È storia che è sempre stato complicato per la Santa Sede instaurare rapporti diplomatici con Paesi di tradizione ortodossa. Ma non è il caso di Macedonia e Bulgaria, che con la Santa Sede hanno ottimi rapporti. E che da 33 anni inviano una delegazione governativa in Vaticano per celebrare i Santi Cirillo e Metodio, che secondo il calendario gregoriano si celebrano il 24 maggio.
Non è ancora stato rivelato il campo rifugiati dove Papa Francesco farà una visita privata in Bulgaria, nella mattinata del 6 maggio, prima di andare a Rakovski. Ma il campo dovrebbe essere quello di Vrazhdebna, vicino all’aeroporto. È uno dei campi per rifugiati in Bulgaria.
È la città bulgara con il maggior numero di cattolici. Ma ce ne saranno molti di più dei suoi abitanti, almeno 50 mila, a Rakovsky, per la visita di Papa Francesco. Che il 6 maggio toccherà la città per una breve visita durante la quale darà la Prima Comunione a 242 bambini, ovviamente emozionatissimi.
Si nota anche dai due loghi del viaggio: Papa Francesco in Bulgaria e Macedonia del Nord va sulle orme di San Giovanni XXIII e di Madre Teresa di Calcutta. E l’impegno per la pace e per l’ecumenismo del Papa Buono, così come l’impegno per i poveri di Madre Teresa, saranno il filo conduttore di questi tre giorni tra Sofia, Rakovski e Skopje, dal 5 al 7 maggio.
Una Chiesa piccola, ma presente e viva, che attende il Papa con gioia ed è consapevole delle sfide che la attendono: così l’arcivescovo Christo Proykov, esarca apostolico di Sofia, tratteggia la Chiesa di Bulgaria che si appresta ad accogliere Papa Francesco.
In fondo la strada, c’è la stazione con l’orologio fermo all’ora in cui il terremoto del 1963 ha distrutto mezza Skopje. Tra le case buttate giù, la casa natale di Madre Teresa di Calcutta. Tra le chiese perdute, la chiesa dove Madre Teresa scoprì la sua vocazione.
C’è un altro filo rosso che collega il viaggio di Papa Francesco in Bulgaria con la sua tappa in Macedonia, e riguarda il mondo ortodosso. Perché due anni fa la Chiesa ortodossa macedone ha cominciato i suoi passi per riconoscere la Chiesa ortodossa bulgara come Chiesa madre.
Si dice sia la prima chiesa dedicata a San Giovanni XXIII, o perlomeno una delle prime. È costruita appena fuori Sofia, in un terreno che fu comprato dallo stesso Angelo Giuseppe Roncalli quando era delegato apostolico in Bulgaria. Ed è il segno visibile di quanto hanno contato i dieci anni (dal 1925 al 1934) di Roncalli come delegato apostolico in Bulgaria.