Roma, 28 October, 2018 / 3:00 PM
La "regina del deserto" appare all'improvviso in mezzo alla solitudine e alla desolazione dinanzi agli occhi del pellegrino che ancora in lontananza la ammira stupefatto, proprio come se contemplasse un'apparizione, un luogo posto tra cielo e terra.
Lo raccontano i viaggiatori e i pellegrini, fin dai primi secoli, fino ai romantici viaggiatori ottocenteschi, come Francois-Rene' de Chateaubriand, fino a noi smaliziati contemporanei, perché quando si arriva in prossimità di Gerusalemme l'impressione è proprio quella appena descritta. E l'emozione si rinnova sempre, ad ogni stagione, ad ogni età, in ogni circostanza.
Quando si leggono un diario, un saggio, un romanzo dedicati alla Città Santa è praticamente impossibile non farne anche un'esperienza personale, quasi fisica, che colma le distanze temporali e spaziali. Accade anche con "Viaggio a Gerusalemme" scritto dal già citato Chateaubriand, figura centrale del romanticismo, ma anche autore da riscoprire per quel che riguarda il percorso di fede e la cristallina certezza della "ragionevolezza" del cristianesimo, così autenticamente testimoniata dalle sue opere. Pensiamo a "Memorie d'oltretomba", il "Genio del cristianesimo", "I Martiri".
Nel luglio del 1806 lo scrittore-uomo politico-intellettuale francese parte per un viaggio quanto mai audace e avventuroso, data l'epoca, alla ricerca delle radici del concetto dell'antico, dalla mitologia agli avvenimenti del cristianesimo, con l'intento di raccogliere immagini e vicende che poi avrebbero composto l'universo dei "Martiri", scritto nel 1809.
Il viaggio intrapreso si condensa originariamente nel diario che prende il titolo "Itinerario da Parigi a Gerusalemme".
Vi si racconta come da Parigi, appunto, lo scrittore raggiunge la Terra Santa passando per l'Italia, la Grecia, la Turchia, rientrando poi attraverso l'Egitto. Ci impiega almeno un anno, rischiando spesso e volentieri la vita stessa, senza contare i tentativi di furto, rapimento, estorsioni, e poi le tempeste, il gelo, il clima torrido, gli incidenti attraversando montagne, foreste, pianure, deserti, gole, mari...
Molte avventure, dunque, molti incontri, molte annotazioni: un modo di viaggiare che più antitetiche a come si viaggia oggi non potrebbe essere. Del resto, oggi siamo più che altro turisti, non viaggiatori...
Il cuore dell'esperienza è l'arrivo a Gerusalemme e la visita all'antica Palestina. Ed è questa parte centrale delle memorie ad essere oggi pubblicata e riproposta dalle Edizioni Terra Santa. Nella presentazione dell'opera si sottolinea il fatto che il lettore contemporaneo troverà probabilmente "ostica" la corposa e ridondante prosa ottocentesca a cui non è certo più abituato, mentre l'azione e i colpi di scena non abbondano...
Questo ritmo letterario poco moderno e molto "lento", in realtà, si impone con un fascino particolare, come se fosse un invito a misurare diversamente il passo, per raggiungere una dimensione sconosciuta, aprendosi ad uno sguardo più profondo e acuto.
Contemporaneamente viene offerta un'ottica storica preziosa per comprendere la vita quotidiana il destino di luoghi così straordinari che, nonostante oltre due secoli di distanza fra noi e queste pagine che li raccontano, possiedono la stessa, unica, intensa grandezza.
Fra tante emozioni e tanta storia, spiccano alcune figure e immagini: il fiume Giordano sulle cui sponde sabbiose Chateaubriand e il suo gruppo bivaccano di notte, la Via Dolorosa nel cuore della Città Santa, Betlemme e il Mar Morto, i pellegrini che affollano le strette vie di Gerusalemme, le carovane e le bande che infestano le strade...
E i tanti frati francescani, custodi fedeli dei luoghi in cui si è svolta la vita del Salvatore, dove è morto e risorto per tutti. Per i frati lo scrittore spende parole di grande ammirazione, come se in loro vedesse, già in quel tempo, gli ultimi, strenui e dimenticati difensori della cristianità. Sono poveri, sofferenti, versati da tasse, balzelli e proibizioni.
Spiega Chateaubriand che "devono chiedere il permesso di mangiare, seppellire i loro morti", e che "contro questi sfortunati monaci vengono messe in atto le trovate più bizzarre del dispotismo orientale".
(La storia continua sotto)
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Segno dei tempi, che fa riflettere su quanto accade oggi ma che ha evidentemente radici lontane, e che spesso induce a pensieri cupi. Quando Chateaubriand rievoca in momento in cui si è allontanato da Gerusalemme con la certezza che non la rivedrà più, ripensa alle cupole della chiesa del Santo Sepolcro, che qualche tempo dopo il suo viaggio, verrà distrutta. Scrive:" Non sarà più salutata dai pellegrini, perché non esiste più, e la tomba di Cristo è ora esposta alle intemperie. Un tempo la cristianità intera sarebbe accorsa a restaurare questo monumento sacro; oggi non ci pensa nessuno, e la minima offerta utilizzata per quest'opera meritoria parrebbe frutto di una ridicola superstizione".
Pietro Pintore edizioni pagine 240, 18 euro
http://www.pintore.com/catalogo/narrativa/in-viaggio-con-chateaubriand/
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