Riga, 24 September, 2018 / 10:02 AM
La gente la chiama ancora “cattedrale” di fatto il Riga Doms è stato cattedrale cattolica solo fino alla Riforma quando passò ai luterani. “ Cattedrale” cioè luogo dove c’è la cattedra del vescovo è di fatto una definizione solo cattolica, e l’uso di questo nome per la chiesa lo rende luogo speciale per l’ecumenismo che Papa Francesco ha definito “vivo” a Riga.
Oggi dopo essere stata anche magazzino durante il regime comunista la chiesa ce può ospitare 1600 persone, è uno dei punti di riferimento della città e custodisce la tomba di San Meinardo primo vescovo della antica Livonia.
Luogo indicato per un incontro ecumenico appunto come già fece nel 1993 Giovanni Paolo II.
Un luogo che “da più di 800 anni ospita la vita cristiana di questa città; testimone fedele di tanti nostri fratelli che vi si sono accostati per adorare, pregare, sostenere la speranza in tempi di sofferenza e trovare coraggio per affrontare periodi colmi di ingiustizia e di dolore” ha detto oggi Papa Francesco al suo terzo giorno nei Paesi Baltici.
Con un poetico accostamento al monumentale organo della chiesa visitato da molto turisti il Papa ha detto che i cristiani devono essere attenti a non essere “turisti” e dimenticare “ciò che ci identifica” come se fosse solo “un oggetto del passato, un’attrazione turistica e da museo che ricorda le gesta di un tempo, di alto valore storico, ma che ha cessato di far vibrare il cuore di quanti lo ascoltano”. E, aggiunge, “con la fede ci può succedere esattamente la stessa cosa. Possiamo smettere di sentirci cristiani residenti per diventare dei turisti. Di più, potremmo affermare che tutta la nostra tradizione cristiana può subire la stessa sorte: finire ridotta a un oggetto del passato che, chiuso tra le pareti delle nostre chiese, cessa di intonare una melodia capace di smuovere e ispirare la vita e il cuore di quelli che la ascoltano”.
La riflessione del Papa ruota intorno a questo tema: attenzione a non rendere la fede solo qualcosa da mettere in un museo perchè “se la musica del Vangelo smette di essere eseguita nella nostra vita e si trasforma in una bella partitura del passato, non saprà più rompere le monotonie asfissianti che impediscono di animare la speranza, rendendo così sterili tutti i nostri sforzi”.
Il Papa ricorda la preghiera di Gesù per l’unità, una missione che “esige da noi che smettiamo di guardare le ferite del passato ed ogni atteggiamento autoreferenziale per incentrarci sulla preghiera del Maestro. È la missione a reclamare che la musica del Vangelo non cessi di suonare nelle nostre piazze”.
E nonostante i tempi che sono difficili e complessi “se Cristo ci ha ritenuti degni di vivere in questi tempi, in questa ora, l’unica che abbiamo , non possiamo lasciarci vincere dalla paura né lasciare che passi senza assumerla con la gioia della fedeltà. Il Signore ci darà la forza per fare di ogni tempo, di ogni momento, di ogni situazione un’opportunità di comunione e riconciliazione con il Padre e con i fratelli, specialmente con quelli che oggi sono considerati inferiori o materiale di scarto”.
Conclude il Papa : “Questa missione ecumenica riusciremo a realizzarla se ci lasceremo impregnare dallo Spirito di Cristo” e lasciamo che “continui a suonare la musica del Vangelo in mezzo a noi! Non cessi di risuonare ciò che permette al nostro cuore di continuare a sognare e a tendere alla vita piena a cui il Signore, tutti, ci chiama: essere suoi discepoli missionari in mezzo al mondo in cui viviamo”.
Nel suo saluto l’Arcivescovo Luterano di Riga, Jānis Vanags ha ricordato che "il pesante mezzo secolo sotto il giogo ateo sovietico dolorosamente ci ha ricordato quello che ha chiesto il nostro Signore: “Che tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. Oggi varie denominazioni cristiane in Lettonia cercano di dare la loro testimonianza credibile con lo sforzo per l’unità. E questo non è solo uno sforzo, ma anche una grande gioia".
Poco prima di entrare nel Rigas Doms il Papa ha sostato davanti al Monumento alla Libertà, Brīvības piemineklis in lingua lettone. Una colonna di 42 metri di altezza, al centro di Riga, ad est della città vecchia, opera dello scultore lettone Kārlis Zāle, è stato eretto nel 1935 durante un breve periodo tra le guerre d'indipendenza (1918 – 1920) sul luogo dove sorgeva, fin dal 1910, una statua equestre dello zar Pietro il Grande. Monumento di grande valore patriottico che nemmeno il Regime sovietico è riuscito ad abbatere. Sulla base è incisa la dedica del poeta lettone Kārlis Skalbe: “Per la patria e la libertà”.
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