenza, pazienza, forza spirituale e solidarietà fraterna. Lo stile di un medico cattolico unisce la professionalità alla capacità di collaborazione e al rigore etico. E tutto ciò va a beneficio sia dei malati sia dell’ambiente in cui operate”.

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