Città del Vaticano , martedì, 12. gennaio, 2016 18:00 (ACI Stampa).
Nel discorso di inizio anno di Papa Francesco agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, c’è un riferimento al Primo Summit Umanitario Mondiale convocato dalle Nazioni Unite. Il Summit si terrà a Istanbul, Turchia, il 23 e 24 maggio, e sarà un momento cruciale anche nello sviluppo del diritto umanitario. Un tema su cui la Santa Sede è particolarmente impegnata.
Oltre ad includere gli Stati coinvolti nel circuito ONU e moltissime organizzazioni non governative, il Summit ha avuto una “pre-riunione”, che si è tenuta a Ginevra dal 14 al 16 ottobre dello scorso anno. Si chiamava “consultazione globale”, e rappresentava la preparazione al Summit. Nel meeting, sono state delineate le cinque aree chiave di azione: dignità, sicurezza, resilienza, collaborazione e finanza. Ovvero, come migliorare la dignità delle persone soggette ad aiuto umanitario; come implementare la loro sicurezza; come creare trend umanitari positivi; come mettere le varie Ong in collaborazione tra loro; e come finanziarle.
Si tratta di un impegno di ampia portata. La battaglia della Santa Sede è quella di preservare la dignità delle persone, evitando però alcune risoluzioni diplomatiche ambigue. All’interno del concetto di “dignità umana” vengono infatti spesso inclusi i cosiddetti nuovi diritti, soprattutto in tema di ideologia gender. La Santa Sede punterà a far crescere un approccio basato sulla natura umana e sul diritto umanitario, mettendo da parte ogni tipo di ideologismo.
È l’approccio che segue da sempre. Tra i primi firmatari della Convenzione sulle munizioni a grappolo firmata a Dublino nel 2008, la Santa Sede fece inserire un diritto speciale, il diritto all’assistenza delle vittime, fino a quel momento non contemplato nei trattati internazionali. Si trattava di una innovazione del diritto umanitario, di forte impatto. In fase di negoziazione, questa innovazione fu emendata con un piccolo paragrafo aggiuntivo che prevedeva il riconoscimento a “fornire assistenza in base all’età e alla sensibilità gender delle vittime di munizioni a grappolo, e di occuparsi dei speciali bisogni dei gruppi vulnerabili”.
Ecco il modo in cui gli ideologismi si inseriscono all’interno del diritto umanitario. Parti di discussione sul tema si sono già avuti nel pre-summit di Ginevra, ed è praticamente scontato che se ne avranno di nuovo.