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Stazioni quaresimali, a San Clemente la storia di Roma custodita dagli irlandesi

La Stazione Quaresimale a Basilica San Clemente inizierà con la processione dopo di che sarà celebrata la santa messa. I sacerdoti desiderando di concelebrare sono pregati di portare con sé la camicia. La basilica metterà a loro disposizione la casula. I concelebranti sono pregati di aver indossati i paramenti sacri e essere già nella basilica inferiore prima della ore 18.00”.

Con questo avviso sulla pagina Facebook della Basilica di San Clemente i padri domenicani irlandesi che ne hanno la cura pastorale ricordano la tappa stazionale di oggi, lunedì 18 marzo.

La basilica di San Clemente è molto di più di una chiesa in effetti.

La sua storia inizia dalle viscere di Roma, dal piccolo corso d’acqua sul quale è costruito un mitreo e un quartiere romano, e poi due livelli di chiese fino a quello dove oggi si svolge la vita pastorale.

Dal ‘400 a San Clemente ci sono delle comunità monastiche, Papa Bonifacio IX vi introdusse la congregazione agostiniana di S. Ambrogio di Milano, ma nel 1643  l’intera congregazione fu soppressa da Urbano VIII.

Nel 1645 Camillo Pamphili, Cardinal nipote di Innocenzo X, affidò la custodia della basilica ai Domenicani di San Sisto Vecchio (Roma) e l’intera proprietà fu poi trasferita in perpetuità all’ordine Domenicano nel 1667.

Dieci anni dopo, a causa della persecuzione religiosa in Irlanda, la basilica e il convento di San Clemente, insieme con quelli di San Sisto Vecchio, furono assegnati ai Domenicani Irlandesi, che ancor oggi amministrano la basilica, vivono la vita religiosa.

E’ solo nella seconda metà dell’ ‘800 che iniziarono gli scavi archeologici che hanno riportato alla luce la basilica del IV secolo e gli altri edifici romani.

Nel 1912 i domenicani  iniziarono un progetto per prosciugare l’acqua grazie ad un canale di scolo lungo 700 metri sotto terra.

Titolo cardinalizio vi è sepolto il cardinale Amedeo Amleto Cicognani, segretario di stato vaticano nel periodo del Concilio Vaticano II.

Tra il 1954 e il 1956 gli affreschi della Cappella di Santa Caterina di Alessandria furono restaurati dall’Istituto Centrale per il Restauro. Nei decenni ottanta e novanta il mosaico absidale del XII secolo e la Sala Capitolare medievale furono restaurati in collaborazione con il Ministero per i Beni Culturali, e il battistero della basilica paleocristiana fu portato alla luce.

Nel 2005 i Padri hanno iniziato, a proprie spese, lavori per un nuovo impianto illumino tecnico per il vantaggio e per la sicurezza dei visitatori. Attualmente l’impianto è funzionante e aiuta a conservare il patrimonio artistico degli scavi e della basilica.

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