L’attività della Biblioteca si è aggiunta ai compiti della fondazione Ratzinger. “Mi chiedono: cosa fa la Fondazione? È facile dire che fa convegni, distribuisce borse di studio e organizza il Premio Ratzinger. Le cose sono anche altre.”
Tra queste, appunto, la Biblioteca. Nata velocemente e con tanti aiuti spontanei, che testimoniano quanto ancora il pensiero di Benedetto XVI sia amato. “Abbiamo fatto un incontro al Collegio Teutonico, per vedere dove si poteva posizionare questo fondo. Abbiamo individuato il luogo. Poi c’è stata una impresa che si è resa disponibile a fare i lavori gratuitamente (non posso menzionare il nome dell’impresa perché ha chiesto di rimanere anonima). Di fatto, i lavori hanno rappresentato un allargamento della Biblioteca che già era nel Collegio Teutonico per costituire questo ‘Fondo Ratzinger.’ Il Fondo contiene circa un migliaio di libri, che vanno dagli inizi del giovane professore agli scritti da Papa. Per ripercorrere i titoli basta riprendere il volume della Libreria Editrice Vaticana che riproduceva tutte le copertine dei libri di Joseph Ratzinger.”.
Monsignor Scotti ci tiene a sottolineare che “si tratta di un fondo vivo, continuamente aggiornato.” Un fondo che ha valore anche di documentazione storica. Sono molti gli studenti che cercano testi di Benedetto XVI / Joseph Ratzinger, e che vogliono studiarne e approfondirne la teologia. Basterebbe pensare al lavoro portato avanti dal Circolo dei Giovani dello Schuelerkreis, che hanno organizzato simposi in tutto il mondo (in Tanzania, in Benin, ora a Berlino). E con lo Schuelerkreis la Fondazione Ratzinger ha un rapporto privilegiato, e padre Stephan Horn, segretario del Circolo di ex studenti, è un membro del Consiglio di Amministrazione.
Così, per rispondere a questa domanda, la Fondazione ha deciso di “fare un esperimento nuovo. Mettiamo il professor Azzaro tre pomeriggi la settimana a disposizione degli studenti. Per cui quando uno studente si reca al Fondo Ratzinger per fare, poniamo, una ricerca sulla cristologia in Joseph Ratzinger, non parla con un bibliotecario, incaricato semplicemente di reperire il volume. C’è un volto vive, che parla allo studente, che lo guida. Vedremo come andrà. Quando gli studenti saranno così tanti che non basterà più il solo professor Azzaro, ci porremo il problema.”
A questo, si aggiunge l’attività convegnistica. E poi il simposio, che avrà luogo adl 19 al 21 novembre, e sarà il preludio alla consegna dei due Premi Ratzinger di quest’anno.
Il Simposio sarà sulla “Deus Caritas Est,” e vi parteciperanno i cardinali Mueller, Koch, Scola, Sarah, Cordes e Ranjith, l’arcivescovo Toso, e anche il presidente della Repubblica emerito Giorgio Napolitano, l’arcivescovo Rino Fisichella, un po’ il “cerimoniere” dato che si parla di “Deus Caritas Est. Porta di misericordia.”
Anche questo, non è nato dalla Fondazione. Ma “incontrandoci per strada, si è notato anche qui una domanda. Si è detto che ci sono già i convegni dello Schuelerkreis, ma quelli sono solo per i membri del circolo di ex studenti, o del circolo giovani. E invece ci sono vari gruppi che prendono spunto da Ratzinger. Perché allora non pensare di fare in modo che questi gruppi si mettano insieme a riflettere sulla Deus Caritas Est, la prima enciclica di Benedetto XVI che festeggia il suo decimo anniversario? E da lì, parlando con mons. Fisichella, abbiamo pensato di partire dalla Deus Caritas Est per aprirla al Giubileo, di studiare quanto quella lettera enciclica sia parola viva per la Chiesa di oggi. Sabato, quando ci sarà anche l’autopresentazione dei gruppi che si occupano di Ratzinger, vedrete cosa si sta tentando di fare. L’idea è di fare un convegno di alto valore scientifico che poi dilaga sul territorio. Sono modelli di incontro leggeri, non strutturati.”
Il tutto in continuità con la linea della Fondazione, cui sono stati rinnovati gli organigrammi. Confermato il Consiglio di Amministrazione, con Mons. Scotti presidente, e membri padre Horn, l’arcivescovo Georg Gaenswein (che unisce all’attività di Prefetto della Casa Pontificia quella di segretario particolare del Papa emerito) e don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana.
È stato rinnovato anche il Comitato scientifico: il Cardinal Camillo Ruini ha lasciato la presidenza, perché ormai non riesce più a seguire le attività. Papa Francesco ha allora nominato il nuovo comitato scientifico. Il Presidente del Comitato Scientifico è ora il Cardinal Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. E poi altri membri sono il Cardinal Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio di Promozione dell’Unità dei Cristiani; il Cardinal Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura; l’arcivescovo Luis Ladaria Ferrer, segretario della Congregazione della Dottrina della Fede; l’arcivescovo Jean-Louis Brugues, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana.
Un attività giustificata dalla domanda. “Quando fu pubblicato il Gesù di Nazareth di Benedetto XVI, con don Costa e la Libreria Editrice Vaticana organizzammo una serie di presentazioni del volume in università laiche in giro per l’Italia, in altrettante aule magne che furono stracolme. In questo senso c’è una ragionevole speranza che le cose vadano bene,” chiosa il professor Azzaro.
D’altronde, l’interesse per le opere di Benedetto XVI si concretizza nello sforzo di molti benefattori. “Le attività che si sono fatte – spiega Monsignor Scotti - non si sono fatte grazie non al capitale che è stato messo lì (che non deve essere toccato) e nemmeno grazie ai diritti d’autore successivi. Tutte le attività (convegno, borse di studio e premi Ratzinger) sono state rese possibili grazie a donazioni di privati. Sono tanti uomini, donne e realtà di fondazioni e aziende che nel loro piccolo dicono: su questa roba qui io ci credo, io voglio investire. Abbiamo potuto fare tutto quello che abbiamo fatto grazie a questa solidarietà.” E racconta a margine della conferenza stampa che ha ricevuto una offerta molto piccola da una donna, che però ha accluso una lettera, in cui scriveva: “E’ tutto quello che posso dare, ma lo voglio dare perché devo a Bendetto XVI la mia fede.”
E Benedetto XVI? È informato di tutte le attività? Incontrerà i partecipanti? “Io ho mandato una nota, e sono stato invitato a fare colazione da lui. Ma quel cappucino – dice scherzando monsignor Scotti – si è tramutato in un interrogatorio di un’ora: come va, cosa si fa, cosa si sta facendo…”
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