Un incontro di circa un’ora, nella nunziatura apostolica, tra la commozione per l’esperienza dell’arcivescovo Sigitas Tamkevicius, scampato alle prigioni del KGB e alla deportazione in Siberia, e anche i consigli per la lettura. Papa Francesco ha incontrato i gesuiti della Provincia lituana che include Lettonia e Lituania nella sera del 23 settembre, appena dopo essere stato al Museo dell’Occupazione. Accanto a lui, in quel Museo, c’era il vescovo Tamkevicius, ancora emozionato per il fatto che Papa Francesco fosse stato in un posto che significava tanto per lui.
È stato imprigionato, deportato in Siberia, e poi liberato nei tempi della Perestrojka. Ed era lì, accanto a Papa Francesco, a visitare il Museo dell’Occupazione, facendogli vedere quelle celle in cui lui stesso era stato. “È lì che ci sono le radici del nostro male”, sottolinea l’arcivescovo Sigitas Tamkevicius.
Come sempre Papa Francesco non tradisce le attese e a bordo del volo che lo ha riportato a Roma dal viaggio apostolico in Lituania, Lettonia ed Estonia affronta - oltre ai temi del viaggio stesso - anche quelli di più stretta attualità, a cominciare dall’accordo provvisorio tra Repubblica Popolare Cinese e Santa Sede sulla nomina dei vescovi.
“Quando diciamo che siamo cristiani, quando abbracciamo uno stile di vita, lo facciamo senza pressioni, senza che questo sia uno scambio in cui noi facciamo qualcosa se Dio fa qualcosa. Ma, soprattutto, sappiamo che la proposta di Dio non ci toglie nulla, al contrario, porta alla pienezza, potenzia tutte le aspirazioni dell’uomo. Alcuni si considerano liberi quando vivono senza Dio o separati da Lui. Non si accorgono che in questo modo viaggiano attraverso questa vita come orfani, senza una casa dove tornare”. Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia della Messa celebrata in Piazza della Libertà a Tallinn, in Estonia, l’ultimo appuntamento pubblico del Viaggio apostolico nel Baltico.
Papa Francesco è giunto stamane in Estonia, ultima tappa del suo viaggio apostolico nel Baltico.
Papa Francesco è giunto in Lettonia, seconda tappa del Viaggio apostolico nei Paesi Baltici. Il primo incontro ufficiale a Riga è quello con il Presidente della Repubblica, le autorità e il corpo diplomatico accreditato.
Durante la Messa celebrata a Kaunas, disposta alla sinistra del Papa, c’era l’icona della Nostra Signora di Trakai. Non era una riproduzione. Era l’originale, che per la prima volta veniva portata così distante dal luogo in cui è custodita, la Basilica di Trakai, una piccola cittadina a 30 chilometri da Vilnius che è stata anche la capitale del Ducato di Lituania.
L'Estonia è l'ultima tappa del viaggio apostolico di Papa Francesco nel Baltico. E - come Lituania e Lettonia - l'Estonia ha riconquistato l'indipendenza dopo il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991.
Al programma del viaggio papale nei Paesi Baltici è stato aggiunto un momento di preghiera, con un mistero del rosario e un breve discorso pronunciato dal Papa nel Santuario della Porta dell’Aurora, a Vilnius. Per il resto, invariato il programma del viaggio del Papa in Lituania, Lettonia ed Estonia, previsto dal 22 al 25 settembre.
Sono i giovani la speranza dei Paesi baltici, e non è un caso che il viaggio di Papa Francesco comincerà proprio con un grande happening di giovani, nella piazza della Cattedrale di Vilnius. Sarà il modo di tastare il polso della società del futuro.
Cosa si aspettano Lituania, Lettonia ed Estonia da Papa Francesco? Prima di tutto, che venga a ravvivare la fede nelle loro nazioni. E, soprattutto, che aiuti a terminare la transizione dal sistema sovietico. Perché è da questa transizione che dipende il futuro dei loro Paesi, colpiti, tutti, da una fortissima emigrazione. Basti pensare, a titolo di esempio, che la popolazione lituana si è in pratica dimezzata nel corso degli ultimi dieci anni.
