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Cardinale O’Malley: “La Chiesa ha bisogno di una politica forte sugli abusi”

Una immagine del Cardinale Sean O'Malley durante una intervista del 2013 con Catholic News Agency

Parte dal caso del Cardinale Theodore McCarrick, arcivescovo emerito di Washington, cui lo scorso 20 giugno è stato chiesto dal Papa di “non esercitare più il suo ministero episcopale” per accuse di abuso considerate attendibili. Ma per il Cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, la questione è più ampia. Perché – dice in una dichiarazione diffusa il 24 luglio – “questo ed altri casi richiedono di qualcosa di più delle scuse”, e cioè “una forte e generale politica per affrontare le violazioni dei vescovi del voto del celibato, in caso di abuso dei minori e anche in casi che riguardano adulti”.

Il Cardinale Sean O’Malley, presidente della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori e successore, nell’arcidiocesi di Boston, del Cardinale Bernard Law, prende con una dichiarazione ufficiale posizione sul caso del Cardinale Theodore McCarrick.

È la prima risposta che arriva dalla Santa Sede sul caso dell’arcivescovo emerito di Washington. Il quale, tra l’altro, aveva sposato la linea di tolleranza zero sui casi di pedofilia dei vescovi USA ed aveva continuato a lavorare attivamente nella Chiesa dopo la “pensione”, anche facendo da facilitatore della distensione tra Cuba e Stati Uniti mediata dalla Santa Sede e tenendo i contatti con la Cina in almeno un viaggio negli ultimi anni.

Lo scorso 20 giugno, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, “sotto indicazione di Papa Francesco, aveva chiesto al Cardinale McCarrick di non esercitare più pubblicamente il suo ministero sacerdotale”.

I casi risalgono a quasi cinquanta anni fa, e nell’ultimo mese altre rivelazioni sono uscite sui media. Il Cardinale aveva subito affermato di obbedire a quanto disposto dal Papa, e aggiunto che la sua “tristezza è divenuta profonda quando sono stato informato che le accuse erano state ritenute credibili e motivate”.

Il Cardinale O’Malley, nella sua dichiarazione diffusa sul sito dell’arcidiocesi di Boston, ricorda che gli articoli di stampa hanno riguardato il comportamento “sessualmente improprio” del Cardinale McCarrick con molti adulti nonché le sue “violazioni per quanto riguarda il crimine di abuso dei minori”. Azioni che sono sempre, chiunque ne sia il perpetratore, “moralmente inaccettabili e incompatibili con il ruolo di un prete, un vescovo e un cardinale”.

Il Cardinale O’Malley si dice “profondamente colpito da questi articoli” che “hanno traumatizzato molti cattolici”, e ricorda come “un caso, che riguarda un minore dell’arcidiocesi di New York, è stato trovato credibile e motivato”, mentre “un’altra accusa riguardo un minore è ancora oggetto di indagine”.

Il presidente della Pontificia Commissione dei Minori sa che “ogni nuova storia” sul tema crea dubbi “sul modo in cui la Chiesa sta affrontando la questione” degli abusi, e sottolinea che si tratta di casi che “richiedono più delle scuse”, perché mettono in luce che “quando le accuse riguardano un vescovo o un cardinale, c’è ancora un grande gap nella politiche della Chiesa sulla condotta sessuale e gli abusi sessuali”.

Al di là della tolleranza zero, il Cardinale chiede “procedure più chiare per casi che coinvolgono vescovi”, con “protocolli trasparenti e concreti” perché sia resa giustizia alle vittime e si “risponda adeguatamente alla legittima indignazione della comunità”. La Chiesa – aggiunte il Cardinale O’Malley – ha bisogno “di una forte e generale politica per affrontare le violazioni dei vescovi del voto del celibato, in casi di abusi criminali di minori ma anche in casi che coinvolgono adulti”.

Il Cardinale mette poi in campo la sua esperienza di arcivescovo di Boston arrivato ad affrontare una difficile situazione di accuse di abusi, e quella di membro della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori, e dice che, sulla base delle sue esperienze, la Chiesa deve “agire rapidamente e decisamente” per affrontare queste “questioni di importanza critica”, considerando che “la preoccupazione primaria deve essere per la vittima, per la sua famiglia e i suoi cari” in ogni caso in cui c’è una richiesta da parte di vittime di abuso sessuale.

Le vittime – prosegue l’arcivescovo di Boston – devono essere “lodate per aver messo in luce la loro tragica esperienza e devono essere trattate con rispetto e dignità”.

