Città del Vaticano , lunedì, 16. novembre, 2015 13:07 (ACI Stampa).
Un libanese e un brasiliano saranno insigniti quest’anno del Premio Ratzinger. Un segnale della grande importanza del magistero teologico di Benedetto XVI oltre a quello pontificio, sono Il Prof. Nabil el-Khoury, e il Prof. P. Mario de França Miranda.
“Quest’anno - ha detto l’arcivescovo Ladaria Ferrer, membro del comitato scientifico della Fondazione che gestisce il premio- i due premiati sono cattolici, ma nessuno di essi appartiene al cosiddetto “mondo occidentale”. Vengono infatti uno dall’ambito latino americano e l’altro dall’ambito orientale cattolico. L’America Latina ha dato alla Chiesa il primo Papa non europeo e con questo la Chiesa cattolica ha offerto una nuova e molto eloquente prova della sua cattolicità.” Ladaria Ferrrer ha ricordato i curricula dei due premiati: “ Il Prof. Nabil el-Khoury, dopo il suo dottorato a Tubinga su Sant’Ephrem il Siro, ha insegnato all’Università Libanese a Beirut e, come professore invitato (Visiting Professor), in molte università della Germania. Fra le sue pubblicazioni hanno un posto di rilievo le sue traduzioni in arabo delle opere di Joseph Ratzinger – Benedetto XVI. Il Prof. Mario de França Miranda ha ottenuto il dottorato in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana e ha insegnato Teologia Dogmatica alla Pontificia Università Cattolica di Rio di Janeiro, alla Facoltà Teologica della Compagnia di Gesù a Belo Horizonte e infine di nuovo alla Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro.
Oltre ai temi classici della Teologia Dogmatica, come la teologia della grazia o della Ss.ma Trinità, si è occupato delle nuove sfide teologiche di questi ultimi tempi, come la teologia delle religioni, l’inculturazione della fede, etc. La sua vasta bibliografia comprende 14 libri e più di cento articoli. È membro dei consigli di redazione di diverse riviste e ha collaborato sia con la Conferenza episcopale del Brasile sia nel CELAM, in concreto è stato esperto nelle Assemblee di Santo Domingo e di Aparecida. È stato membro per due quinquenni della Commissione Teologica Internazionale, nel periodo in cui l’allora Cardinale Ratzinger ne era il Presidente in quanto Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.”
Per il primo anno non c’è il cardinale Camillo Ruini che ha appena concluso il suo incarico. “Voglio dirgli grazie per la sua vicinanza operosa e discreta- ha detto monsignor Giuseppe Scotti Presidente della Fondazione Ratzinger- Benedetto XVI- la sua intelligenza e il suo equilibrio che ha permesso a noi e al Comitato Scientifico di lavorare bene insieme e di creare una piccola comunità fraterna. In questi cinque anni ho tentato di tratteggiare il profilo della Fondazione e, senza fare troppo rumore, di raccontare ciò che si tenta di costruire con grande umiltà coinvolgendo Università, studenti, docenti in un cammino di ricerca e di confronto.”
I convegni universitari della Fondazione servono a costruire “Uìun futuro dove l’uomo e Dio sono capaci di un dialogo costruttivo e pieno, capaci di dare vita all’uomo e al mondo perché si ha il coraggio di incontrare “il Vivente”, secondo la bella espressione di Benedetto XVI. Che, in verità, è molto di più di una bella espressione perché l’incontro con il Vivente rende possibile far vivere la vita. Papa Francesco lo diceva in modo altrettanto efficace qualche giorno fa a Firenze: “sa inquietare, sa animare. Ha volto non rigido, ha corpo che si muove e si sviluppa, ha carne tenera: la dottrina cristiana si chiama Gesù Cristo”. Se il nostro incontrarci nelle Università non fosse per questo motivo, la vita, quella che poi si sente raccontare alla televisione o si narra sui giornali, rischia di tramutarsi solo in una lunga serie o meno noiosa - di banalità e di scandali. La vita, invece, è ben altro è un coraggioso “innestarsi e radicarsi in Cristo lasciandosi condurre dallo Spirito”.