Kaunas, 23 September, 2018 / 12:00 AM
Durante la Messa celebrata a Kaunas, disposta alla sinistra del Papa, c’era l’icona della Nostra Signora di Trakai. Non era una riproduzione. Era l’originale, che per la prima volta veniva portata così distante dal luogo in cui è custodita, la Basilica di Trakai, una piccola cittadina a 30 chilometri da Vilnius che è stata anche la capitale del Ducato di Lituania.
Papa Francesco ha portato una rosa in dono all’icona della Patrona di Lituania, un misto di arte bizantina e occidentale che era inizialmente una immagine della Madonna seduta poi tagliata alla base per esaltare la parte superiore del corpo. E il dono di Papa Francesco, così come la presenza dell’icona sull’altare, dice molto dell’importanza che ha questa immagine per la Lituania.
La storia dell’icona comincia nel 1409, quando Vytautas, considerato il più grande sovrano della Lituania del Medioevo, decise di costruire una Chiesa nella nativa cittadina di Trakai in onore della Visitazione di Maria, la cui festa al tempo era il 2 luglio. La chiesa divenne subito famosa per il ritratto di Maria e Gesù, che secondo la tradizione fu donata dallo stesso Vytautas.
L’icona gli era stata donata a sua volta da Manuele il Paleologo, imperatore di Costantinopoli, come un regalo per la sua conversione, e secondo la leggenda l’icona era arrivata a Costantinopoli portata dall’Imperatore Giovanni Conmeno nel 118, dopo la sconfitta dei persiani.
Subito, l’icona di Trakai divenne nota per i miracoli, e in meno di quaranta anni furono moltissimi gli ex voto che trovarono posto sui muri intorno al dipinto. C’è traccia storica di alcuni miracoli, e nel 1645 ne erano già stati attributi all’intercessione dell’icona 23. Tra questi, il risveglio miracoloso di un ragazzo che era annegato nel lago Galva e che era stato portato di fronte al dipinto, dove rinvenne.
La fama dei miracoli si estese. Arrivarono pellegrini dal Belarus, dall’Ucraina, dalla Prussia, e anche da territori più lontani. Nel 1603, una enorme peste colpì la popolazione. Il popolo pregò la sua intercessione, in molti sopravvissero e allora si decise di dare all’icona il titolo di Protettrice della Lituania, con una devozione strutturata e una processione con ricorrenza annuale da Vilnius a Trakai.
Nel 1611, fu la Regina Costanza in persona a recarsi al santuario per chiedere la vittoria contro la Russia con cui la Lituania era in guerra. E ottenne la grazia.
Nel 1718, il vescovo Kostantinas Brzostovskis di Vilnius chiese alla Santa Sede di poter incoronare la Vergine con la corona della Vergine donata da Leonas Sapigas e quella per il bambino che teneva in braccio donata dal vice-cancelliere Aleksandra Narusevicius. Fu la seconda icona mariana ad essere incoronata fuori da Roma, dopo la Madonna di Czestochowa in Polonia.
Poi, l’Icona di Maria della Porta dell’Aurora divenne conosciuta, e i pellegrinaggi si concentrarono a Vilnius, mentre la Madonna di Trakai fu in qualche modo dimenticata. Eppure, i miracoli avuti grazie alla sua intercessione erano continuati, incessantemente, e dal 1783 in poi se ne sono registrati 42. Il primo miracolo del XX secolo avvenne nel 1902, quando una giovane guarì inspiegabilmente da una malattia incurabile.
La chiesa di Trakai non fu nemmeno chiusa durante il periodo sovietico. Il regime, infatti, non chiuse tutte le chiese, per mantenere una parvenza di libertà religiosa. E Trakai era comunque considerata una chiesa periferica. Lì si è conservata la fede della Lituania, e non sorprende che è stato lì che la Lituania ha festeggiato il centenario della sua indipendenza proprio con un pellegrinaggio a Trakai.
Ma c’è anche un legame particolare con Aglona, il santuario mariano cuore spirituale della Lettonia e meta di pellegrinaggi ecumenici, che Papa Francesco visiterà il 24 settembre. Perché quella di Aglona è una immagine che è stata portata lì dai domenicani, dipinta proprio sull’esempio della Madonna di Trakai.
Per questo, l’aver portato l’immagine a Kaunas, per la Messa di Papa Francesco, è particolarmente significativo. Già altre volte l’icona era stata portata fuori dalla Basilica, ma soprattutto per nasconderla in case private, per difenderla dalle varie occupazioni. Mai per celebrare una Messa.
È anche questo il segno della libertà raggiunta dal popolo lituano, il più cattolico di Europa. E un altro segno è quello di aver voluto le reliquie del Beato Teofilus Matulionis sull’altare, al centro. Nel suo percorso verso Kaunas, Papa Francesco si è anche fermato nella diocesi di Kaisiadorys, che fu quella del Beato, e benedetto il posto dove il vescovo è vissuto. Questa sera, sarà al Museo dell’occupazione e dei diritti di libertà, ex carcere del KGB dove lo stesso vescovo Matulionis fu imprigionato.
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