Istanbul, 07 January, 2019 / 6:00 PM
La consegna del tomos (documento) che certifica la nascita della Chiesa nazionale Ortodossa Ucraina è stata preceduta da una massiccia riorganizzazione del Patriarcato di Mosca, una lettera inviata dal Patriarca di Mosca Kirill al Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, e varie notizie sul posizionamento delle varie Chiese ortodosse sulla vicenda.
La nuova Chiesa Ortodossa Ucraina apre una serie di questioni sia interne al mondo ortodosso sia per il dialogo con la Chiesa Cattolica. E la consegna del tomos da parte di Bartolomeo I ha ufficialmente dato il via a quella che si preannuncia come una stagione di forte dibattito, che in qualche modo coinvolgerà anche la Chiesa cattolica. Se non altro, perché il Patriarcato di Mosca ha deciso di uscire dal tavolo congiunto cattolico ortodosso, dato che questo vedeva anche la partecipazione del Patriarcato di Costantinopoli.
La nascita dell’autocefalia è stata stabilita con un Sinodo di unificazione celebrato il 15 dicembre scorso nella cattedrale di Santa Sofia di Kiev. Con il Sinodo, due realtà nazionali ortodosse in polemica con quelle ufficiali – la Chiesa Ortodossa Autocefala e il Patriarcato di Kiev – si sono sciolte e hanno formato la Chiesa Ortodossa Ucraina, chiesa nazionale che sarà riconosciuta nella successione delle chiese ortodosse. Come primo passo, il capo di questa Chiesa non ha avuto il titolo di Patriarca, ma quello di primate. Ed è stato eletto come primo primate il metropolita Epifany, braccio destro del Patriarca Filaret, che nel 1992 fece nascere il Patriarcato di Kiev in polemica con il Patriarcato di Mosca. Il titolo preso da Epifany è quello di “primate di Kiev e di tutta l’Ucraina”.
È stato proprio Epifany a recarsi al Fanar, ad Istanbul, sede del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, per ricevere il tomos dalle mani di Bartolomeo durante la celebrazione della Teofania, il 6 gennaio, alla vigilia del Natale ortodosso. Il 5 gennaio, nella cattedrale di San Giorgio a Istanbul, il tomos è stato firmato da Bartolomeo, alla presenza del presidente ucraino Petro Poroshenko, che è stato colui che ha chiesto ufficialmente la costituzione di una chiesa nazionale ucraina.
E il motivo è principalmente politico, dato che il metropolita di Kiev è legato al Patriarcato di Mosca da quando, nel 1686, il Patriarcato ecumenico concesse, con una lettera sinodale, “il diritto al Patriarca di Mosca di nominare il metropolita di Kiev”. Quella lettera è stata revocata nel processo che ha portato all’autocefalia.
Durante la cerimonia del 5 gennaio, il presidente Poroshenko ha voluto “ringraziare i milioni di ucraini nel mondo che hanno risposto alla mia richiesta di pregare perché la Chiesa fosse stabilita”.
Poroshenko ha definito il Sinodo dell’unificazione che ha portato all’elezione del 39enne Epifany al referendum per l’indipendenza ucraina dall’Unione Sovietica nel 1991.
Il Patriarcato di Mosca si è opposto fortemente alla decisione del Patriarcato di Costantinopoli. A Bari lo scorso 19 dicembre per la presentazione di un libro sulla traslazione delle reliquie di San Nicola, il metropolita Hilarion, capo delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, ha ancora una volta parlato dei “tempi difficili a causa della tesa situazione politica ed ecclesiale in Ucraina”, e ha denunciato la persecuzione degli ortodossi russi nel Paese.
La reazione è stata anche politica: il presidente russo Vladimir Putin ha messo in guardia di un possibile bagno di sangue, e a novembre l’Ucraina ha stabilito la legge marziale in alcune zone sottolineando il rischio di una invasione russa su larga scala.
Le questioni politiche si rispecchiano nel dibattito religioso. Per Mosca, lo stabilimento dell’autocefalia è influenzata dal presidente ucraino nel tentativo di contrastare la Russia. Per Kiev, la Chiese ortodosse legate al Patriarcato di Mosca sono un mezzo per diffondere propaganda russa e sostenere i combattenti nella regione del Donbass.
Sullo sfondo, resta il conflitto dimenticato dell’Ucraina, che è stato anche al centro del messaggio di Natale dell’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, Chiesa sui iuris in comunione con Roma.
L’opposizione del Patriarcato di Mosca alla decisione del Patriarcato di Costantinopoli è stata fortissima. Un ultimo tentativo è stato fatto lo scorso 30 dicembre dal Patriarca Kiril, che ha inviato al Patriarca Bartolomeo una lettera in cui sosteneva che, se avesse portato avanti la decisione sull’Ucraina, non avrebbe più potuto ritenersi “patriarca ecumenico” di tutta l’ortodossia universale”.
Nella stessa lettera, Kirill ha anche definito il Sinodo per l’Unificazione del 15 dicembre come “pseudo-concilio”, riprendendo la definizione di “pseudo Sinodo” che era attribuita allo pseudo- Sinodo di Leopoli, dove il patriarca di Mosca Alexey I, sotto la guida di Stalin e Kruscev, si annesse la Chiesa Greco Cattolica Ucraina, poi rimasta “sotterranea” fino al 1990.
Il 28 dicembre, il metropolita Hilarion ha dichiarato che il Patriarcato di Mosca istituirà diocesi e parrocchie in tutti i territori in cui esistono strutture del patriarcato di Costantinopoli, considerato scismatico.
Parte di questo riassetto ha visto la nomina del metropolita Ioan Roscin a guida dell’esarcato russo dell’Europa occidentale, ricostituito dopo che era stato sciolto in seguito alla dissoluzione del regime sovietico. La struttura era prima dipendente dal Patriarcato di Costantinopoli, e poi si era aggiunta una struttura sotto Mosca. L’esarcato di Costantinopoli è stato soppresso dopo la decisone di concedere l’autocefalia. L’esarcato sovrintende l’ortodossia russa su 13 nazioni. Il sinodo del Patriarcato di Mosca ha anche costituito l’esarcato dell’Asia Sud Orientale, mentre in America del Nord c’è la rete delle parrocchie patriarcali, e in Sud America c’è una eparchia unica.
Tra i primi passi della Chiesa Ortodossa Ucraina, c’è stato quello di stabilire un contatto con la Chiesa Greco Cattolica. Il metropolita Epifany ha dichiarato, in una intervista al canale tv Pryamyy, che ha già incontrato l’arcivescovo maggiore Shevchuk, e insieme a lui ha “delineato e definito un percorso per la futura cooperazione, cercando convergenza sui punti che ci uniscono, sul campo dell’educazione spirituale e in altre aree delle nostre vite”.
Al momento della consegna del tomos, il metropolita Epifany ha chiesto a Bartolomeo e a tutte le Chiese ortodosse locali di pregare per la pace in Ucraina, e per il rilascio di tutti quelli che sono illegalmente detenuti.
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