Città del Vaticano , 03 May, 2019 / 2:00 PM
Si nota anche dai due loghi del viaggio: Papa Francesco in Bulgaria e Macedonia del Nord va sulle orme di San Giovanni XXIII e di Madre Teresa di Calcutta. E l’impegno per la pace e per l’ecumenismo del Papa Buono, così come l’impegno per i poveri di Madre Teresa, saranno il filo conduttore di questi tre giorni tra Sofia, Rakovski e Skopje, dal 5 al 7 maggio.
Tre giorni molto intensi, durante i quali Papa Francesco incontrerà il Patriarca Neofit della Chiesa Ortodossa Bulgara, sarà nella città più cattolica di Bulgaria (a Rakovski c’è un terzo della popolazione cattolica del Paese), pronuncerà una preghiera per la pace a Sofia sulle orme di San Giovanni XXIII e a Skopje incontrerà rappresentanti religiosi, giovani e poveri.
Culmine della visita in Bulgaria sarà la preghiera per la pace a Sofia, la sera del 6 maggio. “Nell’invocazione alla pace di Papa Francesco – spiega Alessandro Gisotti, direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede – sarà presente San Giovanni XXIII, ma sarà presente anche San Francesco, con la recita della sua famosa per la preghiera per la pace”.
Parteciperà alla preghiera anche al coro ortodosso e un bambino ortodosso accenderà la candela della pace. Ci sarà, insomma, “una presenza ortodossa”, nonostante la tradizionale chiusura al dialogo ecumenico della Chiesa Ortodossa Bulgara, mentre Gisotti ha spiegato che “non era mai stata prevista una preghiera” nella cattedrale di Alexander Nevsky.
Dopo l’incontro con il Patriarca Neofit il 5 maggio, Papa Francesco andrà nella cattedrale accompagnato dal Metropolita Antonio, e questa anche è una novità, perché inizialmente era prevista la presenza di un diacono.
Di certo, la presenza di Giovanni XXIII in Bulgaria è un filo conduttore molto forte, tanto che in molti lo chiamano “il Papa bulgaro”. E non a caso il dono che Papa Francesco porterà al presidente Borisov sarà una riproduzione del breve di nomina di monsignor Roncalli a delegato apostolico in Bulgaria.
Così come la chiesa di San Michele Arcangelo a Rakovski, dove Papa Francesco andrà il 6 maggio, era stata restaurata dopo il terremoto del 1928 proprio su interessamento di monsignor Roncalli.
Lo scorso anno, la Fondazione Giovanni XXIII aveva fatto pubblicare un inedita lettera di monsignor Roncall indirizzata al signor Dammacco, probabilmente un commerciante con rapporti con la Bulgaria, e facendo riferimento alle scosse nella zona di Plovdiv, l’antica Filippopoli, quello che sarebbe diventato il Papa buono raccontava di essere andato personalmente ad aiutare i superstiti, arrivando a dormire all’addiaccio, per un senso di soldiarietà con quelli che erano rimasti senza casa. Monsignor Roncalli poi ottenne dalla Santa Sede una somma per gli aiuti, che distribuì poi tra i terremotati senza distinzione tra cattolici e membri di altre confessioni.
La mattina del 6 maggio, prima di andare a Rakovski, Papa Francesco andrà in visita al campo rifugiati di Vrazhdebna. È uno dei tre campi rifugiati presenti a Sofia, è sulla strada verso l’aeroporto e si trova in una vecchia scuola. La maggior parte degli ospiti sono rifugiati siriani.
Quindi, il 7 maggio, il viaggio verso Skopje, con due momenti culminanti: la visita al memoriale di Madre Teresa di Calcutta, la casa ricostruita lì dove c’era la chiesa del Sacro Cuore dove la santa dei poveri fu battezzata; e l’incontro con i giovani, che sarà “ecumenico ed interreligioso”.
Di certo, l’intero viaggio sarà permeato dallo sprito dei Santi Cirillo e Metodio, gli evangelizzatori dei popoli slavi. Da 33 anni, ogni 24 maggio, giorno in cui si celebrano i santi Cirillo e Metodio secondo il calendario gregoriano, le delegazioni governative di Bulgaria e Macedonia del Nord hanno una udienza con Papa Francesco, e l’incontro di quest’anno – sottolinea Gisotti – “avrà un significato molto particolare, perché avviene poco dopo il viaggio di Papa Francesco”.
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