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Il primato di Dio non umilia l'uomo. XXXI Domenica del Tempo Ordinario

Domenica scorsa abbiamo lasciato Gesù a Gerico. Ora si trova Gerusalemme e un maestro della legge si avvicina a Gesù per porgli una questione: “Qual è il primo di tutti i comandamenti’”. La domanda si comprende se si tiene in considerazione che gli studiosi della Sacra Scrittura del tempo avevano individuato nell’Antico Testamento ben 613 comandamenti, di cui 365 erano divieti e 248 precetti positivi, distinguendo tra precetti grandi e piccoli, difficili e facili. Nasceva dunque la necessità di conoscere quali tra questi comandamenti dovesse avere la priorità.

Per Gesù la vera priorità della vita è Dio. E per fondare la sua affermazione Egli cita la preghiera che gli ebrei recitavano ogni giorno per più volte al giorno: “Dio è l’unico Signore”. Cioè, non esiste altro Dio che Lui e tutto esiste per Lui. Dio, dunque, si attende che l’uomo non si limiti a riconoscere la sua esistenza, ma lo ami e quindi entri in un dialogo d’amore con Lui. L’amore che Dio richiede all’uomo non è generico, superficiale, banale, ma deve assumere le caratteristiche dell’intensità e della totalità e in quanto tale coinvolge tutte le facoltà e le energie dell’uomo: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 

Il posto di Dio nella vita dell’uomo, dunque, non è marginale, ma totale. Questa priorità dell’amore nasce dal fatto che Dio per amore nostro ha creato il mondo e, quando l’uomo ha preteso di sostituirsi al suo Creatore, ci ha donato suo Figlio, il quale si è consegnato volontariamente alla morte per liberarci dal peccato, cioè dall’alienazione da noi stessi e dalla mutevolezza e contingenza dell’esistenza. 

Il primato di Dio, è nello stesso tempo affermazione di libertà e di dipendenza. Nessun altro Signore all’infuori dell’unico Dio, questa è libertà. Amarlo al di sopra di tutto, appartenergli completamente: questa è dipendenza. L’uomo non può farsi schiavo degli uomini, ma neppure erigere se stesso a signore. La vera libertà sta nell’obbedienza all’unico vero Dio. 

La scelta di Dio deve mostrarsi nella concretezza delle opere, in particolare nell’obbedienza alla sua Parola. Gesù è il modello di come vivere l’obbedienza amorevole e il continuo riferimento radicale al Padre nella vita.

Lo scriba chiede qual è il primo comandamento e Gesù, come sempre, va oltre. Afferma che il primato di Dio non umilia l’uomo, non schiaccia la dignità della persona umana né tantomeno rende indifferenti alle necessità dei fratelli. Il secondo comandamento è l’amore del prossimo. I santi, penso ad esempio a Giovanni Bosco, a Madre Teresa a Giovanni Paolo II, ci testimoniano che quando l’uomo vive una profonda intimità con il Signore, quando il suo cuore è pieno dell’amore di Dio e questi occupa il primo posto nella vita, è nello stesso tempo tutto proteso e aperto verso il prossimo. Gesù condanna apertamente un amore verso Dio ridotto a cerimonie cultuali o a una lode innalzata solo con le labbra.

Anche di questo comandamento Gesù è il modello. Egli ha accolto e amato tutti, indistintamente, distanziandosi, in tal mondo, enormemente, dal mondo ebraico del tempo, che limitava il precetto dell’amore ai membri del proprio. Nell’amore verso il prossimo egli indica il banco di prova e la verifica dell’amore verso Dio.

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