Città del Vaticano , 31 December, 2018 / 5:27 PM
Alla fine di un anno “dobbiamo fermarci, fermarci a riflettere con dolore e pentimento perché, anche durante quest’anno che volge al termine, tanti uomini e donne hanno vissuto e vivono in condizioni di schiavitù, indegne di persone umane”.
Papa Francesco lo ha detto nella riflessione proposta a chi ha partecipato ai vespri della Solennità della Madre di Dio questo pomeriggio nella basilica vaticana. A conclusione dell’ anno civile il Papa ha voluto riflettere sul tema dalla schiavitù.
Gesù che è venuto come bambino è un concentrato d’amore: “È l’amore che dà pienezza a tutto, anche al tempo; e Gesù è il “concentrato” di tutto l’amore di Dio in un essere umano.”
Commentando le parole di San Paolo il Papa spiega che Gesù “è nato «per riscattare». “Questa è la seconda parola che ci colpisce: riscattare, cioè far uscire da una condizione di schiavitù e restituire alla libertà, alla dignità e alla libertà propria dei figli”. Certo, aggiunge Francesco “la schiavitù che l’apostolo ha in mente è quella della «Legge», intesa come insieme di precetti da osservare, una Legge che certo educa l’uomo, è pedagogica, ma non lo libera dalla sua condizione di peccatore, anzi, per così dire lo “inchioda” a questa condizione, impedendogli di raggiungere la libertà del figlio”.
Ma oggi ci sono anche altre schiavitù è “anche nella nostra città di Roma ci sono fratelli e sorelle che, per diversi motivi, si trovano in questo stato. Penso, in particolare, a quanti vivono senza una dimora. Sono più di diecimila. D’inverno la loro situazione è particolarmente dura. Sono tutti figli e figlie di Dio, ma diverse forme di schiavitù, a volte molto complesse, li hanno portati a vivere al limite della dignità umana. Anche Gesù è nato in una condizione simile, ma non per caso, o per un incidente: ha voluto nascere così, per manifestare l’amore di Dio per i piccoli e i poveri, e così gettare nel mondo il seme del Regno di Dio, Regno di giustizia, di amore e di pace, dove nessuno è schiavo, ma tutti sono fratelli, figli dell’unico Padre”.
L’impegno della Chiesa di Roma è che “vuole essere dentro questa realtà, vicina a queste persone e a queste situazioni”.
Una maternità da celebrare contemplando il mistero della maternità di Maria: “Contemplando questo mistero, noi riconosciamo che Dio è «nato da donna» perché noi potessimo ricevere la pienezza della nostra umanità, «l’adozione a figli». Dal suo abbassamento siamo stati risollevati. Dalla sua piccolezza è venuta la nostra grandezza. Dalla sua fragilità, la nostra forza. Dal suo farsi servo, la nostra libertà.
Che nome dare a tutto questo, se non Amore? Amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, a cui questa sera la santa madre Chiesa eleva in tutto il mondo il suo inno di lode e di ringraziamento”.
Il vespro si è concluso con l’adorazione eucaristica e il canto del Te Deum.
Aggiornamento ore 19.15
Dopo la liturgia il Papa si è recato a visitare il presepe allestito in Piazza San Pietro, ma prima attraverso il colonnato si è recato a visitareil nuovo ambulatorio per i senza tetto che è stato ricavato dall'ufficio postale vaticano a fianco alle docce.
Poi Francesco salutando banbini e fedeli si è recato al presepe della piazza come di consueto.
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