Non è un caso che l’Estonia sia la più antica amministrazione apostolica del mondo. I numeri della Chiesa Cattolica, in fondo, sono esigui: 9 parrocchie, 14 sacerdoti, 2 religiosi e 20 religiose. E per cinquanta anni non c’è stato nemmeno un amministratore apostolico.
Se c’è una cosa che gli anni dell’ateismo di Stato non sono riusciti a sopprimere, è proprio la devozione popolare. Moltissimi i santuari dedicati a Maria. Ne dintorni di Vilnius, oltre a Maria Madre di Misericordia, c’è la vergine di Trakai, santuario nazionale, incoronata 300 anni fa. Per i cento anni di indipendenza tutti i vescovi sono stati a Trakai, a consacrare di nuovo la nazione al Cuore della Vergine.
Non ci sono solo i poveri da sfamare. C’è una mentalità da estirpare, un mondo nuovo da costruire. È questa la grande sfida della Chiesa cattolica, nei Paesi post-sovietici. Ed è questa la grande sfida che viene portata avanti nel Centro Betanija, a Vilnius.
Se il processo di beatificazione del vescovo Profittlich è ancora aperto, è già stato beatificato Teofilos Matulionis, vescovo lituano che morì martire “propter arumnas carceris”, a causa delle sofferenze in carcere, dopo essere stato imprigionato nel 1923, nel 1929 e infine nel 1946, per poi morire nel 1958, tre giorni dopo la severa perquisizione della sua casa di cui fu oggetto.
Guardando la storia dei Paesi Baltici, ci sono i grandi evangelizzatori, come Sant’Alberto e San Meinardo. Ci sono i martiri conosciuti e sconosciuti, che hanno patito i rivolgimenti della storia, come quando la fede luterana si impose nel Baltico. E ci sono i martiri del periodo sovietico, che non ha mancato di toccare i Paesi del Baltico.
Quando Papa Francesco entrerà nel Duomo di Riga, potrà respirare fino in fondo lo spirito ecumenico che vive la città. Uno spirito ecumenico che è parte di Riga, e che trova nuova linfa nel fatto che l’arcivescovo luterano Janis Vanags è amico da tempo dell’arcivescovo cattolico Zbignevs Stankevics, “da quando – racconta il primo – eravamo io giovane professore di chimica e lui giovane ingegnere”.
Quando Papa Francesco entrerà in Lettonia, il 24 settembre, entrerà nellaTerra Mariana. Terra Mariana era infatti il nome dato al territorio della Livonia da Papa Innocenzo III nel Terzo Concilio Laterano del 1215.
La Congregazione della Madre della Misericordia nasce intorno alla devozione dell’icona di Maria Madre della Misericordia. Una copia di questa icona di Maria Madre della Misericordia è nella Cappella Lituana nelle Grotte Vaticane, e san Giovanni Paolo II andò giù a venerarla subito dopo l’elezione a Pontefice. Poi, andò alla Porta dell’Aurora durante il suo viaggio a Vilnius 25 anni fa.
Dalla Porta dell’Aurora al Santuario della Divina Misericordia, dal convento della Visitazione fino alla casa di Santa Faustina, tutto, a Vilius, ricorda la Divina Misericordia. Non a caso, fu qui che Santa Faustina Kowalska venne, attratta proprio dalla devozione alla Divina Misericordia. Fu qui che vide per la prima volta Gesù misericordioso. Fu qui che fu dipinto il primo quadro di Gesù Misericordioso, che ora è custodito in un Santuario dove c’è adorazione perpetua. In quel santuario, Papa Francesco si fermerà a pregare durante il suo viaggio nel Baltico, dal 22 al 25 settembre.