Era una visita programmata, su invito del presidente Volodymir Zelensky, quella della delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli a Kyiv. Tre membri (due sacerdoti, un diacono), tutti di origine ucraina, che hanno rappresentato Bartolomeo I alle celebrazioni per il 33esimo anniversario di indipendenza, ma che hanno anche provato a ricucire le relazioni religiose su un territorio in cui la religione è diventata uno strumento politico.
Lontani da Costantinopoli, vicini a Roma, ma solo per le sfide comuni, con una Chiesa viva e una giovent che cresce nella fede. Il metropolita Hilarion, capo delle Dipartimento per le Relazioni Estere del Patriarcato di Mosca, parla da Budapest, dove ha partecipato lo scorso 6 settembre all’incontro “Christianity connects”, organizzato dal ministero degli Esteri ungherese.
La Chiesa Ortodossa Ucraina è davvero realtà: il 30 gennaio si è registrata tra le confessioni religiose del Paese, e il 3 febbraio si è tenuta la cerimonia di intronizzazione del metropolita Epifaniy, che non prende il titolo di Patriarca, ma quello di Primate. Ma in che modo la presenza di una Chiesa nazionale ortodossa ucraina colpisce la comunità cristiana, e in particolare la comunità greco-cattolica? Quali le sue sfide?
La questione ucraina potrebbe entrare anche nelle conversazioni di Papa Francesco e i leader ortodossi nei suoi viaggi in Macedonia, Bulgaria e Romania. Tre viaggi, molto ravvicinati, in nazioni a maggioranza ortodosse, che sono state colpite a vario titolo dalla crisi che si è creata tra Mosca e Costantinopoli.
La consegna del tomos (documento) che certifica la nascita della Chiesa nazionale Ortodossa Ucraina è stata preceduta da una massiccia riorganizzazione del Patriarcato di Mosca, una lettera inviata dal Patriarca di Mosca Kirill al Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, e varie notizie sul posizionamento delle varie Chiese ortodosse sulla vicenda.
Il primo primate della Chiesa ortodossa ucraina è Epifaniy Sehiy Dumenko, ed è stato eletto il 15 dicembre al termine del Sinodo che ha sancito la nascita della Chiesa nazionale ucraina. Ma questa decisione non mancherà di conseguenze, sia all’interno della galassia delle Chiese ortodosse che nei rapporti tra Chiesa Cattolica e mondo ortodosso.
Il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha cominciato il 28 novembre la tradizionale visita che la delegazione della Santa Sede compie al Fanar, sede del Patriarcato Ecumenico, per la festa di Sant’Andrea. Una visita che avviene in uno scenario delicato, mentre Costantinopoli e Mosca continuano a battagliare sulla questione dell’autocefalia della Chiesa ortodossa ucraina.
La notizia che il Patriarcato di Mosca lasciava la commissione congiunta cattolico – ortodossa per via della presenza nel tavolo dei rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli non ha fermato il processo verso una Chiesa Ortodossa Ucraina. Lo scorso 3 novembre, infatti, il presidente ucraino Petro Poroshenko e il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I hanno firmato ad Istanbul un accordo sulla “cooperazione e l’interazione tra l’Ucraina e il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli”.