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Un servizio di EWTN News

Venerdì Santo. Il Papa: “Nella croce di Gesù tutte le croci del mondo”

Le meditazioni della suora anti-tratta, Suor Eugenia Bonetti, fanno da filo conduttore nella Via Crucis del Venerdì Santo che Papa Francesco presiede- come ogni anno dal 1970 - al Colosseo. Il Pontefice, nella sua preghiera finale, chiede ai fedeli di “vedere nella Croce di Gesù tutte le croci del mondo”.

“Con Cristo e con le donne sulla via della croce”: le ha pensate così la suora, missionaria della Consolata, le meditazioni del Venerdì Santo al Colosseo. Suor Eugenia è presidente dell’Associazione “Slaves no more”.

Le stazioni sono una riflessione sulle donne schiave, una chiamata alla responsabilità per mettere fine al dramma di tante giovani. Suor Eugenia racconta che il suo sogno è che al Colosseo, luogo di sofferenze del passato, oggi si raccolgano i dolori di tante donne “senza volto, senza nome, senza speranza, trattate solo come usa e getta”.

Papa Francesco nella preghiera ripete tantissime volte la parola croce e rivede in essa i mali e i dolori del mondo : “La croce delle persone affamate di pane e di amore; la croce delle persone sole e abbandonate perfino dai propri figli e parenti; la croce delle persone assetate di giustizia e di pace; la croce delle persone che non hanno il conforto della fede; la croce degli anziani che si trascinano sotto il peso degli anni e della solitudine; la croce dei migranti che trovano le porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai calcoli politici; la croce dei piccoli, feriti nella loro innocenza e nella loro purezza; la croce dell’umanità che vaga nel buio dell’incertezza e nell’oscurità della cultura del momentaneo”.

Nelle tappe di Gesù verso il Calvario, suor Eugenia Bonetti riconosce diversi episodi di cui è stata testimone; nell’incontro con Maria intravede le “troppe mamme che hanno lasciato partire le loro giovani figlie verso l’Europa nella speranza di aiutare le loro famiglie in povertà estrema, mentre hanno trovato umiliazioni, disprezzo e a volte anche la morte”; in Gesù che cade per la prima volta, fragilità e debolezza umana sono spunto per ricordare i samaritani di oggi che si chinano “con amore e compassione sulle tante ferite fisiche e morali di chi ogni notte vive la paura del buio, della solitudine e dell’indifferenza”.

Fino ad arrivare all’ultima stazione, Gesù nel sepolcro, che fa pensare ai “nuovi cimiteri di oggi”: il deserto e i mari, dove oggi trovano dimora eterna “uomini, donne, bambini che non abbiamo potuto o voluto salvare”.

Francesco continua nella preghiera finale a scorgere nella passione di Gesù le atrocità e le amarezze, sono 17 le volte che ripete la parola croce: “La croce delle famiglie spezzate dal tradimento, dalle seduzioni del maligno o dall’omicida leggerezza e dall’egoismo; la croce dei consacrati che cercano instancabilmente di portare la Tua luce nel mondo e si sentono rifiutati, derisi e umiliati; la croce dei consacrati che, strada facendo, hanno dimenticato il loro primo amore; la croce dei tuoi figli che, credendo in Te e cercando di vivere secondo la Tua parola, si trovano emarginati e scartati perfino dai loro famigliari e dai loro coetanei; la croce delle nostre debolezze, delle nostre ipocrisie, dei nostri tradimenti, dei nostri peccati e delle nostre numerose promesse infrante; la croce della Tua Chiesa che, fedele al Tuo Vangelo, fatica a portare il Tuo amore perfino tra gli stessi battezzati; la croce della Chiesa, la Tua sposa, che si sente assalita continuamente dall’interno e dall’esterno; la croce della nostra casa comune che appassisce seriamente sotto i nostri occhi egoistici e accecati dall’avidità e dal potere”.

Il Papa conclude con la speranza della Pasqua: “Signore Gesù, ravviva in noi la speranza della risurrezione e della Tua definitiva vittoria contro ogni male e ogni morte”.

A portare la croce tra gli altri il Cardinale Angelo De Donatis vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, alcuni disabili UNITALSI, frati di Terra Santa e missionari.

 

 

 

 

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