Il Cardinale poi risponde ad alcuni articoli giornalistici che sottolineavano come, una volta informato del caso McCarrick da padre Boniface Ramsey nel 2015, avesse sottolineato che il caso non ricadeva sotto le prerogative della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori. Il Cardinale afferma di non aver ricevuto la lettera, e che comunque lo staff avesse determinato che le richieste non ricadessero nelle competenze della Pontificia Commissione da lui guidata.

Riconosce comunque che le accuse sono “fonte di delusione e rabbia per molti”, sebbene il tutto si debba vedere nel contesto di due decenni di esperienza della Chiesa sulla questione degli abusi.

Secondo il Cardinale O’Malley, le azioni da fare sono tre: dare un giudizio rapido su queste accuse; quindi valutare se gli standard e le politiche della Chiesa sul tema sono adeguate, specialmente nel caso dei vescovi; e infine comunicare molto più chiaramente ai fedeli cattolici e alle vittime il processo per riportare accuse contro vescovi e cardinali.

“La mancanza nel prendere queste decisioni minaccerà e metterà in pericolo la già indebolita autorità morale della Chiesa e potrà distruggere la fiducia di cui la Chiesa ha bisogno per svolgere il suo ministero tra i cattolici e avere un ruolo significativo nella società civile”, conclude il Cardinale O’Malley, che annuncia che porterà il tema all’attenzione dei suoi prossimi incontri nella Santa Sede “con grande urgenza e preoccupazione”.

Nelle parole del Cardinale O’Malley si nota anche la ricerca, portata avanti dalla Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori, di procedure per aumentare la responsabilità dei vescovi., inasprendo le norme contro i vescovi nel motu proprio Come una madre amorevole. Procedure che avevano portato all’idea, poi decaduta, di una sorta di giudizio particolare per i vescovi negligenti.

La Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori ha soprattutto un ruolo consultivo, e non giudiziario. Il lavoro che sta facendo – lodato dal Papa, che ha già annunciato che non concederà grazie a quanti sono accusati, né appelli – è quello di creare linee guida che permettano una risposta adeguata e veloce ai casi di abuso da parte delle Conferenze Episcopali. Per velocizzare le procedure, si è pensato anche a tribunali regionali della Congregazione della Dottrina della Fede.

Quella del Cardinale O’Malley è la prima posizione proveniente da un ufficiale della Santa Sede, mentre altri membri della gerarchia USA – come il Cardinale Kevin Farrell, oggi prefetto del Dicastero Laici, Famiglia e Vita, irlandese che fu incardinato a Washington e fu vicario generale del Cardinale McCarrick – non hanno mancato di esprimere il loro sconcerto.

Anche il Cardinale Joseph Tobin, arcivescovo di Newark – il Cardinale McCarrick fu arcivescovo di Newark dal 1986 al 2000 – ha sottolineato di non aver mai avuto notizia di abusi su minori nella sua diocesi, mentre “ci sono state accuse secondo le quali era stato coinvolto in relazioni sessuali con adulti”, e che questa erano tre e due hanno portato a risarcimenti.

Si tratta comunque di fatti risalenti a cinquanta anni fa, e che riaprono la ferita della Chiesa USA che per un decennio ha dovuto affrontare le accuse di abusi e spesso risarcire le vittime con milioni di dollari, portando le diocesi quasi in bancarotta. Il timore è che, al di là della veridicità dei fatti, si ritorni allo schema per cui accuse e testimonianze vecchie di decenni tornino di colpo attuali e l’onda mediatica venga utilizzata per risarcimenti.

Le ultime accuse contro il Cardinale McCarrick riguardano il presunto abuso su un ragazzo di 11 anni, identificato con il nome di James, quando il Cardinale era un semplice sacerdote della diocesi di New York, mentre altri casi di molestie sessuali erano stati segnalati nel mese che è seguito alla rimozione del Cardinale dal ministero pubblico, riguardanti sia il periodo in cui era arcivescovo di Metuchen, sia quello in cui era arcivescovo di New York.

Papa Francesco ha messo in atto una linea di tolleranza zero, seguendo l’esempio di Benedetto XVI, che il Papa ha più volte lodato per il suo impegno negli abusi.

Oltre al caso McCarrick, in questi mesi sono scoppiati in particolare due casi: quello del vescovo Juan José Pineda, ausiliare di Tegucigapa (Honduras), accusato di cattiva gestione del denaro dell’Università Cattolica ma anche di abusi sui seminari, e di cui Papa Francesco ha accettato la rinuncia lo scorso 20 luglio; e quello degli abusi in Cile, che Papa Francesco ha prima affrontato con prudenza, e poi con forza, convocando i vescovi del Cile a Roma e inviando due volte l’arcivescovo Charles J. Scicluna nel Paese, fino ad accettare le prime rinunce e cominciare a rinnovare l’episcopato cileno.

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