Città del Vaticano , mercoledì, 27. gennaio, 2016 13:00 (ACI Stampa).
C’è una persona che rappresenta la continuità tra lo storico incontro di Giovanni Paolo II con il presidente iraniano Mohammaed Khatami nel 1999 e quello di Papa Francesco con Hassan Rouhani. Si chiama Karim Majidi, ed è un sacerdote salesiano che dal 2015 è stato nominato vicario dell'ispettore dell’Italia Centrale.
C’era lui a fare da interprete a Giovanni Paolo II nel 1999. E c’era sempre lui al fianco di Papa Francesco, nell’incontro del 25 gennaio scorso. Se il Papa e il leader iraniano di turno si sono potuti parlare, lo devono anche a questo salesiano di origine iraniana, nato a Genova, vissuto per molto tempo in Iran, e poi anche parroco a Livorno, dove lo considerano una persona della città.
Il suo ruolo è delicatissimo, ma lui sembra non darci troppo peso. Quando Il Tirreno gli chiese perché lo avessero chiamato a fare da interprete a Giovanni Paolo II, lui rispose che “è perché in Italia ci sono due preti iraniani”.
Uno di questi è appunto lui. Nato a Genova nel 1964, vissuto a Teheran dal 1965 al 1980, dove il padre si era trasferito per lavorare come ufficiale della Marina dello scià, salesiano dal 1984 e sacerdote dal 1992, padre Majidi non ha certo il profilo del diplomatico di professione, né dell’interprete.
In esclusiva ad ACI Stampa spiega che “un interprete deve cercare di comunicare la verità di uno e dell’altro, rispettando la cultura dell’uno e dell’altro nella verità. La pressione è grande, quanto più sono grandi le persone che comunicano”.