Città del Vaticano , 01 July, 2015 / 2:41 PM
“Le notizie provenienti dalla Grecia preoccupano per la situazione economica e sociale del Paese. Il Santo Padre desidera far sentire la propria vicinanza a tutto il popolo ellenico, con speciale pensiero alle tante famiglie gravemente provate da una crisi umana e sociale, tanto complessa e sofferta”. E’ quanto ha comunicato stamane Padre Federico Lombardi, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede.
“La dignità della persona umana – aggiunge il portavoce vaticano – deve rimanere al centro di ogni dibattito politico e tecnico, così come nell’assunzione di scelte responsabili. Papa Francesco invita tutti i fedeli ad unirsi in preghiera per il bene dell’amato popolo greco”.
Tra la Grecia e le istituzioni internazionali la situazione è precipitata. Ieri il governo di Atene non ha versato al Fondo Monetario Internazionale la rata da 1 miliardo e 600 milioni di euro di rimborso dei prestiti ricevendo diventando così tecnicamente insolvente. Tra l’Unione Europea e la Grecia è in corso un muro contro muro. Il primo ministro Tsipras ha indetto un referendum, domenica 5 luglio, per chiedere al popolo di esprimersi sull’accordo tra Atene e creditori internazionali. Il governo spinge per il no. L’opposizione di centrodestra dell’ex premier Antonis Samaras è a favore del sì.
La crisi greca ha avuto inizio ufficialmente nell’ormai lontano autunno 2009 quando l’allora primo ministro socialista Papandreou ammise che i bilanci pubblici erano stati truccati dai precedenti esecutivi per rimanere ancorati ai parametri dell’Eurozona. Da allora sono iniziate trattative serrate tra la Grecia da un lato e la cosidetta Trojika dall’altro, Fondo Monetario, Unione Europea e Banca Centrale Europea che chiedevano riforme strutturali in cambio di prestiti.
Con il passare dei mesi le agenzie di rating internazionali hanno declassato i titoli di stato ellenici a spazzatura e nel 2011 il primo ministro Papandreou è stato costretto alle dimissioni e sostituito da un governo di unità nazionale guidato dall’ex vicepresidente della Bce Lukas Papademos.
La Grecia, in piena crisi e con tassi di disoccupazione elevatissimi, è andata al voto nel maggio e nel giugno 2012. Nella prima tornata non si è trovato un accordo per una nuova maggioranza, un mese dopo la vittoria è andata ai conservatori di Nea Dimokratia che insieme ai socialisti del PASOK e alla Sinistra moderata di DIMAR hanno formato un governo di coalizione guidato da Antonis Samaras.
Le riforme chieste dalla Troika non sono arrivate e la situazione in Grecia è peggiorata di mese in mese. Nel gennaio di quest’anno si sono svolte nuove elezioni anticipate vinte da Alexis Tsipras, leader della sinistra radicale di Syriza che però ha mancato per solo due seggi la maggioranza in Parlamento. Ne è nato uno strano governo di coalizione antieuropeista grazie all’alleanza con i Greci Indipendenti (destra nazionalista) di Panos Kammenos che ha assunto l’incarico di Ministro della Difesa.
Le trattative tra i creditori internazionali e il nuovo governo greco si sono sempre più inasprite, tanto da arrivare alla rottura di fine giugno. Ora sarà il referendum a dire se la Grecia vorrà o meno un accordo – sebbene molto duro - con l’Europa. Una vittoria del sì, avversato dal primo ministro Tsipras, porterebbe il governo alle dimissioni. Una vittoria del no potrebbe invece portare la Grecia fuori dall’Eurozona e forse dall’Unione. Il 5 luglio – salvo ripensamenti - l’ultima parola spetterà ai greci.
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